Un bambino che tocca il fuoco impererà a non farlo più, percependo il dolore di quel momento, ma l’arte di imparare dai proprio errori è un qualcosa che si sviluppa nel tempo, che porta a cadere, rialzarsi, cadere di nuovo e trovare nuovamente la forza di reagire. Un esame di coscienza la Roma lo dovrà fare in tal senso. Proprio in questa sede, dopo il 3-2 dell’Olimpico contro il Porto, parlavamo dell’autolesionismo dei giallorossi, di quell’insana predisposizione al farsi del male da soli, cosa che aveva permesso alla squadra di Anselmi di portarsi in vantaggio e di rimanere aggrappata al match fino all’ultimo minuto.
A Bilbao il finale è stato ben diverso, perché sì, giocare col fuoco è pericoloso, e non sempre ne esci indenne. Al San Mames si materializza la serata peggiore che qualsiasi cuore giallorosso potesse immaginare, una sconfitta arrivata tramite cottura lenta, in 90′ di sofferenza ed agonia difficili da sopportare. Con calma parleremo di Hummels, di Turpin e di tutto ciò che la sfida ai baschi ha offerto, ma il 3-1 finale contro l’Athletic Club consegna alla squadra anzitutto quella sentenza che la fiducia delle ultime settimane aveva oscurato dalla mente dell’ambiente: cala il sipario sull’Europa League della Roma, ed anche il secondo obiettivo, dopo la Coppa Italia, sfuma.
Follia Hummels e beffa al 48′: il primo tempo
L’11 scelto da Ranieri è molto simile a quello dell’andata, con sole due novità: il ritorno di Paredes dopo la squalifica, al posto di un Koné ritenuto in questo momento non in forma smagliante, e Hummels appunto, quel calciatore dato per scontato in certe partite ma che, sensazione diffusa, non avrebbe giocato senza l’infortunio di Celik. Inizio di primo tempo infuocato come da pronostico, merito di un San Mames che funge da arma in più per l’Athletic, ma la Roma non si lascia impressionare, colpisce un palo con Cristante (in fuorigioco) e gira palla con tranquillità, anche troppa col senno di poi.
E succede dunque che proprio quel campione del mondo, quel giocatore con l’esperienza maggiore del gruppo, commetta una leggerezza imperdonabile: passaggio debole in orizzontale a centrocampo verso Mancini, intercetto di Sannadi che si lancia la palla in avanti e trova l’intervento disperato in scivolata del difensore tedesco. Per Turpin è chiara occasione da gol, o più volgarmente “fallo da ultimo uomo”, e dunque cartellino rosso per Hummels all’11’ del primo tempo, una mazzata che offre uno scenario apocalittico del resto della partita.
Roma che si compatta in un raffazzonato 4-3-2, con Baldanzi a sacrificarsi da mezz’ala ed un Ranieri che chiede fino alla noia ai suoi di rimanere stretti per non lasciare tracce interne all’Athletic. La difesa dei giallorossi è piuttosto buona, anche se due occasioni per la squadra di Bilbao ci sono: il palo con tiro a giro di un Nico Willimas scatenato sulla destra ed un Sannadi impreciso davanti a Svilar. Se già il rosso a Hummels aveva fatto capire l’andazzo della serata, la beffa è servita al 48′, nell’ultimo pallone disponibile della prima frazione, con Berchiche che va al cross, prolungato sul secondo palo e messo in rete dallo stesso Nico Williams.
Ranieri sull’espulsione: “Netta”, ma il DOGSO non è rispettato
La sciocchezza commessa dal difensore tedesco è imperdonabile, tant’è che sul suo profilo Instagram sono arrivate le immediate scuse a tutto il popolo romanista, ma un’analisi più approfondita sull’accaduto è doverosa. A cominciare dalle parole di Ranieri a Sky Sport nel dopo partita, francamente inaspettate: “Per me espulsione chiara e netta quella di Hummels, ha fatto un grosso errore ma succede”. Da ammirare sicuramente l’onestà intellettuale di un gentiluomo come Claudio, ma al di là della sorpresa di udire tali dichiarazioni, ci vediamo paradossalmente costretti a non allinearci con quanto detto dal mister.
Come spiegato dallo stesso Gianpaolo Calvarese, ex arbitro, pochi minuti dopo l’accaduto, mancano alcuni parametri fondamentali per rientrare nel DOGSO (Deny an Obvious Goal Scoring Opportunity): punti cardine di tale fattispecie sono la lontananza dalla porta, e in questo caso eravamo a quasi una 50ina di metri di distanza, la possibilità di un compagno di recuperare, con Mancini in ritardo ma in grado di tentare, e la direzione del pallone al momento del fallo, con Sannadi che lo aveva lanciato leggermente verso l’esterno, non direttamente verso Svilar. Ci “perdonerà” Ranieri, ma la decisone di Turpin, e soprattutto del VAR, è decisamente sbagliata e determinante nel risultato finale.
Svilar regge fin che può, Paredes di rigore: il secondo tempo
La bolgia di Bilbao spinge l’Athletic attraverso un secondo tempo che inizia come era finito il primo. La banda di Valverde mantiene il controllo del pallone in attesa del varco giusto, con la Roma arroccata dietro come può. Un miracolo di Svilar nega il gol a Berenguer poco dopo l’ora di gioco, ma la diga giallorossa crolla al 68′ con quei maledetti calci d’angolo da sempre arma importante dei baschi e spesso punto debole della squadra di Ranieri: terzo tempo di Yuri Berchiche sul primo tempo e palla spizzata verso il secondo palo, dove questa volta il portiere belga non può arrivare.
Speranze della Roma che crollano definitivamente quando, a 8 minuti dal 90′, Nico Williams si mette in proprio, manda al bar mezza difesa capitolina e insacca con un dolce pallonetto. In un secondo tempo che aveva visto i giallorossi affacciarsi in area avversaria soltanto una volta, con sgroppata e tiro di Shomurodov ben parato da Agirrezabala, l’ulteriore beffa ironica arriva in pieno recupero, con Paredes che trasforma l’inutile rigore guadagnato da El Shaarawy. Il 3-1 finale è dolorosissimo e spegne le luci su un’Europa League che da mesi era diventata l’obiettivo principale del club.
Esterni in difficoltà, Dovbyk è indisponente
Un’analisi di quello che è stato o che poteva essere il canovaccio tattico della partita della Roma risulta praticamente impossibile, vista la follia di Hummels ad inizio gara, ma qualcosa si può certamente dire. In grande difficoltà gli esterni, tanto Rensch con Nico Williams quanto un Angelino mai così in affanno negli ultimi mesi, proprio laddove i giallorossi, nella gara d’andata, erano stati praticamente impeccabili. Per il resto una squadra che si è sbattuta in ogni zona del campo, ma arriviamo al tasto veramente dolente.
Che dopo l’espulsione diventasse una partita tosta anche per lui, con pochi palloni, imprecisi ed in profondità, era ovvio, ma un Dovbyk così indisponente è stato oggettivamente fastidioso da vedere. All’ucraino si è sempre accusato una presenza in zona gol troppo estemporanea, ma ciò che a Bilbao ha irritato è stato il suo atteggiamento, la poca grinta nel lottare sulle palle sporche che arrivano, l’assenza di voglia nel mordere le caviglie degli avversari e di correre alla morte per provare ad allungare ed impensierire i difensori dell’Athletic. Shomurodov ha i suoi limiti, ma un’occasione da solo se l’è creata, e l’impegno per la maglia non è mai mancato.
Resta solo il campionato: tra Europa e Champions League
Un’eliminazione dolorosa sia per il modo in cui è maturata sia per il fatto che tale periodo d’oro che la Roma sta vivendo aveva creato una fiducia tale da aver allontanato negatività e brutti pensieri. Bilbao invece non rivedrà più la Roma quest’anno, in una finale al San Mames che tutto l’ambiente desiderava, per vendicare il furto materializzatosi a Budapest due anni fa. Ora resta solo il campionato ai giallorossi, quella Serie A che è stata isola felice in questo 2025.
Confermare la propria presenza in Europa League diventa dunque l’obiettivo minimo della stagione, fondamentale tanto per questioni economiche quanto di prestigio del club. Tempo per leccarsi le ferite per il post Athletic non ce ne, visto che la 29ª giornata vede la Roma ospitare il Cagliari e la coppia Bologna-Lazio (rispettivamente 6ª e 5ª a +4 e +5) affrontarsi nello scontro diretto. A 6 lunghezze di distanza poi c’è la Juventus, impegnata al Franchi di Firenze, e sognare la Champions non costa nulla, con Ranieri che dovrà essere bravo anzitutto a fare ciò che ha sempre fatto alla grande: entrate nella testa dei giocatori ed eliminare in fretta le scorie di Bilbao.