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Testata Giornalistica Aut. Trib. Roma n° 198/18 del 06/12/2018
Direttore Responsabile: Emanuele De Scisciolo
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Per anni la squadra giallorossa ha oscillato tra soluzioni tattiche imposte dai giocatori e adattamenti forzati. Ora, con l’arrivo di Gasperini, il club abbraccia una direzione chiara e irreversibile: niente più compromessi, si riparte da un’identità forte, definita e compatibile.
Nel giorno in cui Roma celebra i suoi santi patroni, la vera consacrazione arriva a Trigoria: Gian Piero Gasperini e Frederic Massara ricevono le chiavi del futuro giallorosso. Un progetto triennale, voluto e garantito da Claudio Ranieri, per riscrivere la storia con metodo, identità e ambizione.
Tra fiducia reciproca e strategie condivise, prende forma la nuova Roma: Gasperini detta la rotta, Massara lavora nell’ombra, Ranieri osserva. Obiettivo: costruire un’identità forte e una squadra stabile ai vertici entro tre anni. Il tempo stringe, ma le idee ci sono.
Massara è tornato a Trigoria e ha già un compito chiaro: chiudere il bilancio in equilibrio senza toccare i pilastri. Ndicka resta il caso più delicato, ma le vere manovre sono su Angeliño e Paredes. Dopo il 30 giugno, spazio ai colpi in entrata: De Cuyper il primo obiettivo.
Abraham e Dovbyk: tra dubbi e speranze, la Roma si affida a Gasperini per rivitalizzare il reparto offensivo
Con Gasperini in panchina, Rensch e Salah-Eddine possono diventare armi preziose per la nuova Roma
Con Massara, Ranieri e Gasperini la Roma torna a ragionare da club vero. Una nuova stagione può cominciare. L’editoriale del direttore.
Gasperini ha scelto la Roma. A Torino fanno le loro riflessioni, qui da noi nessuna offesa: anzi, ci siamo abituati. E un po’ orgogliosi lo siamo.
La separazione da Ghisolfi apre una nuova corsa contro il tempo: la Roma cerca un DS che sappia affiancare Gasperini e costruire un progetto, non solo una rosa.
Con la Coppa d’Africa alle porte e il pressing delle esigenze di bilancio, N'Dicka è al bivio: restare al centro del progetto Roma o diventare una pedina sacrificabile.
La rinuncia di Ranieri alla Nazionale non è un tradimento, ma un atto di fedeltà a sé stesso e alla Roma. Chi lo conosce, non si sorprende.
Se sessanta milioni di italiani sono commissari tecnici, come mai quando serve sul serio, non se ne trova nemmeno mezzo?
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