Radja Nainggolan resterà sempre nei cuori dei tifosi della Roma per le sue qualità ed il suo indimenticabile modo di affrontare tutte le partite. Nel giorno del match con l’Inter, il belga, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha parlato di questa sfida, per poi dire la sua anche riguardo altre situazioni complicate all’interno dell’ambiente giallorosso.
Nainggolan ha esordito parlando della gara di stasera: “Pronostico chiuso? No, perché la Roma gioca in casa, ha il miglior tifo che c’è. E con quella gente, c’è una spinta in più. Certo, è una squadra che si sta ricostruendo, ha tanti giocatori nuovi e un allenatore che non sta raccogliendo tantissimo. In che zona può andare in difficoltà l’Inter? Più che una zona, una modalità di gioco. La Roma deve cercare il possesso palla. Come facevamo noi all’epoca, quando contro le grandi vincevamo spesso. Oggi invece niente”
Sulle difficoltà di Pellegrini: “Anche io ho avuto la fascia. E avevo davanti Totti e De Rossi, e allora? Io ho tanta personalità, mi fischiano o mi applaudono fa lo stesso, mi entra da un orecchio e mi esce dall’altro. Io non ho mai sofferto la negatività intorno a me. Pellegrini è intelligente. È un buon giocatore: dovrebbe pensare un po’ meno a quello che dice di lui la gente“.
Nainggolan: “Esonero De Rossi una follia”
Nainggolan è poi tornato a parlare dell’esonero di De Rossi: “È stata una follia mandarlo via. Aveva fatto meglio di Mourinho, giovane, innamorato e conoscitore dell’ambiente, l’hanno cacciato senza dargli tempo di inserire tanti giocatori nuovi. E non lo meritava neppure come uomo. Per motivi calcistici? Cavolate, ci sarà altro. Non so, penso alla questione Zalewski: lui disse che non era stata una scelta sua metterlo fuori rosa. Tanti altri al poso di Daniele avrebbero detto il contrario su impostazione della società. È rimasto se stesso, di questo sia orgoglioso”.
Il centrocampista belga ha concluso esprimendosi sui Friedkin: “Sono imprenditori, cosa capiscono di calcio? Non credo tanto. Vengono, vogliono fare soldi, comprano ragazzi, spendono ma non bene. Dentro il mondo del calcio si sta con competenza e passione. Se pensi solo al business.. Vale per i presidenti quello che accade con i giocatori. Ora arrivano in un club che non lotta per lo scudetto, pensano di giocare in scioltezza, ma a Roma devi saper vivere con le pressioni addosso. La proprietà non conosce il tifo, non sa come funziona la città, la sottovalutano e vanno in crisi”.