Abraham saluta Roma: il ballerino che danzò una sola stagione

Dalla gloria sotto la Sud all’addio senza applausi, passando per un crociato rotto, parole sbagliate e promesse mai mantenute. Tammy Abraham lascia la Roma tra conti sistemati e rimpianti mascherati. Ora volerà in Turchia, ma il ricordo del ballerino che fece innamorare l’Olimpico resterà sospeso tra sogno e disillusione.

Marta Visconti
Marta Visconti - Collaboratore
4 min di lettura

Finisce così, tra un comunicato secco e un bonifico turco. Non c’è stato bisogno di parole, né di ringraziamenti formali. Nessuna lettera scritta col cuore, nessun post dal sapore nostalgico. Tammy Abraham ha lasciato Roma con la stessa discrezione con cui aveva iniziato a svanire dai radar. Se n’è andato a fine giugno, a mercato ancora tiepido, con la puntualità di chi sa che certe operazioni si fanno quando servono, non quando si vuole. La Roma incassa, il Besiktas spera, e Abraham balla di nuovo.

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Il colpo di teatro

D’altronde Abraham è sempre stato teatrale, nel bene e nel male. Danzava dopo ogni gol, mimava i gesti del pubblico, si prendeva la scena come un attore consumato. Arrivato nel 2021 tra lo scetticismo generale e la benedizione di Mourinho, era riuscito in quello che sembrava impossibile: far dimenticare Džeko. E per un po’, c’era riuscito davvero.

Ventisette gol in una stagione, doppiette nei derby, finali europee vinte, selfie con la Conference, e quella sensazione – rara – che Roma avesse finalmente trovato il suo numero 9 del futuro. Ma il futuro, nel calcio, è una trappola. Ti illude con la continuità e poi ti punisce con la realtà.

Quando la musica cambia

Il secondo anno è stato un lento affondare. I piedi erano gli stessi, ma il ritmo era sparito. Otto gol in campionato, troppe prestazioni anonime, e una sensazione crescente di disconnessione. Come se il ballerino avesse perso la musica, e nessuno gliel’avesse detto. E poi, nel momento peggiore possibile, il ginocchio che salta contro lo Spezia. Fine stagione, fine carriera (romana), fine di tutto.

L'infortunio grave patito da Tammy Abraham durante Roma-Spezia
Il giorno in cui Tammy Abraham di infortunò gravemente. Nella foto l’incidente patito contro lo Spezia

La Roma avrebbe voluto venderlo già allora, ma chi compra un centravanti rotto? Nessuno. Così Abraham è rimasto, spettatore non pagante per mesi, finché Daniele De Rossi non lo ha rimesso in campo in un derby, quasi fosse un gesto simbolico. Un regalo. E lui, con gratitudine, ha ricambiato con qualche minuto dignitoso e un gol a Napoli. Ma era chiaro a tutti: il tempo era scaduto.

L’asticella e il precipizio

Poi il Milan. In prestito, per sbolognare un problema. Con un guizzo di diplomazia, Abraham ha anche detto la sua: “La Roma è stata importante, ma a volte bisogna alzare l’asticella”. Parole che suonavano bene in uno spot motivazionale, ma che a Trigoria sono rimbombate come una bestemmia.

Tammy Abraham, Milan
Tammy Abraham, Milan

L’asticella si è rivelata più un palo da salto in alto che un traguardo. Dieci gol, sì, ma anche terza scelta in un Milan disorientato. Nessun riscatto. Nessun ritorno glorioso. Solo la constatazione che il ballerino non era più quello di una volta.

L’ultima danza

Ed eccoci qui, a chiudere un cerchio che si era già sgonfiato da un pezzo. Massara sistema i conti e fa il mercato, Abraham trova una nuova piazza dove ricominciare, e la Roma può finalmente archiviare una storia fatta di un picco clamoroso e un lento declino. Nessuno ha vinto davvero, ma tutti escono con qualcosa in tasca. Chi con qualche milione, chi con un’altra chance.

Resta solo il ricordo di quella prima stagione in cui sembrava potesse spaccare il mondo. Una danza sfrenata sotto la Sud, una conferenza europea portata a casa, e un popolo che per un attimo ha creduto che il futuro fosse arrivato. Poi, il silenzio. Il ginocchio. E oggi, il saluto. Tammy, ballerino nostro, la musica è finita.

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Mi chiamo Marta Visconti, sono una content creator da oltre 20 anni e una romanista da una vita. Scrivere, raccontare, condividere emozioni è sempre stato il mio modo di vivere il calcio e la Roma in particolare. Su SoloLaRoma.it porto la mia esperienza nel mondo dei contenuti digitali al servizio della mia più grande passione. Dal primo post allo stadio, ogni parola che scrivo ha dentro un pezzo del mio cuore giallorosso. Perché la Roma non è solo una squadra: è casa. E raccontarla, per me, non è un lavoro. È un onore.
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