Le rimonte in stagioni balorde, per quanto suggestive ed appassionanti se felici, hanno uno scotto da pagare: ogni piccolo passo falso pesa il doppio, e rischia di far raffiorare nell’ambiente vecchi fantasmi con facilità disarmante. Evitare ciò sarà il tema centrale in casa Roma nei pochi giorni a disposizione prima del ritorno in campo, posto che il tempo per leccarsi le ferite dopo la disfatta di Bilbao non c’è. All’orizzonte la sfida dell’Olimpico contro un Cagliari in piena lotta salvezza, che ha dimostrato di saper mettere in difficoltà chiunque.
Giallorossi che nel 2025 sono i migliori in Europa per risultati ottenuti nel proprio campionato nazionale. 26 punti conquistati in 10 partite, meglio di colossi del calibro di Liverpool, Bayern Monaco e PSG, che stanno dominando in patria, un qualcosa che ha sorprendentemente riacceso le speranze di qualificazione europea della Roma. Domenica però la mina vagante sarà l’aspetto psicologico: come reagirà la squadra dopo un’eliminazione dall’Europa League dolorosa nei tempi e nei modi? Se c’è un uomo in grado di trovare un’immediata reazione dai suoi quello è Ranieri, pronto a sfidare il suo passato, un Cagliari con una forte identità ed armi per far male.
Lo 0-0 di Cagliari l’inizio del calvario: quel presagio su Dovbyk…
La gara d’andata con i sardi non ci offre molti spunti a livello tattico, e il motivo è presto detto: quello 0-0 della prima giornata di campionato fu l’inizio del calvario, quella seconda parte di 2024 che i tifosi giallorossi vogliono cancellare dalla propria mente. Era la Roma di un De Rossi pronto a guadagnarsi la fiducia rinnovata in estate, e poi esonerato appena tre partite dopo, di un Dybala in bilico tra permanenza e Arabia, di desaparecidos titolari come Zalewski e Le Fée, e della prima volta di costosi acquisti come Soulé, che qualcosina di buono l’ha mostrarlo, e Dovbyk, ora nell’occhio del ciclone.
Il possente attaccante ucraino era stato accolto da campione, forte dei 36 milioni spesi dal club e dei 24 gol segnati col Girona, valevoli il titolo di Pichichi de LaLiga. Quella traversa colpita a Cagliari di testa, a pochi passi dalla porta, su pennellata di Dybala doveva evidentemente sapere di presagio di sventura per lui e per la Roma: 14 reti in 37 gare stagionali non sono un risultato da bocciatura secca, ma ciò che preoccupa è il fatto di vederlo avulso dal resto della squadra, oltre ad un atteggiamento indisponente e poco grintoso che a Bilbao è emerso in tutta la sua cruda verità.
All’Unipol Domus si candida per una maglia da titolare Shomurodov, altro ex di giornata insieme a Ranieri, un giocatore i cui limiti sono noti ma che gioca con la squadra e non molla di un centimetro, qualità che per questo finale di campionato servono forse di più di ciò che Dovbyk sta offrendo. Detto ciò, se la Roma è completamente diversa rispetto all’andata, il Cagliari è ancora sotto la guida di Nicola, un allenatore che ha però cambiato molto sia negli interpreti che nel modulo rispetto ad inizio anno.
Corsie esterne, imbucate e non solo: Cagliari squadra credibile
Basti pensare che rispetto all’11 titolare di quella prima giornata, solo quattro calciatori rossoblù possono essere considerati ancora prime scelte del proprio allenatore, e trattasi di Zappa, Augello, Luperto (uno dei 5 giocatori di movimento che non ha perso un minuto in Serie A quest’anno) e Piccoli. Partiamo però col dire che la vera novità è una difesa a 4 che Nicola ha ormai abbracciato rispetto a quella a 3 con la quale era partito, con Zappa (out per infortunio con la Roma), Mina, Luperto e uno tra Augello e Obert sempre in campo dal 1′. Centrocampo a 2 di pura sostanza, con Mokoumbou, Adopo e Deiola a darsi il cambio.
Qui subito una chiave tattica importante del Cagliari, quella voglia di cercare la verticalità, sugli esterni o su Piccoli, senza passare dalla mediana, alla quale vengono chiesti più compiti di copertura che di impostazione. Il primo tempo col Genoa rende evidente tale assunto, prima con Obert che viene dentro il campo e trova il corridoio per la punta, poi con un rilancio lungo che Piccoli lavora bene, prima di mandare in porta Viola per il vantaggio. Non è un caso che stia trovando meno spazio Marin, giocatore estremamente tecnico che però non serve a Nicola.
Roma che dovrà stare dunque attenta ad imbucate e corsie esterne, spesso sfruttate per andare al cross per rapaci d’area come Piccoli e Pavoletti (7 gol su 28 di testa per i sardi), ma oltre all’aspetto tattico preme sottolineare una cosa: da inizio anno il Cagliari è una squadra credibile, che ha ben in mente il proprio obiettivo e fa cose semplici ma giuste per ottenerlo. Aspettiamoci dunque un gruppo che lotta, pronto a far giocare male l’avversario per uscire con punti, merito di un Nicola che sa come ci si salva.
La consacrazione di Piccoli, ma è emergenza Cagliari in attacco
Per il match di domenica pomeriggio, i dubbi maggiori circa l’avversario dei giallorossi riguardano l’attacco. Probabile che venga proposto un 4-4-2 piuttosto guardingo, con Viola a supporto di Piccoli e fasce presidiate da Augello e Felici, visto che Zortea verrà arretrato a terzino al posto dell”infortunato Zappa, Luvumbo è indisponibile e Coman recupererà al massimo per la panchina. Un’opzione ancora più difensiva vedrebbe il passaggio al 3-5-2 con esterni in aiuto a livello difensivo ed un centrocampo ancora più folto, ma una delle poche certezze sarà la punta centrale.
Potrebbe realmente essere la stagione della consacrazione di Roberto Piccoli, un attaccante che non ha fatto male da nessuna parte ma senza mai prendersi la scena. 8 gol e 4 assist nelle 31 partite disputate fin qui, e nell’ultimo periodo si è preso la squadra sulle spalle, impegnandosi in quel lavoro sporco che il popolo giallorosso attende da Dovbyk da tempo immemore. Non prediligendo possesso palla e azioni ragionate, il Cagliari si affida spesso a lui sia sul corpo che in profondità, un’arma che la Roma dovrà trovare il modo di disinnescare.
Palla dietro la linea e marcature lievi: la Roma può far male
Delle doti della squadra sarda abbiamo parlato, ma punti deboli da sfruttare per la Roma ce ne sono. Luperto e Mina sono una coppia di centrali di assoluto valore per la lotta salvezza, e cercare gli attaccanti con palle alte o sul corpo dalla difesa sarà da evitare, in uno scontro fisico in cui è difficile avere la meglio. Diverso il discorso con palla dietro alla linea dei difensori, posto che la corsa all’indietro non è di certo la loro dote migliore, e il gol subito nell’ultimo turno contro il Genoa insegna.
Quella stessa rete, unita alla seconda incassata a Bologna la giornata prima, pone sotto la lente d’ingrandimento un altro aspetto, ovvero quello di marcatore piuttosto lievi: entrambi i gol mostrano una palla rasoterra messa al centro da esterno ad esterno, con i terzini rossoblù sempre in ritardo. Lo stesso discorso si può fare per quanto riguarda cross e palle inattive, con il Cagliari che, seppur disponga di centimetri, ha rischiato di dover raccogliere il pallone in fondo al sacco tanto contro i felsinei quanto con il Grifone.
Come detto al principio però, l’aspetto psicologico, dopo il ko di Bilbao, sarà cruciale per la buona riuscita del match di domenica, laddove i giallorossi sono evidentemente più forti e davanti al pubblico dell’Olimpico. Resta solo il campionato, e tale giornata può aprire un nuovo scenario per la Roma: Bologna e Lazio, rispettivamente 6ª e 5ª a +4 e +5, sono opposte l’una all’altra, mentre la Juventus, 4ª a +6, è chiamata alla difficile trasferta di Firenze. Domenica sera la banda di Ranieri potrebbe realmente ritrovarsi a sognare una qualificazione Champions insperata fino a poco tempo fa.