In un inizio di stagione che più travagliato non si poteva, non sono pochi i problemi che deve risolvere la Roma per prendere continuità e puntare ai piani alti della classifica. Uno però è il più evidente, ed è la fase offensiva: giallorossi che sono attualmente il 13° attacco della Serie A, con appena 8 gol segnati in 7 gare, e il dato cozza con il primato per quanto riguarda i tiri totali, ben 117 verso la porta.
Mira dunque pessima per i capitolini, che un dato del genere lo hanno fatto registrare una sola volta negli ultimi dieci anni. Quando? Nella stagione 2022/23, con Mourinho, quando arrivò la finale di Europa League, poi persa con il Siviglia, ma anche un opaco sesto posto in classifica. Sì perché la Champions League è l’obbiettivo che i Friedkin hanno da quando si sono insediati, ma con tali numeri in attacco è destinata a rimanere un miraggio.
Lo scorso anno le squadre qualificatesi hanno fatto registrare questi dati: Atalanta 72 gol segnati, Milan 76 e Inter 89, mentre Juventus e Bologna si sono fermate a 54, ma subendone solo 31 e 32. Roma che invece aveva chiuso a 65 realizzati e 46 subiti, ma la media di 1,14 gol a partita di adesso proietterebbe i giallorossi ad appena 43 centri alla fine dell’anno. Per la Champions League dovrebbe servire una differenza reti di circa +25, cosa dalla quale Dybala è compagni sono attualmente lontani.
Dovbyk in mezzo al nulla
Toccherà a Juric trovare una soluzione a tale problema, anche se il fatto di aver chiuso lo scorso campionato, con il Torino, al quart’ultimo posto per gol fatti non è qualcosa di incoraggiante. Al momento si registra un Artem Dovbyk che spicca in mezzo al nulla: 4 reti in 9 presenze per l’ucraino, ma appena 1 per Dybala, su rigore contro l’Udinese, Shomurodov, Baldanzi, Pisilli e Cristante. Addirittura 0 finora da Soulé, El Shaarawy, Saelemaekers, Pellegrini e Le Fée. Per la Champions serve ben altro.