In un Via del Mare dalle condizioni precarie, una Roma brutta, sporca e cattiva ha superato di misura il Lecce, conquistando le settima vittoria consecutiva in Serie A. I giallorossi hanno conquistato tre punti fondamentali, compiendo un altro passo in avanti in classifica, superando per due notti la Lazio (che fino a poco tempo fa era a +14).
A decidere la gara è stato il sedicesimo centro stagionale di Artem Dovbyk, che nel momento peggiore della sua partita ha realizzato un gol da vero centravanti, sbarazzandosi di prepotenza di Baschirotto, per poi scagliare un potente sinistro alle spalle di Falcone dopo una bella finta su Gaspar. La squadra di Ranieri continua la corsa verso la Champions League, all’alba di una serie di scontri diretti decisivi.
L’analisi del primo tempo: dominio Roma, ma niente gol
Ranieri ha scelto l’undici più affidabile per la sfida, schierando il consueto 3-4-2-1 con Svilar tra i pali, il rientrante Hummels in mezzo tra Mancini e Ndicka, con Saelemaekers e Angelino sulle corsie laterali, Koné e Cristante sulla linea mediana, Soulé e Pellegrini sulla trequarti a supporto di Dovbyk. Giampaolo ha risposto con un 4-2-3-1 con Guilbert, Baschirotto, Gaspar e Gallo in difesa davanti a Falcone, Ramadani e Coulibaly in mezzo, Pierotti, Helgasson e Karlsson alle spalle di Krstovic.
La Roma ha dominato il gioco nel primo tempo, con il Lecce che ha lasciato l’iniziativa per provare ad approfittare delle disattenzioni dei capitolini per colpire in contropiede. Ad inizio gara, in fase di non possesso, la squadra di Ranieri ha atteso inizialmente sulla trequarti concedendo 30 metri alla costruzione degli avversari, mentre la squadra di Giampaolo ha alzato la linea difensiva per costringere i capitolini a trovare soluzioni alternative. Tuttavia, la squadra di Ranieri ha letto bene la situazione, cercando spesso Dovbyk alle spalle della difesa avversaria.
La prima grande occasione della partita è arrivata proprio da un lancio dalle retrovie: rinvio lungo di Svilar, Falcone e Guilbert si sono scontrati al limite dell’area lasciando il pallone nella disponibilità di Angelino, che a porta sguarnita, di sinistro, ha calciato incredibilmente al lato.
In fase di costruzione, Cristante si abbassava per creare gioco, mentre Koné saliva in verticale verso Dovbyk. A metà frazione, la Roma ha iniziato a mettere pressione al Lecce, con Dovbyk e Soulé che hanno coperto i due centrali, mentre Koné si è alzato su Ramadani, come accaduto nella clamorosa occasione sciupata dal francese, che dopo aver rubato palla sull’uscita dal basso dei salentini all’altezza del dischetto si è visto negare la gioia del gol da Falcone. L’obiettivo dei capitolini era di indurre gli avversari al lancio lungo, con i tre centrali sempre attenti a recuperare palla e far ripartire l’azione.
Col passare dei minuti, la Roma ha perso lucidità, complici le difficoltà di Dovbyk nel tenere palla e la giornata negativa degli esterni. Al 36’ è arrivato l’unico squillo del Lecce su un mancato aggancio di Saelemaekers, con Gallo che ha impegnato Svilar con un bel tiro di prima intenzione. Nonostante otto tentativi verso la porta, la prima frazione si è chiusa sullo 0-0.
L’analisi del secondo tempo: Dovbyk la decide, Ranieri la blinda
Nessun cambio all’intervallo, ma il Lecce è rientrato con più coraggio. Giampaolo ha provato a sfruttare la velocità di Banda e N’Dri, mentre la Roma ha iniziato a soffrire qualche imprecisione in fase di palleggio. Krstovic ha persino sfiorato il colpaccio con un tiro da 40 metri dopo un rinvio di Svilar, con il pallone uscito di poco.
La Roma è poi tornata in partita con una serie di combinazioni rapide, come quella sulla fascia sinistra tra Pellegrini e Angelino, con assist per la girata di Dovbyk respinta da Falcone. Al 67′ Mancini ha mandato la palla in porta sulla sponda di Dovbyk, ma il gol è stato annullato per fuorigioco.
Con il calo progressivi dell’ucraino, sembrava quasi scontato il cambio con Shomurodov. Invece, Ranieri ha mandato in campo l’uzbeko e Baldanzi per Pellegrini e Soulé, disegnando un 3-4-1-2, in modo da liberare Dovbyk sia dalla pressione fisica del Lecce, sia dalla pressione di essere l’unico riferimento offensivo. La scelta si è rivelata azzeccata.
Su un rilancio lungo, Dovbyk ha vinto un duello di forza con Baschirotto, poi con una finta ha mandato fuori giri Gaspar prima di scaricare un sinistro potente che ha battuto Falcone sul primo palo. La Roma ha gestito il finale con grande maturità, sfiorando il raddoppio con un ultimo tentativo di Dovbyk (uscito poi per crampi), ancora fermato da Falcone. Nel recupero, Shomurodov ha avuto due occasioni per chiuderla, ma è stato poco cinico. Missione compiuta, però, e settima vittoria di fila in campionato.
Ranieri, solidità ritrovata e mosse decisive
Il gol vittoria lo ha realizzato Dovbyk, ma grande merito va dato alla bravura di mister Ranieri e alla sua capacità di preparare bene la partita e nel saperla leggere. La mossa del doppio centravanti è stata perfetta e pochi minuti dopo l’ucraino ha messo a segno l’undicesimo sigillo in campionato, il terzo da 3 punti nelle ultime quattro partite di campionato.
Ancora una volta, la Roma ha mostrato una grande organizzazione difensiva: in questa striscia di sette vittorie consecutive ha concesso un solo gol, quello di Da Cunha contro il Como. Ben cinque successi per 1-0, segnale di una squadra che sa soffrire, ma anche di una certa difficoltà nel chiudere le partite, come dimostrato delle occasioni sprecate da Angelino, Koné e Shomurodov.
In difficoltà, invece, Saelemaekers, autore di troppi errori palla al piede e ammonito (salterà la Juventus), e Pellegrini-Soulé, che non hanno dato lo stesso contributo di Paulo Dybala.
Ora viene il difficile
La vittoria di Lecce tiene la Roma in corsa per la Champions League, ma adesso arrivano i test decisivi. La prossima settimana, all’Olimpico, i giallorossi sfideranno la Juventus, nel primo di una serie di scontri diretti che diranno molto sulle reali ambizioni della squadra. Sette vittorie consecutive sono un segnale. Ora serve il passo finale per confermarsi tra le grandi.