Dall’abisso all’orgoglio: la rinascita della Roma con Ranieri

Torino-Roma chiude una stagione drammatica e poi rinata con Claudio Ranieri. Dai disastri dell’era Juric al sogno Champions League, passando per una striscia di 20 risultati utili: un’analisi intensa ed emozionante sul presente e il futuro giallorosso

Lucrezia Tassi
9 min di lettura

La Roma si prepara ad affrontare il Torino nell’ultima partita di campionato, in programma stasera, 25 maggio 2025, alle ore 20:45. Sarà il sipario su una stagione travagliata, segnata da ferite ancora aperte, delusioni e rinascite.

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È stata un’annata difficile per i capitolini, tra momenti di crisi profonda, tensioni interne e un rapporto sempre più incrinato con la tifoseria. La Curva Sud, cuore pulsante del tifo romanista, è rimasta spesso vuota. Al suo posto, il silenzio e gli striscioni di protesta: contro la società, contro alcuni giocatori, contro una gestione che in molti non hanno più sentito come propria.

Il primo colpo è arrivato all’inizio della stagione, quando Daniele De Rossi, simbolo della romanità calcistica, è stato esonerato dopo appena quattro giornate. Era il 18 settembre 2024: una data che ha lasciato l’ambiente sotto shock, segnando uno spartiacque tra le residue speranze e una lenta discesa nell’incertezza.

A sostituirlo, la Roma ha scelto Ivan Juric. L’annuncio, accompagnato da un comunicato ufficiale che parlava di “scelta fatta per vincere trofei”, sembrava promettere un nuovo inizio. Ma la realtà ha raccontato tutt’altro: risultati disastrosi, un’identità smarrita e un clima sempre più teso.

Quando tutto sembrava perduto…

La presenza di Ivan Juric sulla panchina romanista si è rivelata un vero disastro. Una Roma così smarrita, fragile, irriconoscibile, non si vedeva da anni. Caos, delusioni, crisi d’identità: sono queste le parole che meglio descrivono il periodo più buio della recente storia giallorossa.

Juric riesce a vincere appena 4 partite, tutte in casa, tutte senza mai convincere. L’atteggiamento in campo è stato spesso apatico, privo di grinta, di orgoglio, di quella fame che serve per rendere la Roma una squadra degna del suo nome. I tifosi non hanno visto nulla di ciò che era stato promesso.

Nemmeno in Europa League si salva la faccia: la Roma scivola tra le ultime posizioni del girone, così come in Serie A, dove la classifica fa paura. Arrivano sconfitte umilianti, che fanno male alla città e alla sua gente: 5-1 contro la Fiorentina, 3-2 contro il Verona, 2-3 contro il Bologna. Una serie di crolli che portano i giallorossi vicinissimi alla zona retrocessione.

Sui social è rivolta totale. I tifosi, già logorati, esplodono. Contestazioni durissime, rabbia incontenibile verso una società muta, lontana, incapace di reagire. I romanisti chiedono rispetto, chiedono verità, chiedono una rinascita. E poi, quando tutto sembrava perduto, quando anche le ultime speranze di vedere la Roma risollevarsi stavano svanendo, arriva finalmente la notizia che in tanti attendevano: Juric è stato esonerato.

Al suo posto torna in panchina un uomo di grande valore: Claudio Ranieri. Un simbolo della romanità, un pilastro, uno che ha sempre risposto “presente”. Ranieri torna ancora una volta, nel momento più difficile, quando la nave sta affondando e tutti sembrano voler scappare. È lui a rimettere piede su quella panchina, con la stessa dignità di sempre, con la stessa voce che parla alla città: Roma non si abbandona.

Il ritorno del cuore: così è rinata la Roma

Claudio Ranieri ha fatto ciò che aveva promesso: ridare speranza a una Roma che non ci credeva più. Fin dalla prima conferenza stampa, il suo messaggio è stato chiaro, sincero, quasi paterno. Ha chiesto aiuto ai tifosi, supporto vero, quello che solo i romanisti sanno dare. Basta proteste, basta silenzi: i giocatori hanno bisogno del calore della loro gente, di quella Curva che può trasformare l’Olimpico in casa, anche nei momenti più duri.

L’inizio non è stato semplice. Alla prima uscita, arriva una sconfitta contro il Napoli. Una partita difficile, ma prevedibile, che segna l’inizio di una strada in salita. Ma già nella seconda, in Europa League, qualcosa cambia: 2-2 in casa del Tottenham. Un pareggio che vale più dei numeri, perché mostra un’anima, una voglia che da tempo non si vedeva più.

Poi, in campionato, un altro ostacolo durissimo: la sconfitta contro l’Atalanta. Due KO nelle prime tre, certo. Ma stavolta c’è qualcosa di diverso: la Roma inizia a crederci, e soprattutto, inizia a lottare. Arriva una nuova caduta, ancora dolorosa: 2-0 a Como. Ma da lì in poi, la trasformazione è reale. È lì che nasce la Roma di Ranieri.

Da quel momento, in Serie A, i giallorossi iniziano una serie straordinaria di 20 risultati utili consecutivi. Venti partite senza sconfitte. Venti volte in cui la squadra ha dato tutto, trascinata da un mister che non ha mai smesso di credere nei suoi ragazzi. Il popolo romanista torna a sorridere. I cori risuonano. Le braccia si alzano al cielo. La Roma è viva.

Il sogno Champions League sembra possibile. Poi, arriva il primo vero inciampo dopo mesi: il 12 maggio 2025, contro l’Atalanta. Una sconfitta che fa male, certo, ma che non cancella il miracolo. La corsa è ancora aperta. Il cuore batte ancora forte. Perché finché c’è una partita da giocare, finché c’è una maglia da onorare, la Roma non si arrende.

Torino-Roma e l’ultima carezza: il futuro di un popolo

Siamo ai titoli di coda, la stagione è giunta al termine. Stasera, alle 20:45, andrà in scena Torino-Roma, l’ultimo match di un’annata che sembrava già scritta — e invece, ha regalato emozioni impensabili. Sarà una partita diversa da tutte le altre. Una partita piena di lacrime, di applausi, di gratitudine. Perché sarà anche l’ultima panchina di Claudio Ranieri, che dopo 501 presenze da allenatore saluterà (ancora una volta) la Roma e il calcio.

Dire addio a Ranieri non sarà facile. Perché Ranieri non è stato solo un traghettatore: è stato il timoniere di una nave alla deriva, colui che ha rimesso in piedi una squadra a pezzi, che ha restituito orgoglio, cuore e dignità. Ha fatto un miracolo. E lo ha fatto in silenzio, con umiltà, con l’amore di chi questa città la porta dentro. Ma non è ancora finita. La Roma deve restare concentrata. Deve vincere a Torino: è un obbligo. Serve una vittoria per blindare l’accesso all’Europa League, e — perché no — sperare ancora in un sogno più grande.

Se la Juventus pareggia con il Venezia, e se la Roma fa il suo dovere, allora sì, il destino potrebbe riaprire una porta che sembrava chiusa: la porta della Champions League. Sarebbe un finale epico, un riscatto che nessuno avrebbe immaginato solo pochi mesi fa. Da zona retrocessione a sogno Champions: sembra impossibile, eppure… è Roma.

Comunque vada, il miracolo di Ranieri resterà scolpito nella storia. E ora? Chi verrà dopo? Ancora non si sa. Tante voci, tanti nomi, tanti sussurri di mercato. Ma una cosa è certa: i tifosi non aspettano un nome, aspettano un leader. Qualcuno che sappia tenere alta la bandiera, qualcuno che abbia la fame giusta, il cuore giusto, la voglia di rendere la Roma grande davvero. Perché questi sono i colori dell’impero, e meritano di tornare dove gli spetta: in alto, a testa alta, tra i grandi.

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Sono Lucrezia Tassi, diplomata al liceo classico e ora studentessa di Scienze della Comunicazione al suo ultimo anno. Tifosa della Roma da sempre, ho coltivato il sogno di raccontare il calcio con professionalità e passione. Diventare giornalista sportiva è sempre stato il mio obiettivo principale e oggi condivido emozioni, analisi e storie giallorosse sui social, con lo stesso entusiasmo con cui vivo ogni partita.
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