L’ex Fonseca: “Ranieri il mio padre calcistico, ho rischiato di morire”

Napoli-Roma si avvicina, con il doppio ex Daniel Fonseca a parlare di questo e non solo: da Ranieri suo padre calcistico al grosso rischio corso appena 15 giorni fa

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Redazione Solo la Roma - La Redazione
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Poche ore separano la Roma dalla sfida contro il Napoli, nella quale scopriremo se Ranieri sarà già riuscito a portare una ventata d’aria fresca. Dell’imminente confronto, e non solo, ha parlato il doppio ex Daniel Fonseca al Corriere dello Sport: “Sono due squadre che ho amato molto. Forse è andata un po’ meglio al Napoli, ma anche alla Roma è stata un’esperienza straordinaria. Dal 1994 al 1997 20 gol in 65 partite, ed è stato fantastico con Carletto Mazzone e il mio amico Totti. Poi è arrivato Carlos Bianchi e sono andato via”.

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Parole decisamente al miele per Claudio Ranieri, che lo ha allenato in più occasioni: “È il mio padre calcistico, da lui ho imparato molto e sono maturato. È stato importante e paziente con i miei approcci con il calcio italiano. Ha creduto in me volendomi a Cagliari a 21 anni, anche se nei primi 6 mesi sbagliavo tutto. Poi mi portò a Napoli; ricordo che prima di firmare mi chiamava e mi diceva ‘Sono tuo padre non dimenticarlo, non mi tradire per la Juve o l’Inter’. Peccato non aver avuto continuità. Merita la Roma per la carriera e perché è malato giallorosso, sa dare certezze ed equilibrio”.

Una paretesi anche su uno spiacevolissimo episodio che ha coinvolto Fonseca e che poteva avere conseguenze ben più gravi: “15 giorni fa ho rischiato di morire per una peritonite, sono arrivato a tanto così. Sono stato malissimo ma è andata bene. Adesso mi tocca un mese di riposo a Montevideo, che noia. Un’ora e quaranta di intervento che in genere dura una ventina di minuti. Sembrava una stupidaggine e invece ho rischiato grosso. Grazie a dio ero in Uruguay con i miei medici, ora sto bene e sono felice”.

Fonseca su Conte: “È un killer, se perde è insopportabile”

Speciale il rapporto con Ranieri esattamente come quello con Conte, con il quale l’ex attaccante uruguaiano, ora procuratore sportivo, ha giocato nella Juventus dal 1997 al 2001: “Lui correva e io facevo gol, era il capitano. L’ho sentito pochi mesi fa, e posso dirti che Conte è un killer, finché non vince non molla mai. Se perde poi è insopportabile, non ti dice nemmeno buongiorno. È un predestinato e può riportare lo scudetto a Napoli”.

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