Per centrare la qualificazione alla prossima edizione della Champions League, la Roma non può più permettersi passi falsi. I pareggi contro Juventus e Lazio nelle ultime due giornate di campionato hanno rallentato sensibilmente la corsa dei giallorossi, complicando la rincorsa al quarto posto, attualmente occupato dai bianconeri, che distano cinque punti.
Sabato sera all’Olimpico arriverà il Verona e, ancora una volta, l’impianto romano si prepara al tutto esaurito: sono già stati superati i 61mila biglietti venduti, testimonianza di una piazza che continua a spingere nonostante le difficoltà. La squadra di Zanetti non è ancora certa della salvezza e si presenterà nella Capitale con la necessità di fare punti, consapevole che ogni occasione può diventare decisiva. Il vero rischio per la Roma è quello psicologico: la tentazione di sottovalutare l’avversario, anche solo inconsciamente, in vista del terribile filotto di partite che seguirà – Inter, Fiorentina, Atalanta e Milan – potrebbe giocare brutti scherzi.
Il disastro del Bentegodi con Juric
D’altronde, nessuno ha dimenticato la partita d’andata, forse il punto più basso della stagione romanista prima dell’arrivo di Ranieri. Quel 3-2 subito al Bentegodi segnò la penultima apparizione di Juric sulla panchina giallorossa in Serie A. Fu una gara folle, decisa da Harroui in contropiede all’88’, che mise a nudo tutte le lacune tattiche e mentali della Roma di allora.
I giallorossi si erano presentati con un 3-4-2-1 con Angelino adattato a braccetto, Celik e Zalewski larghi, Le Fée e Koné in mezzo, Soulé e Pellegrini a supporto di Dovbyk. Un assetto fragile, con accoppiamenti sbilanciati e scelte discutibili, come quella di spostare Mancini sulla fascia per seguire Lazovic o di piazzare Le Fée a uomo su Kastanos. Il risultato fu un campo sfilacciato e distanze enormi tra i reparti. La Roma controllava il possesso palla e il territorio, ma come spesso accaduto nei mesi peggiori, faticava a trovare sbocchi nell’area avversaria.
I gol arrivarono da errori individuali che pesarono come macigni: da Zalewski che regalò l’1-0 a Tengstedt, fino al colpo proibito di Magnani su Ndicka nel secondo vantaggio veneto (in mezzo l’1-1 di Soulé). Dopo il momentaneo 2-2 firmato da Dovbyk, la Roma si spense e l’ultimo affondo del Verona fu letale: El Shaarawy perse palla, Ndicka dormì sull’inserimento di Livramento e Harroui non perdonò.
Quella partita segnò uno spartiacque, perché da lì in poi la Roma avrebbe intrapreso un altro percorso sotto la guida di Ranieri, mentre il Verona, pur con alti e bassi, ha mantenuto la fiducia in Zanetti, cercando stabilità.
Verona-Genoa 0-0, le indicazioni
Nell’ultimo turno, la squadra veneta ha pareggiato 0-0 contro il Genoa, raccogliendo il terzo pari consecutivo. Un risultato che permette agli scaligeri di restare a distanza di sicurezza dalla zona retrocessione, con otto punti di margine. Zanetti ha confermato per la terza partita di fila lo stesso undici titolare: un 3-5-2 solido, con Montipò in porta, Ghilardi, Coppola e Valentini in difesa, Tchatchoua e Bradaric sugli esterni, Duda, Dawidowicz e Bernede a comporre la mediana, e la coppia Mosquera-Sarr in attacco.
La partita contro il Genoa è stata combattuta ma povera di occasioni, con il Verona che ha provato ad attaccare nella prima parte sfruttando il possesso e i rossoblù che hanno cercato il gol da fuori area. L’occasione più importante è arrivata al 36’, con Mosquera che ha agganciato un lancio lungo dalle retrovie e ha calciato al volo da fuori trovando la risposta di Leali.
Nella ripresa, la squadra di Zanetti ha alzato il baricentro, sfiorando il gol in un paio di occasioni, fermata dal palo e da un Leali in giornata di grazia. In difesa, invece, la solidità è stata sorprendente, con Montipò mai realmente impegnato e la porta rimasta inviolata per la terza volta nelle ultime quattro gare.
Sviluppi di gioco e punti deboli
Zanetti sfrutta le qualità dei propri giocatori per mantenere un blocco difensivo basso e utilizzare rapide verticalizzazioni, generalmente attraverso lanci lunghi per i laterali. In costruzione parte con un blocco 3+2, formato dai tre centrali e due mediani, che provano a servire direttamente i quinti o l’attaccante centrale, sfruttando la verticalità. La densità sul lato sinistro serve a liberare Tchatchoua a destra, che viene isolato per provare l’uno contro uno. Una volta superata la prima linea di pressione, l’obiettivo è quello di raggiungere il prima possibile le corsie esterne per poter attaccare l’area avversaria con cross e traversoni.
È in fase di non possesso, però, la situazione di gioco in cui il Verona si trova maggiormente a suo agio. Infatti, gli scaligeri sono all’ultimo posto della classifica per percentuale di possesso palla in Serie A con il 38,1%. L’obiettivo è quello di non concedere profondità e spazi tra le linee, con i laterali che si abbassano sulla linea difensiva andando a comporre un 5-3-2.
Fondamentali nel gioco di Zanetti sono l’aggressività senza palla e la marcatura a uomo nella zona. Nel primo pressing, il Verona agisce con intensità marcando a uomo, costringendo la squadra avversaria al lancio lungo, facendosi trovare pronto con i suoi tre centrali, dotati di ottime capacità di intercetto aereo. Una volta riconquistato il pallone, è immediata la verticalizzazione sulle corsie laterali per i quinti e per vie centrali verso la punta (generalmente Sarr), i quali rimangono alti in smarcamento preventivo.
Quando invece l’avversario riesce a consolidare il possesso, il Verona si chiude, lasciando pochi spazi tra le linee. Le fragilità ci sono: la difesa (la peggior difesa del campionato con 59 reti subite) tende a essere troppo irruenta (scaligeri al primo posto per cartellini gialli e rossi), il palleggio è limitato e i gol concessi da calcio d’angolo sono già sei.
Imparare dagli errori
La Roma dovrà essere brava a non ripetere gli errori dell’andata, soprattutto nella gestione delle transizioni e nell’equilibrio difensivo. Il Verona è una squadra che vive sulle disattenzioni altrui e sulle accelerazioni improvvise dopo il recupero palla. Ranieri dovrà lavorare bene sulle marcature preventive, per evitare che gli scaligeri trovino spazio in campo aperto.
Al tempo stesso, sarà fondamentale sfruttare le lacune difensive degli ospiti, con particolare attenzione ai calci piazzati. Sarà Dovbyk ad avere un ruolo chiave, chiamato a lavorare sia in profondità che come punto di riferimento per far salire la squadra, aprendo spazi per i due trequartisti e gli esterni. Sarà importante non abbassare mai il ritmo: i giallorossi hanno dimostrato di poter essere letali se aumentano la velocità della manovra. Il possesso sterile è solo un invito per il Verona a riorganizzarsi.
I duelli sulle corsie laterali saranno determinanti, con Angelino e Saelemaekers che dovranno costringere Bradaric e Tchatchoua a restare bassi, limitando le scelte offensive del Verona. Non sarà una gara semplice, ma è una partita che la Roma non può permettersi di sbagliare. Serve continuità nei risultati, ma soprattutto una prova di maturità mentale: l’obiettivo è troppo importante per lasciarlo sfuggire in una serata distratta.