Ormai ci siamo, la riserva sul prossimo allenatore della Roma sta per essere sciolta. A meno di clamorosi colpi di scena, sarà con ogni probabilità Gian Piero Gasperini a sedere sulla panchina giallorossa la prossima stagione. Manca solo l’ufficialità e poi la Roma e i suoi tifosi avranno il tanto agognato successore di Claudio Ranieri. Una trattativa nata e maturata negli ultimi giorni, a causa del mancato accordo tra la società bergamasca e il tecnico piemontese per il rinnovo del contratto? Nemmeno per sogno. La verità è che la Roma, analizzando la situazione, aveva già ottenuto mesi fa il “si” definitivo di Gasperini. E a confermare – seppur indirettamente, questo è certo – che il matrimonio si era già concluso, sono stati proprio gli stessi protagonisti di questa vicenda, Claudio Ranieri e Gian Piero Gasperini.
Quegli indizi celati
Che Ranieri sia, ormai da anni, un grandissimo estimatore dell’allenatore di Grugliasco, non è mai stato un segreto. Il tecnico testaccino lo ha ribadito anche ai microfoni di Sky Sport, dopo la strepitosa vittoria dell’Atalanta nella finale di Europa League 2024: “voglio fare i complimenti a Gasperini, l’Atalanta è stata l’orgoglio di noi italiani. Ieri notte ho mandato un messaggio a Tullio Gritti – vice di Gian Piero Gasperini – che conosco da una vita, e gli ho detto che sono stati meravigliosi“. Parole che evidenziano enorme stima nei confronti dell’ex tecnico di Palermo e Genoa – e, a breve, anche dell’Atalanta – e un’amicizia di vecchia data col suo vice. Elementi tutt’altro che trascurabili per portare avanti una trattativa in modo riservato ma efficace.
Ma i veri indizi – abilmente celati – sono emersi, uno dopo l’altro, nel corso della stagione appena terminata, durante la quale Ranieri, tornato per la terza volta sulla panchina giallorossa, ha avuto il duplice compito di risollevare la Roma per portarla di nuovo in Europa (missione compiuta con il quinto posto finale), e di individuare la futura guida tecnica per la panchina giallorossa. La ricerca, supportata dal lavoro del DS Florent Ghisolfi, entra nel vivo a Febbraio 2025, quando al Presidente Friedkin viene presentata una lista con i nomi dei possibili allenatori, tra i quali spicca, su tutti, proprio quello di Gian Piero Gasperini. Nello stesso mese – curiosamente – il tecnico dell’Atalanta, alla vigilia della sfida contro l’Empoli, lascia intendere una possibile separazione dalla società bergamasca: “C’è un inizio e una fine. Vedremo a fine anno se andare a scadenza – prevista per il 30 Giugno 2026 – o interrompere già al termine di questa stagione.” Casualità? Forse si. O forse no.
Passa appena un mese ed altri due tasselli vanno ad arricchire il mosaico: il primo lo fornisce ancora Gasperini, che, intervistato dalla Rai alla cerimonia del Premio Bearzot, regala, incredibilmente, parole al miele per la Roma: “Piazza straordinaria e pubblico incredibile. La Roma è come la Nazionale, piace a tutti, è un motivo d’orgoglio il loro interesse.” Interesse evidentemente ricambiato. Il secondo, di tassello, arriva due giorni dopo con l’incredibile rivelazione di Ubaldo Righetti, ex calciatore giallorosso degli anni ’80, che afferma: “La Roma ha già l’accordo con Gasperini, è lui il prescelto per la panchina. Resta solo da risolvere l’uscita con l’Atalanta, ma l’accordo tra lui e la Roma c’è!“.
Infine, a Maggio, arrivano altri segnali importanti. Intervistato da La Repubblica prima dell’ultima gara di campionato con il Torino, Claudio Ranieri risponde in maniera netta alla domanda sulla futura guida giallorossa: “L’allenatore c’è già, ma sarà il presidente a decidere quando dirlo.” Pochi giorni dopo Gasperini, nella conferenza post Atalanta-Parma, esprime un concetto che lascia poco spazio ai fraintendimenti: “Ho la sensazione che molti giocatori potrebbero salutare e non sono in grado di garantire gli stessi risultati. Mi dispiace dover abbassare l’asticella per la prima volta, servirà un confronto con la società.” Parole che risuonano come un addio anticipato. Non possiamo sapere se più indizi insieme facciano davvero una prova, come sosteneva Agata Christie, ma è certo che nel calcio le coincidenze raramente sono davvero casuali.
Lavorare sottotraccia, una necessità
Ma allora, perché tenere nascosto un accordo che – con ogni probabilità – era stato già raggiunto mesi fa? Innanzitutto per non destabilizzare e deconcentrare due ambienti, come quelli di Roma e di Bergamo, in lotta fino alle ultime giornate per prestigiosi piazzamenti europei. In secondo luogo – e non è un dettaglio trascurabile – perché il contratto di Gasperini prevedeva ancora un altro anno di contratto con scadenza al 30 Giugno 2026. Ma forse il vero motivo, almeno dalle parti di Trigoria, potrebbe essere stato un altro: il malpancismo della piazza giallorossa nei confronti dell’allenatore piemontese. Negli ultimi anni, infatti, il rapporto a distanza tra il tecnico di Grugliasco e la tifoseria romanista non è di certo stato idilliaco.
Sono state tante, infatti, le stoccate mandate dal Gasp alla Roma, soprattutto quando nella Capitale c’era un certo Josè Mourinho, accusato di nascondere le sue lacune tecniche dietro comportamenti teatrali, dentro e fuori dal campo. Ma le tensioni non si sono di certo attenuate col passare del tempo. Nella stagione 2023-2024 – quella terminata con De Rossi in panchina al posto del tecnico portoghese – Gasperini aveva commentato con leggerezza, minimizzandolo, il malore di Evan Ndicka durante Udinese-Roma, definendolo come un episodio “che non era nemmeno da codice giallo“. Parole che, ancora oggi, non sono mai state accettate dal popolo romanista. Non a caso il giorno successivo a Roma-Milan, quando le prime voci di una vicinanza con il Gasp circolavano con insistenza, fuori dall’Olimpico è apparso uno striscione inequivocabile firmato Curva Sud: “Rispettate la nostra storia. Non portare quella m…. di Gasperini a Trigoria!“.
Ecco allora spiegati, uno dopo l’altro, i motivi per cui è stato necessario lavorare sottotraccia. Ci voleva tempo. Tempo per permettere alla piazza di digerire l’idea di un allenatore sgradito fino a ieri. Tempo per trasformare quel brutto malpancismo in un sopportabile bruciore. E oggi, forse, quel tempo è finalmente alle spalle.