Nella stagione 2000/2001 la Roma conquistò il suo ultimo Scudetto e tra i giocatori che facevano parte di quella rosa figurava anche Hidetoshi Nakata. Il trequartista giapponese ha legato gran parte della propria carriera all’Italia, dove oltre a quella giallorossa ha vestito anche le maglie di Perugia, Parma, Bologna e Fiorentina, anche se il ricordo del Tricolore – per il quale è stato anche decisivo nello scontro diretto con la Juventus realizzando la rete del 2-1 e creando poi i presupposti per il pareggio – resterà per sempre tra i più belli della sua carriera e per il quale ancora viene acclamato.
Nakata: “Il campionato italiano era il migliore al mondo”
In un’intervista concessa al The Athletic, tra i tanti temi toccati, Nakata ha parlato del suo arrivo in Italia: “Il Giappone è diverso dall’Italia. I giapponesi sono puntuali, gli italiani sono più del tipo ‘comunque’. È stato un grande cambiamento, ma il calcio era lo stesso. Il calcio è lo stesso in tutto il mondo. Non ero un grande fan del calcio, non guardavo le partite e non leggevo i giornali, non sono quel tipo di persona. Mi piaceva solo giocare a calcio e volevo solo diventare un giocatore migliore ogni giorno”.
L’ex giocatore giapponese ha poi continuato, parlando sia della qualità della Serie A nei suoi anni sia dello Scudetto vinto con la Roma: “Quando sono arrivato in Italia, il campionato era il migliore al mondo, c’erano giocatori come Zinedine Zidane e Alessandro Del Piero, ma non ne conoscevo molti. Non conoscevo nemmeno metà delle squadre del campionato. Ma questo significa che potevo davvero concentrarmi sul mio gioco. Quello era la mia forza perché non avevo paura. Lo Scudetto? Ogni volta che torno a Roma, tutti i tifosi vengono ancora da me e mi dicono: ‘Grazie Nakata‘”.
Nakata e il ritiro dal calcio
Nakata si è espresso anche riguardo il suo ritiro dal calcio, avvenuto in giovane età, spiegando i motivi di questa sua scelta: “Quando mi sono ritirato a 29 anni molte persone mi hanno detto: ‘Puoi ancora giocare’ o ‘Perché non resti nel calcio e diventi un allenatore o qualcosa del genere?’. Ma non scelgo le cose da fare perché posso. No, faccio le cose perché voglio farle. Faccio quello che mi piace. Se mi piace la moda, faccio moda. Se mi piace un’altra cultura, faccio un’altra cultura. Se mi piace il saké, faccio il saké”.