Lo abbiamo fatto presentando la partita contro la Juventus e nello stesso modo vogliamo iniziare, sottolineando il quadro che si prospettava davanti ai tifosi della Roma al termine di un 2024 estenuante. Dopo la 18ª giornata, Lazio al 4° con 35 punti e giallorossi al 10° con 20, e mai nella storia della Serie A c’era stato un distacco così largo tra le due squadre capitoline alla vigilia del derby d’andata. Sì perché proprio la stracittadina andava ad inaugurare un nuovo anno che si sta rivelando di umore diametralmente opposto rispetto alla prima parte di stagione di entrambe.
Tre mesi e mezzo dopo, nella settimana che porta al confronto di ritorno, quei 15 punti di differenza sono solo un lontano ricordo, diventati 2 dopo che nell’ultimo turno i biancocelesti, vittoriosi a Bergamo, si sono riportati davanti sfruttando il pareggio della banda di Ranieri con la Juventus. A 7 giornate dal traguardo anche un minimo vantaggio può essere prezioso, ma in una furibonda lotta alla qualificazione alla prossima Champions League, con 6 squadre per due posti, tutto può cambiare repentinamente. Questa prima parte di 2025 sorride sicuramente più alla Roma che alla Lazio per risultati.
10 vittorie, 3 pareggi e 0 sconfitte nelle 13 gare di Serie A disputate dalla Magica, mentre per i biancocelesti 5 successi, 5 pareggi e 3 ko, per una classifica che vedrebbe i giallorossi primi con 33 punti e i “cugini” ottavi a 20. Una differenza di 13 punti, quasi quanto quelli che la Lazio aveva di vantaggio alla viglia del primo derby. Vero è però tale scontro prescinde dalla classifica, va oltre quello che è il semplice ma fondamentale obiettivo 4° posto. Baroni cerca riscatto dopo la sconfitta all’andata e il 2-0 subito giovedì sul campo del Bodo Glimt, ma Ranieri sa come si fa.
Il 2-0 dell’andata offre spunti: Dovbyk e centrocampo fondamentali
Il match d’andata è difficilmente dimenticabile, sia per il risultato finale sia per il percorso che la squadra ha fatto da allora, e l’augurio è quello di un’altra serata magica, che sfati il tabù dei derby in “trasferta” per la Roma (ultima vittoria 0-2 datata 4 dicembre 2016, reti di Strootman e Nainggolan). Il 2-0 maturato a gennaio offre spunti importanti a Ranieri, che in quel caso aveva preparato un canovaccio tattico perfetto, inaspettato per Baroni e capace di portare subito i giallorossi sul doppio vantaggio. Quale era stata la chiave tattica?
Lazio che aveva portato fin dalle prime battute di gioco un pressing alto e coraggioso, verso il quale però la Roma ha reagito non incaponendosi in un tiki taka ossessivo e pericoloso. Centrocampo che si è andato a disporre a quadrato, con Koné e Paredes davanti alla difesa e la coppia Pellegrini-Dybala più alta, una disposizione che ha mandato in tilt la mediana biancoceleste, costretta ad alzare Guendouzi e Dele-Bashiru sui due play giallorossi e lasciando Rovella in mezzo al capitano e alla Joya. Bastava a quel punto una palla morbida di Svilar o dei centrali sul petto di Dovbyk, sponda sui trequartisti ed ecco il campo aperto per far male.
I gol di Pellegrini e Saelemaekers vengono fuori proprio così, con la Roma che si limiterà a contenere più o meno bene le scorribande della Lazio nel resto della partita. Facile che Baroni ponga ovviamente l’accento su questi errori che sono costati caro alla sua squadra nel match d’andata, ma il 4-2-3-1 è sempre lo stesso, così come l’attitudine chiesta ai suoi giocatori, e dunque Ranieri calcherà ulteriormente la mano su questo dettame tattico. Certo, Dybala non c’è e Pellegrini risulta non pervenuto praticamente dal primo derby, ma le soluzioni per far male ci sono.
Ampiezza sugli esterni e il lavoro di Rovella e Guendouzi
In fase di non possesso dunque abbiamo dipinto una Lazio piuttosto propensa al pressing alto, anche se Baroni sembra aver adottato un atteggiamento più guardingo dall’andata in poi, ma cosa dobbiamo aspettarci invece per quanto riguarda la costruzione della manovra? Nel primo palleggio, un tra Rovella e Guendouzi si abbassa sulla linea dei due centrali, mentre l’altro rimane in posizione di regia per formare un rombo, congeniale a mandare fuori giri la prima pressione e liberare un passaggio in avanti. I biancocelesti infatti, sia di rimessa che ragionando, cercano spesso la verticalità senza attendere troppo.
Basti guardare il gol vittoria di Isaksen a Bergamo, con Mandas che non si prende rischi nel giro palla, lancia lungo sull’inserimento di Dele-Bashiru, che ha la meglio nello scontro con Hien, prima del tocca finale del danese. Dal centrocampo in poi, lo sviluppo dell’azione è volto a ricercare l’ampiezza sugli esterni, soprattutto su una fascia sinistra che vede Nuno Tavares, che sarà però assente per infortunio, supportare Zaccagni nella manovra offensiva. Il capitano della Lazio è solito accentrarsi proprio per lasciare la corsia libera al portoghese, ma con Pellegrini al suo posto potrebbe esserci meno spinta da questa parte.
La mina vagante può essere un Dia che, seppur in ombra nell’ultimo periodo, ha il compito di cucire tra centrocampo e attacco, fraseggiare con i mediani, smistare verso gli esterni e trovarsi con la punta centrale, ruolo che ogni tanto è lui stesso a dover ricoprire. Il tema del derby in casa Lazio sarà infatti il Taty Castellanos, gestito nella faticosa trasferta di Bodo proprio per averlo dal 1′ domenica.
Rilancio Castellanos, Zaccagni leader e Isaksen segna con le grandi
Abbiamo parlato del fatto che, complici anche le fatiche europee, i biancocelesti non stiano vivendo il periodo migliore della loro stagione, ma il derby ha storia a se. I singoli in grado di incidere la Lazio li ha, a cominciare da una difesa che vanta un Marusic e un Romagnoli entrambi a 4 gol stagionali, il primo tutti in campionato e il secondo con 3 in Europa League. Occhi puntati però su un attacco da tenere sott’occhio, a cominciare dal leader e capitano Mattia Zaccagni.
Già due derby decisi in carriera per lui, nel marzo del 2023 e nel gennaio del 2024, oltre al fatto che sta disputando una stagione da 10 gol e 9 assist in 39 gare (due stagioni fa chiuse a 10+10). Menzione anche per Isaksen, che di reti ne ha siglate solo 4 in campionato, ma 3 di queste nelle due sfide al Napoli e nell’ultimo turno con l’Atalanta. Segna dunque alle grandi, Roma avvisata. E poi c’è Castellanos appunto, con Baroni che ha parlato così dopo il Bodo: “Era in preventivo fare un part-time oggi e farlo giocare di più nel derby. Titolare? Penso di sì, magari non farà 90′ per poi fare la partita di ritorno giovedì”. Il capocannoniere della Lazio non segna in Serie A dal 9 febbraio (5-1 al Monza) e viene da 6 assenze consecutive.
Inserimenti dietro alla linea e totem Ranieri
Verticalità e transizioni offensive veloci, oltre all’abilità degli esterni nell’uno contro uno, sono tutte cose a cui la Roma dovrà fare particolarmente attenzione, per poi far male a sua volta ad una Lazio non perfetta. Le partite di questo 2025 hanno messo in evidenza una difesa sicuramente aggressiva, con Romagnoli e Gila portati a mordere le caviglie degli uomini offensivi, ma che proprio per questo soffre gli inserimenti dietro alla linea, molto spesso non ben posizionata tra centrali e terzini.
Ecco dunque che uomini come Soulé e Pellegrini, i due trequartisti designati, giocheranno un ruolo fondamentale nel match, dovendo farsi trovare tra le linee, cercando Dovbyk e gli esterni e buttandosi dentro a loro volta. Un fattore extra campo poi potrà essere il totem Ranieri: nella sua tripla esperienza da allenatore giallorosso, Sir Claudio non ha sbagliato un colpo, con 5 derby vinti sui 5 disputati. Varrà quel che varrà, ma dal punto di vista psicologico non può che essere una spinta in più, per una Roma che ha la sola vittoria come risultato utile, per la gloria e per l’obiettivo Champions League.