Con l’arrivo di Ranieri, la Roma ha ritrovato una solidità difensiva che sembrava perduta. Ad oggi i giallorossi possono vantare la sesta miglior difesa del campionato, con 32 gol subiti: gli stessi dell’Inter e della Fiorentina. Ma è il modo in cui questi gol sono stati distribuiti nel corso della stagione a raccontare la vera trasformazione. Ben 18 reti sono arrivate nelle prime 12 giornate, in un avvio segnato da sconfitte pesanti come il 3-2 di Verona e il 5-1 di Firenze. Nelle 21 partite successive, invece, la Roma ne ha incassate appena 14, segno di un netto cambio di passo.
Prove e soluzione
All’inizio della stagione, né la difesa a quattro voluta da De Rossi né quella a tre provata da Juric avevano dato risposte convincenti. Ranieri ha provato inizialmente a rimettere ordine mantenendo la linea a quattro, ma dopo il test contro il Napoli, ha scelto di virare definitivamente sul 3-5-2, esordendo con il nuovo assetto nella trasferta di Bergamo contro l’Atalanta.
La scelta ha avuto un effetto immediato sulla sicurezza mentale e tattica dei giocatori. Da quel momento in poi, la Roma non ha mai subito più di due gol in una singola partita, inanellando una serie di 17 risultati utili consecutivi a partire da metà dicembre. La compattezza è diventata una caratteristica stabile, accompagnata da una crescita collettiva evidente.
Celik l’arma segreta
Tuttavia, nonostante i miglioramenti evidenti, un punto debole è rimasto: la gestione delle ripartenze. Il trio Mancini-Hummels-Ndicka garantisce presenza fisica e capacità nell’uno contro uno, ma soffre in campo aperto, quando deve rincorrere. La svolta è arrivata nella partita contro il Venezia, quando Ranieri ha avuto l’intuizione di inserire Celik nel terzetto difensivo, come centrale di destra. L’ex Lille, che nasce terzino, ha portato in dote rapidità e copertura in transizione, cambiando l’equilibrio della squadra su quel lato.
Da lì in avanti la Roma ha alzato ulteriormente il livello difensivo: sette clean sheet nelle dieci partite successive e solo tre reti subite, contro Como, Juventus e Lazio. Celik, in quella posizione ibrida, ha permesso alla squadra di non farsi sorprendere in velocità, dando anche più libertà all’esterno destro di spingersi in avanti.