Continua il momento difficile della Roma, che è ancora alla ricerca di stabilità. Sulla situazione giallorossa si è espresso Ivan Zazzaroni, in un’intervista a Romanews.eu: “Juric ha iniziato con degli handicap clamorosi, con una piazza esacerbata e disorientata; mettici anche un pedigree non spaziale per quanto lo riguarda, però è uno che ha cultura del lavoro e avrebbe bisogno di tempo. Detto ciò, solo alcuni giocatori sono adatti al suo calcio: El Shaarawy, Koné, Pisilli, lo stesso Bove se fosse rimasto, anche Pellegrini se stesse al meglio”.
Proprio riguardo a Pellegrini: “Tecnicamente non si discute, per chi capisce di calcio; credo che però gli farebbe meglio essere considerato solo un giocatore importante e non un capitano inadatto da discutere a ogni piè sospinto. Non mi convince del tutto a livello di personalità e quando lo si accosta a Di Bartolomei, Giannini, Totti, De Rossi gli si fa un danno”.
Tornando sull’esonero di De Rossi: “Strana, stranissima storia. In discussione per una parte dei tifosi fino a Genoa-Roma, poi è diventato Mou quando l’han cacciato. Ha pagato un sacco di cose tutte insieme, non solo lo scarso feeling con Lina. Gli americani hanno il culto del risultato e il mercato glielo hanno fatto quasi a tempo scaduto. Daniele era ed è ben conscio di dover crescere come allenatore, allora col senno di poi dico che se lo avessero liberato a giugno, magari dandogli la possibilità di andare a Firenze, gli avrebbero fatto un favore”.
Zazzaroni: “Pallotta un maleducato senza uguali”
Sulla possibilità che il pubblico della Roma possa perdere un po’ di amore: “Certamente si, anche se può sembrare inconcepibile, visto il DNA della tifoseria. I tifosi accusano mancanza di empatia, di vicinanza da parte dei Friedkin, li vorrebbero più partecipi a livello sentimentale, a parte l’ambito strettamente dirigenziale“.
Zazzaroni è poi ritornato anche sulla vecchia dirigenza: “Se mi parli di Pallotta non posso che risponderti che è un maleducato senza eguali, per tanti modi di porsi che ha avuto con tanti, compresi i miei giornalisti. In ogni caso, c’è un comune denominatore, tra le due gestioni, secondo me: ho l’impressione che in entrambi i casi i report che da qua arrivavano negli USA erano sempre destabilizzanti, volti a spalare fango o quantomeno a mettere zizzania”.