La stagione corrente della Roma insegna, ancora una volta, come il ritmo delle cose, per rimanere sulla scia di Sanremo e citare il buon Rkomi, cambi repentinamente, in vortici di positività e negatività in alternanza continua. All’arrivo di Ranieri l’unico pensiero era evitare la retrocessione, giunta a soli 3 punti di distanza dopo i ko con Napoli e Atalanta, ma tre mesi più tardi i giallorossi sono a sole 4 lunghezze di distanza dal Bologna 6° in classifica, in una lotta per l’Europa prima nemmeno nominabile.
Subito i primi segnali con Sir Claudio, fra Tottenham, Lecce e Braga, fino al ko della svolta, quel 2-0 al Senigallia di Como che mise in mostra tutte le fragilità latenti di una squadra che stava provando a reagire, ma che aveva insita in se ancora quella paura di chi non aveva costruito basi solide a cui poggiarsi. E chi l’avrebbe detto che dai quei gol di Gabrielloni, il primo ed unico fin qui in Serie A, e Nico Paz, sarebbe letteralmente decollata la stagione di una Roma che ha inanellato 10 risultati utili consecutivi in campionato da allora (7 vittorie e 3 pareggi).
Uno stimolo in più dunque battere quel Como che per ultimo le ha inflitto la sconfitta, un test per dimostrare il processo di maturazione da quel 15 dicembre ad oggi. Impresa che non sarà però semplice: seppur si giochi in un’Olimpico che ha visto la banda di Ranieri vincere 9 delle ultime 10 partite (tutte tranne l’1-1 contro Conte), la squadra di Fabregas è forse la più in forma insieme ai giallorossi, reduce dai successi contro Fiorentina e Napoli, in una situazione di classifica tranquilla e con un gioco ed identità ben precisa, che siamo pronti ad analizzare per capire quale potrà essere il piano gara della Roma.
Brutto secondo tempo e addio falso nueve: il 2-0 dell’andata
Come detto, le fredde acque di metà dicembre del lago furono fatali a Ranieri che, pur avendo ormai individuato quel 3-4-2-1 che non cambierà più, era ancora in cerca degli interpreti giusti per la massima resta. In quell’11 titolare infatti Hermoso e Le Fée, partiti nel mercato di gennaio, un Abdulhamid confermato dopo il gol col Braga e messo poi nel dimenticatoio, o un Saelemaekers che da trequartista si sposterà ad esterno a tutta fascia, con i risultati straordinari di cui la Roma gode oggi.
Il Senigallia poi decreterà di fatto l’addio dell’idea falso nueve, riproposta da Ranieri dopo i risultati incoraggianti con Lecce e Braga. Un Como di solito sbarazzino infatti decide di attendere i giallorossi senza praticare un pressing asfissiante, facendo densità al centro, cosa che non permette a Dybala e trequartisti di ricevere palle pulite e costringe la Roma ad andare sugli esterni, pronti a recapitare cross al vento, vista l’assenza di una punta vera. Una scelta intelligente quella di Fabregas, che non gli consente di tenere in mano il pallino del gioco ma limita a zero i rischi di subire gol.
Proprio per questo entra subito Dovbyk alla pausa, ma a sorpresa il secondo tempo dei giallorossi è disarmante. Giocatori imprecisi nei passaggi e soprattutto molli di atteggiamento, anche per un Como che cambia pelle ed alza il pressing sui portatori di palla. Sembra comunque possibile, anche grazie a Svilar, portare a casa almeno un pareggio, ma la doccia fredda arriva al 93′ e al 97′, con Gabrielloni e Nico Paz che fanno esplodere lo stadio e firmano un 2-0 meritato. Un ko doloroso caratterizzato da aspre critiche, che non fa decisamente presagire la rinascita che seguirà.
Uscita dal basso e contropiedi: il Como si assume dei rischi
Dall’andata però son cambiate molte cose, e prima di tessere le lodi di un Como sempre più convincente è utile sottolineare quei piccoli difetti e punti deboli che la Roma dovrà cercare di sfruttare. Sia a parole nelle interviste che in campo, Fabregas ha sempre ribadito la propria volontà di vedere coraggio e personalità da parte dei suoi ragazzi, un gioco propositivo che non si limiti a roccaforti in difesa nel tentativo di strappare qualche punto di fortuna. Una scelta che gli fa onore e che sta anche dando notevoli frutti, ma è inevitabile assumersi dei rischi.
A cominciare dalla costruzione dal basso, espressamente richiesta dall’allenatore spagnolo, che ha messo in conto di poter subire qualche gol su errori di passaggio. L’esempio più emblematico è quello incassato contro l’Udinese qualche weekend fa, ma anche il momentaneo pareggio di Raspadori con il Napoli nell’ultimo turno nasce da un goffo disimpegno di Kempf appena riconquistata palla. E poi i contropiedi, arma importante da sfruttare contro un Como che, proiettato in avanti col baricentro alto, lascia spazio dietro la linea difensiva (il gol di Kolo Muani con la Juventus insegna), e i cross, anche bassi, dagli esterni, con Atalanta e Bologna che hanno colpito in tal senso.
Perrone il metronomo, nuovo ruolo per Nico Paz
Dei punti deboli da sfruttare ci sono insomma, ma sono tante anche le idee ed i miglioramenti che Fabregas sta facendo registrare nell’ultimo periodo. Parlare di 4-3-3 è piuttosto riduttivo, visto che il tecnico spagnolo chiede molto movimento ai suoi, a cominciare da un centrocampo che non ha posizioni fisse. Il vero metronomo della squadra è Perrone, giocatore dotato di una tecnica importante (scuola Manchester City) e molto intelligente, pronto ad avviare l’azione del Como o portare via l’uomo per lasciare spazio a Caqueret e Da Cunha.
Ciò che però impressiona è il movimento degli attaccanti, e in tal senso le ultime due vittorie su Fiorentina e Napoli hanno visto un nuovo ruolo per Nico Paz decisamente pericoloso per ogni avversario. Dopo le tre sconfitte di fila contro Atalanta, Bologna e Juventus, Fabregas ha tolto dal campo Cutrone, lanciando il giocatore di proprietà del Real Madrid come falso nueve, supportato da Strefezza e Diao sugli esterni. I risultati sono stati ottimi, con l’argentino libero di trovarsi la posizione migliore, allargarsi, abbassarsi a fraseggiare con i centrocampisti e liberare spazi dietro i difensori per gli inserimenti degli esterni.
I due gol di Diao contro Viola e partenopei sono l’emblema di questo concetto appena spiegato, un qualcosa a cui i centrali di difesa della Roma, spesso perfetti se contro una punta di ruolo che però non ci sarà, dovranno prestare particolare attenzione. Il resto poi lo fa la qualità immensa di un giocatore straordinario come Nico Paz: 6 gol e 5 assist in 24 presenze, quasi sempre il migliore in campo dei suoi, e i numeri accumulati nella gara contro il Napoli parlano da soli.
Scheggia impazzita Diao
Se il classe 2004 argentino è il fantasista dei suoi, deputato ad inventare con il suo estro pazzesco, la scheggia impazzita Diao, di addirittura un anno più giovane, si è ricavato il ruolo di finalizzatore. 5 gol in sole 8 presente, un impatto devastante sulla Serie A dal suo arrivo dal Betis che sorprende anche lui: “Non mi aspettavo di partire così bene. Perché il Como? Ho parlato con Fabregas e mi ha spiegato il progetto, la visione e cosa avesse in mente per me. Dopo quella chiacchierata non ho più avuto dubbi”.
Il giovane spagnolo, di origini senegalesi, ha dimostrato di avere qualità fisiche e di corsa notevole, alla Leao dei bei tempi, oltre al fatto che lo abbiamo visto agire su entrambi lati del campo. Un occhio di riguardo da parte della Roma sarà d’obbligo, e vedremo dove Fabregas deciderà di impiegarlo: con un Angelino in forma smagliante, probabile che Diao possa occupare la fascia opposta, dove troverà un Saelemaekers proiettato in avanti e uno tra Mancini e Celik, nel caso riposi Hummels.
Da Como a Como: vendetta Roma per la corsa all’Europa
Questa dunque la fotografia più fedele che si può dare dei lariani, la squadra per distacco più in forma ed in fiducia insieme a quella giallorossa. Pregi e difetti sono sul piatto, con la Roma chiamata a sfruttare spazi e sbavature che l’avversario spesso lascia, a non adattarsi al suo ritmo di gioco incalzante e a sfruttare la spinta di un Olimpico inespugnato dallo 0-2 rimediato dall’Atalanta il 2 dicembre scorso. Da Como a Como, perché proprio Fabregas è stato l’ultimo a rifilare un ko alla banda di Ranieri (15 dicembre al Senigallia), escluso il brutto 1-0 di Alkmaar nella penultima giornata del girone di Europa League.
La vendetta sarà un piccolo incentivo in più per la Roma, che però ha chiaramente nella testa ben altro rispetto alla semplice rivalsa nei confronti della squadra del lago. La corsa all’Europa è tornata più viva che mai, con il 6° posto, ora occupato da un Bologna vincente nel recupero contro il Milan, distante 4 punti, e con un calendario che sorride ai capitolini almeno fino all’inizio di aprile. E poi? E poi c’è l’Athletic Club, in un doppio confronto europeo che si prospetta bollente, da indirizzare lungo la retta via già nel match d’andata all’Olimpico.