Como-Roma 2-0: rivoluzione in arrivo? Le lacune giallorosse e un gennaio che sa già di ultima spiaggia

Una sconfitta meritata, scelte discutibili e un attaccante da 40 milioni che pesa come un macigno: la Roma continua a deludere.

Solo la Roma
Solo la Roma
Dovbyk con la maglia della Roma

Ci sono sconfitte che lasciano il segno e poi, per questioni di matematica e dovendo per forza tirare le somme, arriva anche Como-Roma, una partita che ha messo in evidenza tutto quello che non va in questa squadra. La rivoluzione di mercato promessa dai Friedkin per gennaio sembra già il rifugio mentale per tifosi e società, ma intanto la realtà è che i giallorossi hanno perso 2-0 contro una squadra che, con tutto il rispetto, dovrebbe rappresentare poco più di una formalità per una Roma con ambizioni europee.

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Un primo tempo ingannevole

La partita inizia con una Roma che, pur senza brillare, almeno mantiene il possesso palla e costringe il Como nella propria metà campo. Non che i tifosi stessero applaudendo a scena aperta, ma almeno si poteva pensare che la squadra avesse un’idea. Il primo tempo si chiude sullo 0-0, senza grandi emozioni, ma con la sensazione che bastasse un minimo di incisività per portare a casa il risultato.

Poi, però, arriva la ripresa, e con essa, la solita confusione.

“Il cambio che cambia” tutto (in peggio)

E qui arriviamo al nodo della questione: Ranieri, un allenatore che di esperienza ne ha da vendere, decide di iniziare la ripresa con un cambio che definire incomprensibile è poco. Fuori El Shaarawy, forse non scintillante ma comunque uno dei pochi in grado di inventare qualcosa, e dentro Dovbyk, il “grande attaccante” da 40 milioni arrivato dal Girona e che ormai somiglia più a un meme che a un calciatore.

L’ucraino, ancora una volta, si dimostra completamente inadatto a guidare l’attacco giallorosso. Lento, macchinoso, incapace di fare movimento o tenere un pallone. La domanda sorge spontanea: a chi è sembrata una buona idea spendere 40 milioni per lui? Perché ora quei soldi pesano come un macigno, non solo nelle casse societarie, ma anche sul morale di una squadra che sembra giocare con un uomo in meno ogni volta che lui è in campo.

Ranieri, perché?

La scelta di insistere su Dovbyk appare ancora più inspiegabile considerando il momento della partita. La Roma, che fino a quel momento aveva controllato il gioco, si ritrova improvvisamente a doversi difendere dagli attacchi di un Como che prende coraggio e inizia a dominare. Gli altri cambi di Ranieri non fanno che peggiorare la situazione: la squadra si abbassa, perde compattezza e subisce due gol che avrebbero potuto essere anche di più.

La sconfitta è assolutamente meritata, e stavolta la responsabilità non può che essere addossata anche a Ranieri. Le scelte alla fine del primo tempo hanno compromesso una partita già di per sé difficile, ma che la Roma stava fino a quel momento controllando, e la sensazione è che l’allenatore stia cercando di rilanciare a tutti i costi giocatori che non hanno nulla da dare. Senza fraintendimenti, perché il coraggio di una squadra emerge dalla fiducia di un tecnico, ma questa speranza alle volte sarebbe meglio tenerla nel cassetto, osservando poi i legittimi risultati. Nessun attacco al mister e al cuore giallorosso di un uomo che non merita certo di essere contestato o biasimato, ma quanto osservato nella ripresa di Como-Roma sembra proprio voler portare in superficie la delusione di una piazza che, per l’ennesima volta, voleva provare a rilanciare un calciatore che non sembra proprio capace di lasciare il segno nella Capitale. Possibile dunque il dubbio, legittimo l’interrogativo: Dovbyk chi?

Rivoluzione a gennaio? Ma con chi?

Dopo una partita del genere, è impossibile non pensare al mercato di gennaio. I Friedkin promettono una rivoluzione, ma il problema è capire con quali risorse e, soprattutto, con quale strategia. Perché se 40 milioni sono stati spesi per Dovbyk, c’è il timore che il mercato di gennaio possa rivelarsi l’ennesimo fallimento.

Inoltre, una rivoluzione non può essere solo una questione di nomi. La squadra manca di identità, di equilibrio e di idee. E finché questi problemi non verranno affrontati, non ci saranno nuovi acquisti in grado di cambiare le sorti della Roma. Ranieri ha fiducia e la tifoseria, tutta, resta vicina al mister che non ha certo bisogno di farsi amare dopo quanto fatto in carriera, ma la discussione e le perplessità iniziano già a manifestarsi; perché ci sono appena due punti da una zona che non vuole far smettere gli incubi che, adesso, non sembrano più così prematuri.

Dov’è la Roma?

La vera domanda che emerge da Como-Roma non è tanto cosa accadrà a gennaio, ma dove sia finita la Roma. Una squadra che, partita dopo partita, sembra perdere sempre più fiducia, trascinata in un vortice di errori tattici e scelte di mercato discutibili.

Le promesse di mercato non bastano più. I tifosi meritano risposte, ma soprattutto una squadra che torni a combattere con orgoglio e ambizione. Perché perdere contro il Como non è solo un campanello d’allarme, è un segnale che il fondo è già stato toccato.

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