Sono passati 42 anni, ma per i tifosi della Roma è come se fosse ieri. L’8 maggio 1983 è la data che ha scolpito per sempre il nome giallorosso nella storia del calcio italiano. Un pareggio a Genova contro il Grifone, un solo punto per liberare finalmente quell’urlo atteso da 41 anni: Campioni d’Italia.
Oggi la Roma ha celebrato quel giorno con un video sui social che ha subito scatenato l’emozione della sua gente. La squadra di Liedholm, guidata in campo da Falcao e Di Bartolomei, impattò 1-1 al Ferraris contro il Genoa (gol di Pruzzo e Fiorini), completando così una cavalcata trionfale iniziata mesi prima e consolidata una settimana prima con il successo sull’Avellino.
La città esplode, il sogno diventa realtà
Alle 17.45 di quella domenica, migliaia di cuori romanisti esplosero insieme. I tifosi invasero il campo, sollevarono Liedholm, abbracciarono i giocatori. Alcuni riuscirono a eludere l’ultimo cordone dei carabinieri, mentre lo stadio Ferraris si trasformava in un oceano giallorosso. Tra le immagini-simbolo di quella giornata: Geppo che saluta il “Barone”, i calciatori che cercano di rientrare negli spogliatoi travolti dall’amore della gente, l’urlo della Capitale che risuona per tutta la notte.
Il tricolore tornava a Roma dopo 41 anni esatti dal primo titolo del 1942. Era il capolavoro di una società costruita dal presidente Dino Viola, forgiata con la saggezza di Liedholm e la personalità di uomini come Agostino Di Bartolomei, Falcao, Conti, Ancelotti e Pruzzo.
Il ricordo e la speranza
Quel giorno magico sarebbe stato replicato soltanto nel 2001 con la Roma di Totti, Batistuta e Capello, ma resta l’8 maggio 1983 il primo trionfo moderno, quello che ha definito l’identità del club per generazioni. Sotto al video pubblicato dalla società, i commenti dei tifosi sono unanimi: emozione, nostalgia, ma anche una richiesta chiara alla proprietà Friedkin, oggi al lavoro su tanti fronti, dal futuro tecnico al nuovo stadio a Pietralata. “Riportateci lì, fateci sognare di nuovo”, scrivono in tanti. Perché il passato è glorioso, ma l’ambizione romanista guarda sempre al futuro.