Alla fine, voler vincere tutto presenta il conto. E spesso il conto arriva non con una medaglia al collo, ma con muscoli stanchi, menti esaurite e valigie da rifare per l’ennesima trasferta. L’Inter di Cristian Chivu, appena atterrata a Los Angeles per il debutto al nuovo Mondiale per Club, ne sa qualcosa. Sessanta partite stagionali, cinque competizioni, una fame di vittorie che non ha trovato pane per i suoi denti. E ora, in piena estate e con mezzo gruppo da ricomporre tra un volo di linea e una fisioterapia post-Nazionale, si ricomincia da capo. O quasi.
Da Istanbul a Los Angeles, passando per Monaco
Come racconta oggi il Corriere dello Sport, i nerazzurri hanno vissuto un’altra stagione con l’acceleratore a tavoletta. Quattro trofei inseguiti, nessuno portato a casa. Una corsa forsennata tra Serie A, Champions, Coppa Italia e Supercoppa, culminata con una sconfitta indigesta a Monaco. Eppure, nella mente del tifoso interista – e forse anche nella testa della dirigenza – questa Inter resta forte, forte davvero.
Ma il tempo non aspetta. E neanche la FIFA. Perché domani (notte italiana), si parte. E la squadra di Chivu, neo-allenatore promosso sul campo senza troppo preavviso, debutta contro il Monterrey in un torneo che può cambiare la narrativa di una stagione altrimenti incompiuta.
Il Chivu pensiero: “Onorare il torneo”
“Competizione speciale“, l’ha definita Chivu all’arrivo negli States. E ha ragione: il nuovo Mondiale per Club è una vetrina, ma anche un palcoscenico su cui l’Inter vuole riscrivere le ultime righe del suo copione stagionale.
L’esordio contro i messicani sarà un banco di prova mentale prima ancora che tecnico. Perché non è solo questione di gambe, ma di motivazioni. E dopo 59 partite – alcune epiche, altre devastanti – trovare energie vere è roba da professionisti di un certo spessore.
Un gruppo spremuto, tra campo e aerei
Sommer guida la truppa, come minuti giocati e come carisma. Alle sue spalle ci sono Bastoni, Barella e Lautaro, che si porteranno sulle spalle ancora una volta i chilometri e la pressione. E mentre la squadra si sistema nella calura californiana, i nuovi acquisti Sucic e Luis Henrique proveranno ad accelerare l’integrazione in una macchina già in corsa e con il serbatoio a metà.
È una corsa che non aspetta nessuno, quella del calcio moderno. E l’Inter di oggi è forse l’emblema di un calcio che pretende tutto sempre e subito, senza lasciare spazio a pause vere, senza considerare che anche le rose più profonde hanno bisogno di respiro, e che anche i gladiatori hanno un punto di rottura.
Per Chivu, tecnico stimato ma ancora da misurare su palcoscenici globali, questa è un’occasione colossale. La fiducia della società c’è, ma l’asticella è alta. E il Mondiale per Club, tra jet lag, avversari esotici e gestione di un gruppo spremuto, può diventare una trappola o un trampolino.
Alla fine dei conti, l’Inter non è obbligata a vincere. Ma non è libera di perdere. E questa, forse, è la vera sfida da gestire per l’ex difensore: tenere l’equilibrio tra orgoglio e aspettative, tra ambizione e realtà.