Nella giornata di oggi, giovedì 9 gennaio, è uscita la seconda parte dell’intervista rilasciata da Claudio Ranieri sul Corriere dello Sport. Queste le sue parole: “Pellegrini resta? Sono sicuro di si. Però voglio chiarire una cosa. Non è stato lui ad insistere per scendere in campo nel derby. In tanti anni nessun giocatore mi ha mai chiesto di giocare. Con Lorenzo sono bastate poche parole il sabato mattina. Io non faccio discorsi lunghi, non perdo tre ore a parlare con la squadra. I giocatori hanno una soglia di attenzione di otto secondi. Spesso basta una battura fatta bene. Del resto anche il Papa ha detto recentemente che le omelie devono essere più brevi”.
Ranieri ha poi proseguito: “Avevo deciso di tenere Lorenzo in panchina, ma nei suoi occhi ho visto una luce differente, aveva gli occhi pieni di luce. Ho capito che la voglia di esserci, di giocare, era enorme. E ho cambiato idea. È andata bene a entrambi. Diciamo che un po’ di esperienza me la sono fatta. Non c’è tecnica, né strategia. Viene tutto così naturale tra persone intelligenti. Di solito con i ragazzi me la cavo così: ‘Mi fido di voi e dopo facciamo il punto. Cercate il vostro fuoco dentro. Un’occasione così non ricapiterà più. Cercate quel fuoco, non vergognatevi. E loro non si vergognano'”.
Ranieri: “In Italia c’è sempre stata troppa tattica”
Sull’essere considerato all’esterno l’allenatore meno italiano: “Non amo le gabbie mentali, provo sempre ad aprirle. Ho girato il mondo, allenato dappertutto, da noi c’è sempre stata troppa tattica, giocatori ingabbiati, talenti frenati e spettacolo depresso. Le cose sono cambiate con la globalizzazione del calcio. Calcio globalizzato, non evoluto. Più informazioni per tutti e più omologazione. D’accordo sull’organizzazione difensiva, sulla personalizzazione dei compiti, ma poi in campo ci vanno loro. Che devono sentirsi bene e giocare con naturalezza, come sanno. Cosa vuoi che si possa dire a gente come Dybala, Del Piero, Totti? Ma anche a Hummels, Paredes, Pirlo, Lampard, ti butto li un po’ di nomi”.
Riguardo la possibilità di altri tecnici che si ispirino a lui: “No. In questo momento ci sono tanti allenatori che si rifanno a Gasperini. Io seguo solo me stesso”. Ranieri ha poi spiegato le motivazioni del suo ritorno alla Roma: “Rimetterla in moto e porre basi delle basi solide, la Roma deve tornare a lottare per qualcosa di importante, per lo scudetto. È finito il tempo della Rometta, ora c’è la Roma, i Friedkin sono abituati a pensare in grande. Cerco di fare quello che so e posso. In un secondo tempo metterò la mia esperienza al servizio della società”.
Interrogato sul fatto che si sia mai arrabbiato veramente: “Certo, ma chi si ricorda. Sono giovane, solo i vecchi ricordano, io vivo l’oggi. E comunque si, al Chelsea feci volare il tavolo con tutte le vitamine, bottiglie e altro. Tavolo e sedie, non dico che sfasciai lo spogliatoio, ma quasi. Il motivo? E chi si ricorda. Ti dico quando ho provato dispiacere. A Como? Per quell’orribile secondo tempo. Ero molto amareggiato, la partita era cambiata e non siamo stati capaci di leggerla. Posso anche perdere, ma se c’è stata la prestazione l’amarezza passa più in fretta”.