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Fascia da capitano, la Roma di Gasperini ridisegna le gerarchie

La Roma domina in amichevole e Gasperini affida la fascia a El Shaarawy, dopo averla consegnata a Cristante nella partita precedente. Si aprono così nuovi interrogativi sulla posizione da capitano e su Pellegrini, il cui ruolo da leader sembra sempre più in bilico

Sara Paoletti
3 min di lettura

La Roma ha disputato ieri la sua seconda amichevole estiva al centro sportivo Fulvio Bernardini, dominando per 9-0 l’UniPomezia. Se il risultato è stato netto, a suscitare particolare interesse è stata ancora una volta la questione della fascia da capitano. Con Lorenzo Pellegrini ancora out, il nuovo allenatore Gian Piero Gasperini ha voluto subito mettere in chiaro l’importanza di questo ruolo, aprendo nuovi interrogativi sulle dinamiche di leadership e sulle gerarchie all’interno dello spogliatoio giallorosso.

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La filosofia di Gasperini sul capitano

Nel corso della sua carriera, l’allenatore piemontese ha sempre adottato un criterio ben preciso per la scelta del capitano: l’anzianità. Premiare il giocatore con il maggior numero di presenze nel club sembra essere una linea che Gasperini ha confermato anche nelle sue prime due uscite stagionali alla guida della Roma.

Nella prima amichevole contro il Trastevere infatti la fascia è finita al braccio di Bryan Cristante, preferito a Gianluca Mancini. Una scelta che, a prima vista, può sorprendere: Mancini è storicamente considerato il “vice” di Pellegrini, oltre a essere un leader riconosciuto tanto nello spogliatoio quanto tra i tifosi. Tuttavia, Cristante conta quasi 30 presenze in più rispetto a lui, dettaglio che potrebbe aver influito in modo decisivo sulla scelta di Gasp.

Nel secondo test estivo, contro l’UniPomezia, il tecnico ha invece affidato la fascia a Stephan El Shaarawy, altro veterano della rosa. Una giornata speciale per il Faraone, che ha guidato la squadra da capitano sotto gli occhi di Diego Perotti, ospite d’onore al centro sportivo Fulvio Bernardini.

Pellegrini, capitano da ritrovare?

Un discorso che inevitabilmente coinvolge anche Lorenzo Pellegrini. Sebbene la sua romanità e l’attaccamento viscerale ai colori giallorossi siano fuori discussione, le sue ultime stagioni sono state segnate da prestazioni altalenanti e da una leadership che, almeno sul campo, è parsa affievolirsi.

Gasperini, dal canto suo, sta lavorando per ridefinire fin da subito le gerarchie interne, sia tecniche che caratteriali. Il messaggio è chiaro: la leadership non si eredita, ma si conquista ogni giorno, con l’esempio e la continuità. Le sue prime scelte sembrano andare proprio in questa direzione, rompendo con le consuetudini recenti del club e privilegiando criteri più oggettivi, distanti da logiche emotive o simboliche.

Dispiace dirlo, soprattutto per un ragazzo romano, romanista e legato profondamente alla maglia come Pellegrini, ma è lecito oggi chiedersi se il suo ruolo da capitano sia ancora saldo o se, con l’arrivo di Gasperini, possa davvero essere rimesso in discussione.

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Una passione nata sugli spalti e cresciuta con il tempo. Da tifosa a professionista, voglio raccontare il calcio con la stessa energia con cui tifo Roma.
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