Roma, nuovi colpi di calciomercato: Gasperini chiama Olanda

Dai margini alla missione Champions: la nuova Roma di Gasperini cerca muscoli, velocità e fame in giro per l’Europa. Dopo i colpi sudamericani, si scandagliano Francia e Olanda per rinforzare una squadra che vuole cambiare pelle. Ecco i nomi seguiti da Massara per costruire una macchina da guerra a immagine e somiglianza del suo allenatore.

Marta Visconti
Marta Visconti - Collaboratore
4 min di lettura

Nell’estate romana, dove il caldo si confonde con l’hype del mercato, bastano pochi nomi per accendere illusioni. Basta che un profilo venga ripetuto abbastanza volte per trasformarsi, da oggetto misterioso, in “quello che ci serve”. Succede ogni anno, ed è successo anche con Svilar, che da comparsa nei riscaldamenti è diventato il numero uno della nuova Roma. Ma ora, con Gian Piero Gasperini al timone, il meccanismo è diverso: si cercano giocatori funzionali, non solo suggestivi.

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Come riporta anche LaRoma24.it, Frederic Massara e il suo team stanno lavorando su una lista ben precisa: giocatori nati dopo il 2000, valutati sotto i 15 milioni di euro e con ingaggio inferiore al milione e mezzo. Un filtro rigido, pensato per costruire una Roma più leggera a bilancio e più intensa in campo.

Jeremy Jacquet: muscoli, progressione e margine

Uno dei nomi finiti sotto osservazione è quello di Jeremy Jacquet, difensore francese classe 2005 cresciuto nel vivaio del Rennes. Un metro e novanta di potenza in fase di sviluppo: destro naturale ma spesso schierato sul centro-sinistra, ha terminato la stagione con 11 presenze da titolare in Ligue 1, dopo essere rientrato dal prestito al Clermont.

Non è ancora un difensore fatto, ma ha tutti i prerequisiti per diventarlo in un sistema come quello di Gasperini: velocità, impatto fisico, capacità di uscita palla al piede e quella dose di irruenza che, se ben gestita, può trasformarsi in un’arma. Il Rennes lo ha appena blindato fino al 2029, segno che il margine di crescita è reale. Vale circa 10 milioni su Transfermarkt, ma servirà qualcosa in più per portarlo via dalla Bretagna.

Møller Wolfe: ferro norvegese per la corsia mancina

Sul fronte laterali, i giallorossi hanno già investito su Salah-Eddine e Rensch, ma l’arrivo di Gasperini spinge a ridefinire anche le gerarchie sulle fasce. E proprio a sinistra, il nome che stuzzica la fantasia degli scout è quello di David Møller Wolfe, classe 2002 dell’AZ Alkmaar.

Fisico longilineo, 187 centimetri per un’estensione da maratoneta, Wolfe è più acciaio che seta: progressione rapida, buona frequenza di passo, 2 gol e 6 assist nell’ultima Eredivisie. Il piede è educato, il motore regolare, l’attitudine tattica da esterno a tutta fascia. In Olanda lo considerano un titolare consolidato, e per la Roma potrebbe essere il Gosens norvegese, pronto a interpretare il ruolo in modo diretto, senza fronzoli.

Un filtro per costruire il progetto

A Trigoria si è deciso di non cercare nomi altisonanti, ma incastri ideali per la nuova struttura tecnica. La continuità, del resto, è stata l’assenza più rumorosa degli ultimi anni. In appena 24 mesi la Roma ha cambiato 4 allenatori: Mourinho, De Rossi, Ranieri, Gasperini. Con ognuno, idee diverse. E con ogni cambio, rischi di spesa mal ottimizzata.

Ora si prova a voltare pagina. Lo si fa con una lista selettiva, con criteri chiari e una direzione tecnica precisa. I nomi – da Jacquet a Wolfe – non sono operazioni avanzate, ma indicano il tipo di Roma che sta nascendo: sostenibile, moderna, aggressiva. Una Roma che non cerca il colpo da copertina, ma il pezzo giusto per il puzzle. E a giudicare dalle prime mosse, questa volta la sensazione è che l’algoritmo giallorosso stia girando con un nuovo sistema operativo.

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Mi chiamo Marta Visconti, sono una content creator da oltre 20 anni e una romanista da una vita. Scrivere, raccontare, condividere emozioni è sempre stato il mio modo di vivere il calcio e la Roma in particolare. Su SoloLaRoma.it porto la mia esperienza nel mondo dei contenuti digitali al servizio della mia più grande passione. Dal primo post allo stadio, ogni parola che scrivo ha dentro un pezzo del mio cuore giallorosso. Perché la Roma non è solo una squadra: è casa. E raccontarla, per me, non è un lavoro. È un onore.
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