Il futuro economico della Roma passa anche dai campi della Championship inglese, dove Enzo Le Fée – ceduto al Sunderland a gennaio con la formula del prestito con obbligo di riscatto condizionato – potrebbe fruttare ai giallorossi fino a 24 milioni di euro. Il riscatto diventerà obbligatorio solo in caso di promozione in Premier League del club inglese, oggi affidato al percorso tortuoso dei playoff.
Buona la prima
Nel primo round della semifinale contro il Coventry City, i Black Cats hanno compiuto un importante passo avanti vincendo 2-1 in trasferta. Proprio Le Fée ha lasciato il segno servendo l’assist del gol che ha sbloccato il match. La gara di ritorno si giocherà il 13 maggio e sarà decisiva per l’accesso alla finale contro una tra Sheffield United e Bristol City, con i Blades vittoriosi per 3-0 nella gara d’andata.
Secondo i bookmakers, lo Sheffield United è il favorito per la promozione, con quote attorno a 2.50. Il Sunderland resta in corsa, ma parte leggermente dietro con valutazioni tra 3.00 e 4.00 in Italia e una media di 11/4 nel Regno Unito. Più staccate Bristol City e Coventry, rispettivamente a 5.00 e 4.30.
Tesoretto giallorosso
Qualora il Sunderland completasse la scalata alla Premier League, la Roma incasserebbe 24 milioni: una cifra preziosa in ottica bilancio e mercato estivo. Per questo a Trigoria non si perde di vista il cammino di Le Fée, che nel frattempo continua a confermarsi protagonista anche lontano dalla Capitale.
Ai microfoni del Sunderland Echo, il francese è tornato sulla sua esperienza in giallorosso: “Quando si vuole cambiare squadra, secondo me la cosa più importante è parlare con l’allenatore. Quando parlai con De Rossi è stato incredibile, perché mi disse che gli piaceva il mio modo di giocare e che sarei potuto essere un buon numero 8 nel suo sistema di gioco. Quindi decisi di andare. Dopo il precampionato, però, giocammo 4 partite e l’allenatore venne esonerato. Contemporaneamente mi sono infortunato, quindi è stato un po’ difficile per me. Con il nuovo allenatore, che era un po’ più tattico, lo spazio per giocare era ancora meno. Quando giochi di meno devi trovare fiducia, ma la devi sentire anche dall’allenatore, cosa che non è successa a Roma. Sapevo, quindi, che se fossi venuto qui avrei potuto avere la fiducia dell’allenatore e successivamente potevo ritrovare la mia. Non è stata una scelta difficile“.