Ora o mai più, un concetto che vale anzitutto per una Roma che deve mettere in campo tutte le energie residue per provare a materializzare il sogno Champions. Tra Milan e Torino sono d’obbligo sei punti, sperando poi che Juventus e Lazio incappino almeno in un pareggio a testa e spianino la strada ai giallorossi per il 4° posto. Ora o mai più però vale anche a livello di singoli, ad esempio per un Artem Dovbyk chiamato a dare risposte in queste ultime due giornate.
Della stagione dell’ucraino si è parlato abbondantemente: 17 gol e 4 assist in 45 partite, al suo primo anno in Serie A, sono un bottino da non infamare, laddove molti colleghi hanno fatto registrare numeri peggiori appena approdati in Italia. Altri dati per non sono trascurabili. In Europa e con le big del campionato Dovbyk non s’è visto, non solo in zona gol ma anche per prestazioni, posto che troppo spesso l’ex Girona sembra un elemento avulso al resto della squadra, incapace di rendersi utile difendendo palla, facendo salire la squadra e lavorando sporco. Da giorni il suo futuro alla Roma sembra essere tornato in bilico, con sirene dalla Spagna sempre più pressanti.
Dal Betis al ritorno al Girona: la Roma che pensa?
Chiaro che la testa del giocatore sia tutta rivolta al Milan, di fatto l’unica big alla quale ha segnato quest’anno, nei quarti di Coppa Italia, ma il mercato è un tema. Il Girona sogna il grande ritorno del figliol prodigo, laddove era esploso l’anno scorso diventando Pichichi della LaLiga, e tra le squadre che hanno messo gli occhi su di lui, segnala la Gazzetta dello Sport, c’è anche un Betis che si prepara alla finale di Conference League contro il Chelsea. Le opzioni dunque ci sono, ma cosa pensa la Roma di questa storia?
Dopo una stagione come questa, Dovbyk non sarà un incedibile della rosa, tenendo però bene a mente alcuni concetti: anzitutto il fatto che, ad agosto scorso, il club giallorosso ha speso 30,5 milioni più 5,5 di bonus per portarlo nella capitale, facendogli firmare un contratto fino al 2029. Un investimento importante che non può essere sperperato dopo solo un anno, e dunque servirà un’offerta importante per aprire alla cessione. Se questa non dovesse arrivare, si punterà ancora sull’ucraino, nella speranza che il secondo anno sia quello dell’esplosione.