Giorni in cui il tifoso della Roma non sa veramente più da che parte girarsi, con notizie fresche ed importanti ogni giorno su numerosi fronti. Il focus della squadra torna sul Lecce, con i vari Nazionali che stanno tornando per ributtare la mente su un campionato da chiudere con la qualificazione Champions, l’intervento a Dybala è riuscito, con annesso iter riabilitativo in programma, e Gasperini è sempre più serio candidato per la panchina del futuro. In tale marasma, c’è il tempo anche per rivangare il passato, con Fabio Capello che si è concesso ai microfoni di RSI Svizzera.
Dopo le dichiarazioni piccate su Guardiola, definito “arrogante” dall’attuale opinionista di Sky Sport, questa volta il bersaglio è stato Totti, preso in causa ricordando alcuni aneddoti dell’anno dello scudetto: “Lui era un centrocampista avanzato con una grande visione di gioco, ma non correva e non aveva dribbling“, ha sentenziato Don Fabio, che sul famoso cambio nello scontro diretto contro la Juventus (2-2) ha poi aggiunto: “Avevo visto che non era la giornata di Totti, mi serviva brio e buttai in campo Nakata e anche Montella. Ebbi questa intuizione, che serve nel nostro mestiere. Furono i loro gol a farci pareggiare la partita, decisiva per i campionato”.
Qualche parola al miele in più sul Pupone era lecito aspettarsela, anche perché non sarà certo stato un velocista, ma sulle doti di dribbling avremmo decisamente un’altra opinione. Capello ha poi ricordato la festa con spavento contro il Parma: “Mi ricordo ancora l’arrabbiatura a 10 minuti dalla fine del match. Ci fu un’invasione di campo, rischiavamo la sconfitta a tavolino. Ero una belva, i tifosi non avevano capito il pericolo”.
“Rivera e Baggio gli italiani più grandi di sempre”
La chiacchierata concessa da Capello non ha toccato solo temi legati alla Roma, ed un passaggio degno di nota è sicuramente quello su Rivera e Baggio, il primo suo compagno il secondo allenato in rossonero: “Sono loro i giocatori italiani più grandi di sempre. Roberto purtroppo faceva solo fisioterapie al Milan, non si allenava mai, aveva un ginocchio disfatto. Si allenava poco ma vedevi le grandi qualità che aveva. Non era assolutamente un giocatore ingombrante, al Milan c’era dei leader che avevano portato avanti la storia del club. Baggio aveva tutto, dribbling, visione di gioco e faceva gol”.