Intere settimane a parlare di come il ritorno delle coppe dovesse accendere qualcosa nella Roma, in quelle partite che devono fare da salvastagione, complice un campionato dove la rimonta per la Champions League appare proibitiva. Se però le premesse sono queste c’è da preoccuparsi. L’1-0 contro l’AZ Alkmaar ha messo in mostra tutte le fragilità di una squadra che, nonostante i miglioramenti degli ultimi due mesi abbondanti, si porta dietro insicurezze importanti che riemergono di tanto in tanto, soprattutto in trasferta, una vera chimera per la squadra.
Dichiarazioni di Ranieri che da una parte lasciano perplessi e dall’altra preoccupano: “Avevamo la partita in mano ma l’anno vinta loro. Abbiamo creato tanto ma vanno a casa con il risultato pieno dopo aver difeso”, vero fino ad un certo punto, perché di grandi occasioni la Roma ne ha avuta una sola con Dybala. “Siamo fatti così, siamo fatti male. Evidentemente non siamo furbi ed intelligenti, facciamo errori incredibili. La prestazione c’è stata ma cosa abbiamo raccolto? Niente”. Si legge quasi un pizzico di rassegnazione, da chi sa però che la stagione è ancora molto lunga.
Ritmo basso e poca verticalità: primo tempo da dimenticare
Solo un paio di novità nell’11 titolare presentato da Ranieri, che lancia Celik nel terzetto di difesa al posto di un Mancini non al meglio e un Pisilli che non brillerà particolarmente nella partita. Le prime battute di gara vedono subito la Roma con il controllo del pallone e gli olandesi compatti, pronti a portare il pressing al momento giusto e ripartire, come è nelle loro corde. AZ Alkmaar che, benché la qualità dei singoli non sia eccelsa, dimostra di essere subito pimpante e sul pezzo, spinto anche dal calore dell’AFAS Stadion.
Ciò che salta all’occhio subito è il ritmo basso che i giallorossi tengono nel primo tempo, un qualcosa che permette all’avversario di sistemarsi e di difendere senza affanni, ed è lo stesso Ranieri a sottolineare la cosa nel post partita: “Avevo detto alla squadra di non portare palla, ma di farla girare velocemente per trovare verticalità. Non lo abbiamo fatto, è andata meglio nel secondo tempo con Soulé”. Doveva in effetti essere uno dei punti deboli dell’AZ Alkmaar la palla in verticale alle spalle dei difensori, mai veramente sfruttata dalla Roma.
Gli esterni non sono di fatto mai arrivati sul fondo, e Dovbyk ha chiesto sempre la palla sul corpo e mai sullo spazio. Il risultato? Ucraino “bullizzato” dal 20enne Goes, che con una malizia da giocatore navigato lo ha annullato e fatto pure ammonire, facendogli terminare la gara all’intervallo. Un paio di chiusure provvidenziali di Hummels e Koné evitano il peggio, Meerdink spreca un rigore in movimento, e si conclude un primo tempo da dimenticare, chiuso comunque sul pareggio.
Scelta Soulé e gol da rimessa laterale
Ancor prima dell’inizio della ripresa ecco la prima sorpresa di Ranieri, che sceglie Soulé al posto di Dovbyk. Attacco leggero tutto argentino dunque, anche perché come alter ego dell’ucraino c’è solo uno Shomurodov in parenza. Una mossa che presenterà due facce della stessa medaglia: il fantasista ex Juventus si dimostrerà uno dei migliori della Roma, entrando con energia e attaccando quella benedetta profondità; di contro però, nonostante un baricentro più alto e un piglio diverso, le palle recapitate nel mezzo da Angelino, Saelemaekers ed El Shaarawy poi non vengono raccolte, proprio perché manca il bomber d’area di rigore.
Emblematica in tal senso è la palla rasoterra al volo del Faraone, su suggerimento di Hummels, che attraversa tutta l’area senza che Soulé, Dybala o un centrocampista attacchi l’area piccola con veemenza. Più in generale però l’atteggiamento della Roma è cambiato e la partita appare in controllo, anche se la girata la volo della Joya su cross di rabona di Angelino è di fatto l’unica vera occasione del match dei giallorossi. Ciò che rovina tutto è un gol da rimessa laterale che farebbe andare su tutte le furie anche un allenatore di bassa categoria.
Semplice scarico e palla sopra, con i giocatori dell’AZ Alkmaar che si fiondano verso la porta di Svilar, occupando l’area in 6, e quelli della Roma molto più lenti e disorganizzati su uscite e marcature. Parrot deve solo spingere in porta il pallone dell’1-0 finale. Buttata via una partita insomma, e al netto del 64% di possesso palla, il doppio dei passaggi effettuati rispetto all’avversario ed una rete presa nell’unico tiro in porta concesso, la realtà mostra anche una squadra che centra lo specchio appena 2 volte in tutto il match (due tiri sterili e facili da bloccare), e produce una sola vera palla gol.
18 trasferte senza vittorie, Ranieri cura parziale
Questo ciò che ha detto il match dell’AFAS Stadion, ed è facile ora tornare su un argomento che perseguita la Roma da troppo tempo: con quella olandese siamo a 18 trasferte consecutive senza vittorie, un numero agghiacciante, un vero e proprio parto che dura da 9 mesi. L’ultimo successo è datato 25 aprile 2024, l’1-2 di Udine firmato da Cristante a tempo quasi scaduto, e l’auspicio è che la Bluenergy Arena, che accoglierà la banda di Ranieri domenica alle 15:00 per il match contro l’Udinese, possa chiudere un cerchio, riportando i 3 punti lontano da un Olimpico indispensabile per la squadra.
Ma che succede alla squadra in trasferta? Perché va bene che il fattore casa è un’arma in più per tutti, a maggior ragione se puoi contar su un popolo giallorosso tra i più impattanti sulla testa dei giocatori, ma tale score è oggettivamente inspiegabile. Al di là della tattica, il mordente sui campi altrui è diverso, e dopo così tanto tempo senza esultare nello spogliatoio avversario il fattore psicologico avrà senz’altro un ruolo.
Un tabù che sta inevitabilmente incidendo sulla stagione della Roma, migliorata negli ultimi due mesi ma con ancora evidenti difficoltà: se escludiamo l’ottavo di finale di Coppa Italia con la Sampdoria, sono 18 i punti conquistati in 12 gare con Ranieri, tra campionato ed Europa League, per una media di circa 1.50 punti a partita. Un rullino di marcia non esaltante per chi ha ambizioni europee, ma certo non ci si aspettavano miracoli dal tecnico romano, considerato il marasma che aveva trovato al suo arrivo.
Eintracht Francoforte primo spartiacque
Dalla possibilità di agguantare le prime 8 della classifica, e avere due partite in meno sul groppone, al rischio di essere addirittura subito eliminati. Questa è l’Europa League con il nuovo format, e la sconfitta contro l’AZ Alkmaar mette nei guai i giallorossi. Roma al 21° posto con 9 punti, appena uno sopra il Porto, la prima delle escluse, con l’ultima giornata che diventa determinante per evitare brutte sorprese.
Il match contro l’Eintracht Francoforte sarà il primo spartiacque della stagione, da non fallire per non vedere già sfumare il sogno europeo, in una stagione che ha già visto il campionato scivolare via dalle mani dei giallorossi. Due le speranze a cui aggrapparsi: i tedeschi sono secondi dietro la Lazio e dunque già qualificati per gli ottavi di Europa League, e si giocherà nell’Olimpico tanto caro alla squadra, ma servirà certamente una Roma diversa rispetto a quella vista in Olanda.