Alessio Riccardi era considerato uno giocatori con più talenti del vivaio della Roma e attualmente milita in Serie C con la maglia del Latina. Ai microfoni di Calciomercato.com, il classe 2001 ha ripercorso la sua esperienza a Trigoria: “Sono arrivato a Trigoria a 8/9 anni. Ricordo il provino: eravamo una cinquantina di bambini, ci mandarono tutti in campo per una partitella. A fine giornata mi chiesi perché tra tutti scelsero proprio me. Da piccoli eravamo tutti sullo stesso piano, intorno ai 15 anni le cose sono cambiate: ho fatto un anno sotto età con gli Allievi Nazionali e a 16 ero in Primavera“.
Su Alberto De Rossi: “Per me è stata una persona importantissima, c’è sempre stato anche nei momenti difficili e gli voglio davvero bene. Con lui in Primavera ho sempre giocato tutte le partite fin dall’inizio, nonostante fossi più piccolo degli altri. Se è venuto a vedermi a Latina? Un paio di volte l’ho visto, siamo rimasti in contatto“.
Sull’etichetta del nuovo Totti: “Forse inconsciamente ha pesato un po’, ma io non ho mai avuto problemi. Ho sempre fatto quello che mi piaceva, magari essendo piccolo non capivo benissimo quello che avevo attorno“.
Su quando è stato il momento in cui hai fatto lo switch mentale da ragazzino della Primavera a talento che doveva dimostrare qualcosa: “Quando ho capito che dovevo andare via da Roma per giocare. Fino a quel momento mi sentivo ancora un giocatore della Primavera e il problema era quello, forse perché ero troppo legato ai giallorossi. C’è stato un momento in cui ho mollato mentalmente? L’aver lasciato la Roma lo vedevo come una sconfitta, fuori da Trigoria per me non esisteva nulla“.
Sull’avventura da capitano all’Europeo con l’Italia U17: “Ho un bellissimo ricordo, peccato per la sconfitta in finale ai rigori contro l’Olanda. Quell’anno eravamo un gruppo davvero unito: c’erano Fagioli, Ricci, Rovella… tanti giocatori che ora sono in Serie A“.
Sullo stagione con la Nazionale a 18 anni: “Era l’anno del Mondiale Under 20 e dell’Europeo Under 21, ma io non rientravo in nessuna delle due categorie. Quando il dirigente della Roma mi ha detto della convocazione, pensavo fosse per una delle due Under“.
Sul debutto con Di Francesco: “Arrivavo da due convocazioni con la prima squadra, in quei giorni i compagni di Primavera mi dicevano ‘vedrai che prima o poi esordisci’, e alla fine in Coppa Italia contro l’Entella sono entrato davvero“.
Sul giorno dell’addio di De Rossi da giocatore alla Roma: “Era l’ultima partita del campionato Primavera, a Udine: mister De Rossi mi toglie al 60′ dicendomi che avrebbe dovuto farmi uscire al 45′ ma si era dimenticato. Io non capivo il motivo, di solito giocavo sempre 90 minuti. Poi mi dissero che Daniele per il suo addio voleva che ci fossero tutti, anche io e Stefano Greco che negli ultimi mesi ci stavamo allenando con la prima squadra“.
Sul possibile approdo alla Juventus nel 2019: “L’interesse da parte della Juve c’era, ma quando il mio agente Michelangelo Minieri me ne ha parlato, da parte mia non c’è mai stata apertura a lasciare la Roma“.
Sull’anno da incubo al Pescara e la rinascita a Latina: “Non mi ricordo neanche se sono arrivato a fare 15 presenze. Era la prima volta che andavo via dalla Roma e lo vedevo come un fallimento, mi chiedevo come mai non potevo giocarmi le mie carte in giallorosso. Qui a Latina ho trovato persone che mi danno la stessa fiducia di quando ero nella Primavera della Roma. Credono molto in me, per un calciatore vuol dire tanto“.
Sull’amicizia con Calafiori: “Ero in campo il giorno che si è rotto il ginocchio, è stato terribile. Oggi non ci sentiamo quotidianamente, ma siamo rimasti in contatto. Vederlo all’Arsenal uno stimolo per tornare ad alti livelli? È l’esempio giusto, il suo percorso dà forza a tutti perché come me ha vissuto la separazione dalla Roma ma è riuscito a rilanciarsi. Prossima stagione in Serie B? Magari, vediamo cosa succederà in estate“.