Doveroso iniziare col dire che il progressivo miglioramento delle condizioni di salute di Edoardo Bove, salutato anche da Ranieri in conferenza stampa, sono la vera grande notizia di tutto quello ciò che è successo dal 17′ di Fiorentina-Inter in poi. Il ragazzo è uscito dalla terapia intensiva e, agli occhi di chi ha avuto il piacere di andarlo a trovare, sta decisamente meglio, già voglioso di tornare in campo. Un qualcosa che però che porta con se tanti se e ma, visto che la situazione è delicata e per nulla semplice. Ciò che anzitutto è da segnalare, è che tale malore potrebbe avere radici profonde da non sottovalutare.
Anzitutto Bove aveva fatto registrare un problema al miocardio già da adolescente, un qualcosa tenuto sempre sott’occhio dalla Roma e dai medici e mai nascosto alla Fiorentina in sede di cessione. Tutto insomma sarebbe stato condotto con il massimo rispetto dei protocolli previsti. Nel 2020 poi il duro colpo della miocardite post Covid, ma anche in questo cosa le analisi hanno confermato la sicurezza nel potergli concedere l’idoneità sportiva. Dopo quello che è successo però, lo scenario cambia, con il ragazzo di fronte ad una scelta importante.
Bove come Eriksen?
Benché le condizioni facciano ben sperare, tornare a calcare i campi di gioco è un processo che dovrà affrontare un percorso tortuoso, e c’è già un primo ostacolo: come riportato da La Repubblica, i cardiologi dell’aritmologia di Careggi potrebbero proporre al classe 2002 di impiantare un defibrillatore cardiaco sottocutaneo, un dispositivo che permetta di tenere sotto controllo gli sbalzi del cuore, il cui utilizzo è previsto dalle linee guida internazionali per le persone che hanno avuto un arresto cardiaco causato da un’aritmia.
Pare che Bove abbia già dato l’ok a tale procedura, che sembrerebbe rivelarsi necessaria per non correre ulteriori rischi, ma tale scelta metterebbe a rischio la sua carriera in Italia: le regole del Bel Paese sono decisamente più ferree rispetto ad altre realtà, e giocare con tale impianto nel corpo è vietato da noi. Un caso che ricalcherebbe quello di Christian Eriksen, costretto a lasciare l’Inter, dopo il malore avuto durante gli Europei del 2021, e a tornare in Inghilterra, dove scendere in campo con il defibrillatore sottocutaneo è consentito.