Siamo appena oltre la metà del primo mese, ma questo 2025 sembra essere iniziato per la Roma con premesse diverse rispetto al disastro che si era visto nella prima parte di questa stagione. Nessun volo pindarico e piedi ben saldi a terra, di chi sa che, poco oltre il giro di boa del campionato, non può essere soddisfatto del 9° posto in classifica, me nella vittoria contro il Genoa sono arrivati altri segnali positivi che infondono fiducia al gruppo, segno che la cura Ranieri iniziata poco più di due mesi fa sta attecchendo sempre di più.
Sono 5 in questo momento i punti che separano la Roma dal primo posto utile per la Conference League, quello occupato attualmente dalla Fiorentina, al netto delle varie partite che mancano alle altre squadre tra weekend e recuperi. L’obbiettivo è proprio quello, come ha ribadito Ranieri: ottenere l’Europa o con la rimonta in campionato o attraverso le due coppe a disposizione. Se quella minore o qualcosa di più si vedrà , ma nel frattempo il 3-1 sul Genoa ha detto molto di più di tre semplici punti conquistati. Una partita difficile contro un avversario ostico e organizzato, che per 45′ aveva imbrigliato i giallorossi.
I primi 45′: Roma sotto ritmo e distrazione Pellegrini
L’albero di Natale messo in campo da Vieira fa subito capire le intenzioni del tecnico: a sostenere l’unica punta Pinamonti ci sono Zanoli e Thorsby, non di certo i giocatori più offensivi del campionato, con la squadra che, in fase difensiva, abbassa l’ex terzino del Napoli sulla linea dei centrocampisti e lascia lo scandinavo a curarsi di Paredes, in una sorta di 4-4-1-1. Spesso infatti l’argentino era costretto a scendere sulla linea dei difensori per giocare la palla, allargando i braccetti per cercare ampiezza sugli esterni, un marchio di fabbrica della Roma di Ranieri.
Proprio in questo modo, con una discesa e cross di Saelemaekers, arriva la conclusione di Pellegrini al volo, respinta da Leali, e conseguente tap-in di Dovbyk che gli vale l’11 gol stagionale. Sembra una partita in discesa, con un Genoa che, dopo aver impostato la gara sulla densità a centrocampo per rubare palla e ripartire (con 7 la Roma è la squadra ad aver subito più gol in contropiede in Europa), sarebbe stato costretto a scoprirsi. La distrazione di Pellegrini, che rimedierà poi uno stiramento a fine primo tempo, su calcio d’angolo permette a Masini di trovare la sua prima rete in Serie A e pareggiare i conti.
A livello di occasioni non c’è di fatto altro da segnalare in un primo tempo onestamente brutto da parte dei giallorossi, che giocano sotto ritmo e faticano a penetrare nelle maglie della difesa del Grifone. La Roma riesce a trovare gli esterni, e qualche volta anche Dybala e Pellegrini tra le linee, ma la manovra è lenta, ciò che Ranieri espressamente non chiede, e mancano quei guizzi utili a creare opportunità da gol, al netto della bellissima punizione della Joya che si stampa all’incrocio dei pali. La musica cambierà nella ripresa con la mossa El Shaarawy.
El Shaarawy scelta azzeccata
Un Pellegrini infortunato è costretto al cambio all’intervallo, e la scelta azzeccata di Ranieri si rivelerà determinante: non Pisilli, che pure doveva partite titolare alla vigilia, ma il Faraone. Il primo tempo aveva detto che alla Roma non serviva un centrocampista di corsa e sostanza in più, ma un jolly capace di trovare spazio tra difesa e centrocampo avversario, fraseggiare con Dybala e andare al tiro in porta, cosa fatta raramente fin lì. Tutte cose che prontamente si realizzano con El Shaarawy, un motorino che, allo scoccare dell’ora di gioco, raccoglie la sponda della Joya e piazza sul palo lontano il nuovo vantaggio giallorosso.
Un altra iniziativa sulla sinistra, di Koné dopo quella di Angelino, porta poi al batti e ribatti in area che si traduce nell’autogol di Leali, per un 3-1 al Genoa che non verrà più messo in discussione. Una gara dunque a due facce, che ha dimostrato come per la Roma tenere alti i giri del motore sia fondamentale per rendere al meglio, mentre a ritmi bassi diventa più prevedibile e meno pericolosa. Concetti da tenere a mente per le prossime gare contro AZ Alkmaar e Udinese, utili per curare il mal di trasferta che dura da quasi 9 mesi.
N’Dicka leader e un Dybala ingiocabile
Note positive dai singoli sono arrivate nel match dell’Olimpico, da un Dovbyk che può fare di più per la squadra ma ha trovato il secondo gol di fila ad un Koné straripante in mezzo al campo, e dell’utilità di un sempreverde El Shaarawy abbiamo già parlato. Vogliamo sottolineare però la prestazione di un N’Dicka sempre più leader di questa Roma. Posizione e chiusure impeccabili per l’ex Eintracht Francoforte anche col Genoa, e ci sarà un motivo se nessun allenatore ci ha rinunciato: il classe ’99 è uno dei 4 giocatori a non aver saltato un minuto finora in Serie A (1.890′), insieme a Svilar, Rrahmani e Di Lorenzo.
Impossibile poi non menzionare Paulo Dybala, un artista di questo sport tornato ad essere il fulcro della squadra. Voci di mercato dissipate, sorriso ritrovato, un rinnovo automatico che si avvicina a grandi passi e soprattutto una forma fisica ottima se consideriamo tutti gli acciacchi che lo hanno visto protagonista anche in questa prima parte di stagione. Tolta la gara di Coppa Italia con la Sampdoria, è sempre partito titolare nelle altre 10 gare con Ranieri, giocando 45′ nelle due di Europa League e almeno 75′ in tutte quelle di campionato. Con una Joya così vincere è più facile.