Sono passati mesi da quel 1° dicembre 2024, Fiorentina-Inter, minuto 17 del primo tempo. Edoardo Bove lascia tifosi e appassionati con il fiato sospeso: si china per allacciarsi le scarpe e, nel rialzarsi, si sente male e si accascia a terra. Dopo l’arresto cardiaco in campo, l’intervento chirurgico per l’impianto di un defibrillatore cardiaco sottocutaneo e mesi di riabilitazione, secondo quanto riportato da Sky Sport, Bove potrebbe presto tornare in campo. Nei giorni scorsi, infatti, il centrocampista ha svolto ulteriori accertamenti, che hanno dato esito negativo: manca poco al via libera definitivo, ma le sensazioni sono positive. Intanto, dal 1° luglio Bove tornerà a disposizione della Roma, per poi valutare la soluzione migliore per il suo futuro, probabilmente all’estero. Proprio sul tema della rigidità dei protocolli sanitari italiani e delle possibili ripercussioni sul futuro di Edoardo Bove, è intervenuto Mario Brozzi. Il medico sportivo, già responsabile sanitario giallorosso dal 1997 al 2009, ha rilasciato alcune dichiarazioni al Messaggero che meritano attenzione.
Brozzi: “Non tornare a giocare anche se solo esistesse un dubbio“
Nell’intervista al quotidiano romano, Brozzi ha aperto alla possibilità di allineare il protocollo medico italiano a quello di altri Paesi, ma ha voluto rimarcare un principio imprescindibile: “Sì, ma ricordiamoci che la vita non ha prezzo. Se c’è anche un solo dubbio che le condizioni fisiche non ci siano, questo basta per escludere il rientro. Ma l’eccessivo rigore che costringe i nostri atleti ad emigrare in altri paesi per giocare non lo trovo giusto”.
Infatti, secondo Brozzi: “Noi medici dello sport dobbiamo uniformarci alle casistiche internazionali. In Italia c’è una regolamentazione molto rigida che fino ad oggi ha funzionato. Ci sono, però, esempi in tante nazioni dove le maglie sono più lasse e molti atleti, con problematiche simili a quelle di Bove, sono tornati a giocare”. Un messaggio chiaro, però, il medico sportivo lo indirizza proprio a Bove: “Di non tornare a giocare anche se solo esistesse un dubbio sulle sue condizioni fisiche”.
Al termine dell’intervista, l’ex responsabile sanitario della Roma ha richiamato alla memoria un precedente simile accaduto in passato: “È accaduto a Montella quando aveva 16/17 anni. Il suo sogno si era infranto. Poi è diventato il Montella che tutti avete apprezzato”. Una storia che sembrava finita prima ancora di iniziare, ma che – come tutti i tifosi romanisti ricordano bene – ha poi portato alla nascita dell’Aeroplanino più famoso di Roma. Un esempio che può dare forza e prospettiva anche a Edoardo.
Bove: “Meritavamo un finale diverso”
Perché Bove si merita di tornare in campo con la maglia della Roma, non solo per le sue qualità tecniche, ma soprattutto perché: “Sia io sia i tifosi meritavamo un finale diverso”, come aveva dichiarato il giocatore prima del trasferimento a Firenze.