C’è stato un momento, nella stagione 2024-2025, in cui tutto sembrava franare. L’esonero improvviso di De Rossi, la discesa sotto Ivan Juric, il rischio concreto di retrocessione. Ma poi, la svolta: Claudio Ranieri, il ritorno all’orgoglio, la qualificazione insperata in Europa League. E, a chiudere, un messaggio chiaro della proprietà Friedkin: la Roma deve tornare a essere la Roma.
In una città dove ogni vicolo racconta passione e identità, anche un simbolo può diventare “storia”. Lo stemma dell’AS Roma non è soltanto un logo: è una bandiera, un legame emotivo, un pezzo di romanità. Ed è proprio su questo simbolo – nel mezzo di una delle stagioni più complesse della storia recente del club – che si è deciso di ricostruire il ponte tra la società e il suo popolo.
Non è una questione di moduli o di classifica. È una questione d’identità, di simboli e di storia. E oggi, finalmente la Roma torna a parlare la lingua del suo popolo: quella dello stemma con la Lupa e le lettere ASR.
“Siamo orgogliosi di annunciare la progressiva riappropriazione dello storico stemma ASR, un simbolo che incarna l’anima di questo Club” – hanno scritto, Dan e Ryan Friedkin, sul comunicato ufficiale uscito ieri. Un annuncio che non è solo estetico, ma emotivo. E profondamente romanista.
Quel Lupetto sulla Maglia
La storia dello stemma dell’AS Roma è lunga e, a tratti, tormentata. Tutto inizia nel 1927, durante l’atto della fondazione, con uno scudo triangolare: nella metà superiore, la Lupa Capitolina; in quella inferiore, l’acronimo ASR, su sfondo rosso e giallo. Uno stemma che parla romano, forte e chiaro.
Negli anni ’70, mentre il calcio italiano si apre alla modernità, il presidente Gaetano Anzalone affida al designer Piero Gratton l’immagine del club. Nasce così il celebre Lupetto stilizzato, lanciato nel 1978 con la partecipazione di Lilli Carati come testimonial e celebrato anche dal Guerin Sportivo. Essenziale, moderno, magnetico: conquista tutti. È un successo visivo e culturale.
Il Lupetto diventa un simbolo trasversale, che vive accanto (e a volte sopra) lo scudo originale fino al 1997, quando, con Totti Capitano, la Roma riscopre le sue origini: torna lo scudo con la Lupa, in una versione rinnovata. Il Lupetto resta nel cuore, ma è la tradizione a riprendersi il centro della scena.
Poi arriva il 2013 e con esso una svolta controversa: la presidenza Pallotta elimina l’acronimo ASR dallo stemma, lasciando solo la scritta “ROMA”. Una decisione presa in nome del marketing internazionale, ma vissuta dalla tifoseria come uno strappo doloroso, un tentativo di “ripulire” il passato per renderlo più vendibile. Il risultato? Un logo più globale, ma meno romanista.
La scelta dei Friedkin: ritorno al cuore
I Friedkin, oggi hanno deciso di ascoltare la piazza. E dopo un’annata turbolenta, comprendono che per costruire il futuro bisogna prima riconoscere le proprie radici. Così, nel comunicato ufficiale di fine stagione, annunciano il ritorno graduale allo stemma storico: “Questa decisione è un tributo all’identità della Roma. Riflette la nostra convinzione che i simboli di un Club contino, e che onorare le nostre radici sia essenziale per costruire il nostro futuro.”
Il ritorno non sarà immediato. La maglia della stagione 2025-2026 dovrebbe ancora portare il logo attuale, ma si ipotizza che la seconda o la terza maglia possano accogliere il vecchio simbolo. E soprattutto, tutti gli occhi sono puntati sul centenario del club, nel 2027-2028, quando la maglia giallorossa potrebbe tornare a vestire l’emblema che l’ha resa grande.
Una mossa che, ovviamente, ha anche valore economico. Secondo Forbes (maggio 2024), il brand AS Roma vale 110 milioni di euro su un valore totale del club di 710 milioni. Brandirectory l’ha classificata 23ª nella Football 50 del 2024. Lo stemma ASR, quindi, è anche un asset commerciale, oltre che culturale.
La fondazione dell’As Roma
Il tema dell’identità, però, non si ferma al solo stemma. C’è un’altra questione che da anni divide la memoria ufficiale da quella popolare: la data di nascita dell’AS Roma.
L’atto notarile porta la data del 7 giugno 1927, ma per i tifosi romanisti, e per la città, la vera nascita è il 22 luglio, giorno della prima riunione del Consiglio di Amministrazione del nuovo club. Una data che ogni anno viene celebrata da un corteo giallorosso che, alla mezzanotte, si raduna in via degli Uffici del Vicario 35 per rendere omaggio ai fondatori.
Anche su questo punto i Friedkin non restano ambigui: “Il rispetto che dobbiamo ai padri fondatori è pari al rispetto che dobbiamo al sentimento dei nostri tifosi. Pienamente consapevoli del valore storico del 7 giugno 1927, abbiamo deciso che il 22 luglio costituirà il nostro speciale giorno di festa: una pietra miliare annuale per tifosi e società.”
Un gesto simbolico, certo. Ma anche profondamente politico nel senso più nobile del termine: la Roma si allinea finalmente alla sua gente.
Lo stemma come atto d’amore
In una stagione fatta di smarrimento e risalite, la Roma lancia un messaggio che vale più di mille conferenze stampa: i simboli contano. Lo stemma ASR, la data del 22 luglio, la memoria condivisa: sono questi i mattoni con cui si costruisce un futuro credibile.
Perché si può sbagliare una campagna acquisti, si può cambiare un allenatore, si può anche perdere. Ma non si può perdere sé stessi. E oggi, la Roma ha deciso di ritrovarsi. Nello stemma, nella sua fondazione, nella sua storia. E quella Lupa sul petto, prima ancora che un disegno, è un’appartenenza. E non passa mai di moda.