All’epoca della prima avventura di Ranieri sulla panchina della Roma, ad emergere tra i pali era stato Julio Sergio, che ha vestito la maglia giallorossa dal 2006 al 2011. Proprio l’ex estremo difensore ha parlato del suo rapporto con Sir Claudio ed anche di altri temi in un’intervista rilasciata a Soccermagazine.
Queste le sue parole: “Provo una gratitudine immensa per mister Ranieri, talmente profonda che non riuscirò mai davvero a esprimerla a parole. Quando è arrivato alla Roma, io ero lì, stavo già giocando. Poi è tornato il portiere titolare, ma successivamente sono diventato io il numero uno. Più che un singolo episodio, ciò che porto con me è un grande insegnamento. Ranieri mi ha trasmesso un’idea di calcio fatta di rispetto, educazione, chiarezza”.
L’ex portiere giallorosso ha poi proseguito: “Il suo modo di comunicare era diretto ma sempre rispettoso, la sua leadership sobria ma autorevole. Il rapporto con lui mi ha aperto gli occhi su valori che spesso nel mondo del calcio si perdono di vista. E poi, la sua carriera parla da sola: ha compiuto imprese straordinarie, come il miracolo Leicester o quella rimonta clamorosa con la Roma. Non abbiamo vinto lo Scudetto, è vero, ma vivere quell’esperienza è stato indimenticabile. Mi rende felice vederlo oggi, ancora in panchina, pronto a onorare fino all’ultimo il suo enorme valore umano e professionale”.
Julio Sergio: “Sarebbe bello rivederlo a casa”
Julio Sergio si è poi espresso su Totti: “Francesco è una vera bandiera. Ho avuto la fortuna di essere suo compagno e di conoscerlo anche fuori dal campo: è una persona speciale, solare, davvero straordinaria. Negli ultimi anni si è allontanato dalla società, me è impossibile separare Totti dalla Roma. Se il club riterrà che è il momento giusto e lui sarà pronoto ad assumere un ruolo importante, sarebbe bellissimo rivederlo a casa. Tutto dipende dalla volontà della società“.
Il brasiliano ha poi terminato parlando della città Roma: “Mi manca il caffè, il cibo romano: l’amatriciana, la cacio e pepe, i panini. Qui in Brasile non si trovano. Ogni tanto provo a cucinare, a volte riesce, a volte no. Mi manca anche lo stipendio, certo. Ma al di la delle battute, vivere a Roma è stato un grande onore. La città e il club mi hanno dato tanto: soldi, amici, e soprattutto i miei figli, nati lì. Ho passato quasi otto anni in Italia, di cui sette a Roma. Ora torno per lavoro e posso godermela con occhi diversi, non più da calciatore ma da persona libera di scoprire tutto ciò che prima non poteva”.