Una sconfitta che porta con se tanti rimpianti quella maturata a San Siro, più per l’atteggiamento e gli errori commessi che per il risultato in se. Una Roma timida ad inizio gara e autrice di obbrobri difensivi costati carissimo, poi un moto d’orgoglio che l’ha portata a creare tanto senza concretizzare e nuovamente punita su contropiedi ormai fatali per lei. Tanti i giocatori sotto tono, da un Hummels a tratti drammatico a Paredes e Koné probabilmente spompati, fino ad un Dybala spento e ad un Pellegrini fantasma in questa squadra.
Qualche timido segnale il capitano lo aveva dato con Ranieri, ma trattasi di sporadici lampi in un cielo stracolmo di 4 e 5 in pagella. Nel goffo tiro “senza giro” di ieri sera, spentosi a lato, c’è dipinta la sua stagione, dopo che nella stessa porta aveva fallito il facile gol del pareggio nel match di campionato di poco più di un mese fa. Pellegrini non incide più, avviluppatosi in un vortice di negatività che lo sta spingendo sempre più in basso. 2 gol (solo uno su azione) e 1 assist in 18 gare di Serie A, ma non sono solo i bonus da fantacalcio a preoccupare.
Sofascore ci dà l’idea dell’incredibile involuzione del numero 7 giallorosso: 101° posto in campionato per dribbling riusciti (appena 9 da agosto in poi), per un giocatore che faceva dello spunto e della giocata di fino un suo marchio di fabbrica. 202ª posizione per palle rubate (solo 14), 342 passaggi riusciti (18° tra i centrocampisti), solo 1 azione creata (22° tra i centrocampisti) e leggermente meglio sui passaggi chiave, con 21 ed una media di 1,17 a partita. Numeri impietosi che esulano dallo scontro tra chi lo difende e chi lo critica, anche in maniera eccessiva, per questioni di campo e non.
Il rinnovo un miraggio, l’addio una necessità
Già in questo mercato di gennaio i Friedkin avevano lasciato intendere che un’offerta per cedere Pellegrini fosse estremamente gradita, qualsiasi fosse l’acquirente. Niente di serio è arrivato sulla scrivania di Ghisolfi, ma la situazione rimane piuttosto chiara: il rinnovo di un contratto in scadenza nel 2026 è un miraggio, con il rendimento del capitano in campo che non fa che confermare le intenzioni del club. L’addio diventa una necessità sia per il giocatore, che ha bisogno di trovare serenità altrove, che per la Roma, anche se l’ingaggio da 4 milioni e le prestazioni offerte non renderanno facile il tutto.