Era l’11 luglio 1982 e a Madrid, al Santiago Bernabeu, l’Italia di Enzo Bearzot metteva la parola fine a un Mondiale irripetibile, battendo la Germania Ovest per 3-1. I gol di Rossi, Tardelli e Altobelli regalarono agli Azzurri il terzo titolo mondiale dopo quelli del 1934 e del 1938. Una squadra partita nel silenzio e nelle polemiche, tornata da eroe. Tra i protagonisti assoluti di quel capolavoro sportivo c’era Bruno Conti, che in un’intervista concessa a Sky Sport ha ripercorso quei giorni, tra emozione e orgoglio.
Conti: “Il nostro segreto era l’anima di gruppo”
“Ce lo ricordano ogni tanto con gli amici mandandoci dei video. È emozionante quando scorrono quelle immagini”, racconta l’ex numero 7 della Roma e della Nazionale, ricordando quel torneo che lo consacrò come uno dei migliori in assoluto. Ma al di là delle prestazioni in campo, fu l’aspetto umano a fare la differenza.
“Avevamo il nostro grande timoniere che era Bearzot, con valori condivisi da tutto il gruppo. Eravamo partiti con mille polemiche: non era stato convocato Pruzzo, Paolo Rossi tornava da una lunga squalifica… e nella prima fase si parlava di tutto tranne che di calcio”. Una partenza difficile, eppure da quel caos emerse un’armonia rara. “Il Brasile era la più forte, ma non dimentico la Polonia. Avevamo qualcosa in più: fame, cuore, coesione”.
Quella chat che non si spegne mai
Oggi, a distanza di oltre quattro decenni, quel gruppo è ancora vivo. Non solo nel ricordo degli italiani, ma nel legame tra i suoi protagonisti. “Abbiamo una chat giornalmente attiva. Festeggiamo i compleanni, ci scriviamo nelle ricorrenze, e non mancano gli scherzi”, rivela Conti. Perché quella squadra era prima di tutto un’amicizia, forgiata nella battaglia e temprata nella gloria. Un’Italia irripetibile, che quella sera a Madrid ha scolpito per sempre il proprio nome nella storia.