Francesco Totti si è raccontato in un’intervista rilasciata a Cronache di Spogliatoio, dove si è soffermato anche sull’addio alla Roma ed al calcio. Questo un estratto delle sue parole, a partire dall’idolo Giannini: “Sono cresciuto con l’idolo in casa, lo vedevo come un principe o un re. Ho cercato di rubargli movimenti, come giocava e quello che faceva durante il giorno. Ho avuto la fortuna di conoscerlo, è una persona straordinaria, mi ha dato tanti consigli. La prima volta che l’ho visto ho dormito con lui in ritiro, dormivo con un occhio chiuso e uno aperto, non pensavo mai potesse succedere”.
Sul Totti tifoso da bambino: “Non pensavo tantissimo alla Roma, aspettavo la domenica. C’era solo 90° Minuto quindi le partite non potevi vederle e avevi solo quella mezz’ora per vedere tutti i gol della Serie A. La vivevi tranquillamente da innamorato. Ho iniziato a viverla dal momento in cui sono andato in Curva a 13/14 anni con mio fratello e mio cugino. Uscivamo la mattina con i panini con la frittata preparata da mamma intorno alle 10, era una domenica diversa, dove c’era divertimento e facevi amicizia”.
Totti: “Da capitano cercavo di gestire la situazione senza alzare la voce”
Riguardo il modo di essere capitano: “Non sono quel capitano che insulta i giocatori in squadra o li attacca al muro. Sono un ragazzo buono, semplice, non ho quel carattere. Anche se c’era qualche giocatore che mi stava antipatico, ma ci passavo sopra. Essendo il capitano cercavo di gestire tutta la situazione e anche quei ragazzi che non si comportavano bene. Poi in campo cercavo di dare qualcosa in più. Ho sempre pensato che non c’è bisogno di alzare la voce. A volte mi è capitato, ci sono state delle litigate negli spogliatoi. Una volta in Champions litigai forse con Burdisso. C’erano lui e il fratello che giocavano insieme. Dopo mezz’ora, però, già mi spiaceva di quello che era successo, Sono uno molto tranquillo, ma se mi attacchi ti attacco anche io”.
Totti ha poi ricordato la sua prima azione nel corso di un derby: “Quando mi fece entrare Mazzone e presi rigore da Negro. Mazzone mi disse di entrare e divertirmi, ero giovane e non hai tanti pensieri. Dopo li ho sentiti di più, erano derby pesanti e non volevi mai perdere, c’erano sfottò molto pesanti. I derby erano belli anche fuori dal campo. Prima si parlava già da mesi prima della partita, tanti tifosi preferivano vincere i due derby anziché lo scudetto. Io preferisco lo scudetto”.
Sulle differenze e difficoltà nel giocare in tre epoche diverse: “In 25 anni di carriera non è semplice mantenersi o continuare su questi livelli, man mano che andavo avanti prendevo più forza, più esperienza e più fiducia e credevo tanto in me stesso. Credendo in te stesso riesci a diventare qualcosa di diverso da altri. Essendo capitano hai una responsabilità diversa, la gente si aspettava tanto quindi dovevo dare il 101%. Andando avanti, mi divertivo ancora di più”.
Totti: “C’è stato un incontro per il ritorno in campo”
Sull’addio all’Olimpico: “Non ho mai visto piangere Francesco così tanto prima, durante e dopo. Certe volte dovevo fingere. È stato un giorno bellissimo da una parte, uno di quelli che ogni giocatore vuole vivere, ma era un punto di arrivo, la fine di tutto. Non pensavo potesse succedere, speravo non arrivasse mai ma nel calcio c’è un inizio e una fine. È una giornata difficile da descrivere, fare il giro di campo e vedere tutti piangere, ero contento e amareggiato perché già dal giorno dopo non sarebbe più successo. Il rettangolo verde è stato tutto per me, quello che sentivo lo trasmettevo su quel prato verde per far contenta questa gente, per far emozionare la gente. Mi esprimevo in campo, la cosa più semplice e significativa per me. Le chiacchiere le porta via il vento”.
E ancora: “Se ho avuto paura? Si, ogni tanto mi torna. Noi calciatori siamo abituati ad essere abitudinari, è tutto programmato. Non sapevo cosa volessi fare dopo, non era stato voluto. È stato all’improvviso ed è stata una bastonata pesantissima, ma era giusto che arrivasse. L’avrei vissuta diversamente e ammorbidita. Non me l’aspettavo, soprattutto il modo: inizialmente mi avevano detto una cosa e poi è stata viceversa, non voglio più parlarne. Non voglio vivere di rimpianti, quella giornata è stata indimenticabile e non ne ho fatta un’altra d’addio, non aveva senso”.
Riguardo l’ipotesi di tornare a giocare: “C’è stato un incontro con alcune persone nell’ambito calcistico, con un calciatore con cui ho giocato che scherzosamente mi ha chiesto se potessi dare una mano. E io gli ho detto che gli voglio bene ma non sono un ragazzino, ma mi ha detto che se mi fossi allenato 2/3 mesi avrei potuto fare quella pazzia. Mi ha fatto scattare qualcosa e ho pensato di ricominciare ad allenarmi, mi sentivo bene e non avevo problemi fisici. Poi niente mi sono fermato e ho pensato che non sono andato in altre squadre quando potevo e adesso non mi sembrava corretto”.
Totti ha così concluso: “Rimanere con un’unica maglia penso che nessun altro riuscirebbe a farlo. Io e Maldini, non ce ne sono tanti. Ho parlato con 2/3 persone vicino a me, per rispetto di quello che ho fatto non sono andato avanti. È mancato tanto così, sarebbe stato diverso e impensabile, quello mi spingeva. Anche perché non avrei fatto brutte figure per quello che c’è in giro, potevo stare in un contesto di squadra e potevo aiutare i giovani. Non ho mai detto la squadra per rispetto dell’allenatore e del club. Ora basta altrimenti divento patetico e pesante. Certo che se dovesse chiamare la Roma ci penserei (ride, ndr)”.