Siamo entrati nel vivo di una settimana cruciale per la stagione della Roma, verso un derby, affidato a Sozza, fondamentale ovviamente per la supremazia cittadina ma soprattutto per una corsa al 4° posto che potrebbe subire notevoli scossoni grazie a tale partita. Ad aggiungersi però alle questioni campo, al mercato e alla scelta di quello che sarà il prossimo allenatore, sembra essere tornato in discussione anche il futuro di Claudio Ranieri, che da diverso tempo, per non dire dalla stretta di mano avuta a novembre con i Friedkin, appariva come già deciso a tavolino.
Smetterà di allenare, e questo è risaputo e legittimo, con il club che da subito gli aveva garantito un futuro da dirigente: “Da giugno assumerà un ruolo dirigenziale senior e sarà consulente della proprietà per tutte le questioni sportive del club”, si leggeva sul comunicato datato 14 novembre 2024, che ne sanciva il ritorno alla Roma. Tempo ne è passato, e da allora non solo non sono stati delineati con esattezza quali dovranno essere i futuri compiti del tecnico testaccino, ma toni e prospettive sembrano essere cambiate, con lo stesso Ranieri che ora sembra più cauto.
Si è passati dal “Ho iniziato nella Roma da giocatore e finirò come allenatore e dirigente”, al “Sono impegnato 50 e 50 tra campo e futuro”, fino al “Contributo al momento delle scelte per la prossima stagione”. Dopo il match con la Juventus però la doccia fredda: “Voglio vedere cosa c’è oltre il calcio. Non credo che sarò un dirigente ma un consigliere del presidente“. Un ridimensionamento che non può che sfociare in dubbi e interrogativi tra i tifosi giallorossi, perché adesso è lecito chiederselo: cosa sarà esattamente Ranieri per la Roma?
Impronta romana: Ranieri serve oltre il nuovo allenatore
Un cambio di pensiero e di esternazioni come questo porta inevitabilmente a pensare che quell’incidenza che Sir Claudio avrebbe dovuto avere dal termine della stagione in poi, nella gestione del club e nelle scelte da fare riguardo alla squadra, possa essere minore del previsto. I Friedkin, come anche altre proprietà straniere, hanno consulenti esterni per gestire la componente calcio, una politica che in Italia non sempre ha portato frutti, e l’impronta romana di Ranieri serviva proprio a riportare ordine, a far capire come nella capitale ci sia bisogno di una figura che la capisca e la sappia prendere dal verso giusto. Il suo compito non può limitarsi alla scelta del nuovo allenatore, e la speranza è che la proprietà, dopo i tanti errori di quest’anno, lo abbia capito.