Il 18 settembre Ivan Juric sbarcava nella Capitale per diventare il neo tecnico della Roma, subentrando dopo sole quattro giornate di campionato a Daniele De Rossi, fresco di rinnovo di contratto per i successivi tre anni. Una scelta che tutt’oggi appare decisamente confusionaria quella della società, che ha scaricato un allenatore che aveva fortemente voluto senza dargli il tempo di lavorare sul materiale a disposizione, con un calciomercato estivo appena terminato e che aveva cambiato molto la rosa.
Dopo aver allenato squadre sicuramente inferiori a livello tecnico e con obiettivi diversi, Juric si è trovato di fronte alla grande occasione della carriera, potendo allenare una formazione che ambisce a tornare in Champions League. Ne conseguono pressioni e necessità di ottenere risultati fin da subito, soprattutto in una piazza che fin da subito ha espresso tutto il suo dissenso per la decisione di esonerare De Rossi e, a distanza di un mese, continua nella sua personale battaglia contro la società.
Le difficoltà con l’ambiente
Proprio la situazione ambientale è stata fin dai primi giorni una delle questioni con cui Juric si è dovuto scontrare. La contestazione dei tifosi, in particolare della Curva Sud, è stata da sempre evidente e, se all’inizio ha preso di mira società e giocatori, dopo alcune prestazioni non all’altezza, anche il neo tecnico ha cominciato a trovarsi nell’occhio del ciclone. Scelte tattiche e dichiarazioni discutibili in qualche conferenza stampa, come il continuare a sostenere che la Roma stia migliorando partita dopo partita, hanno infatti iniziato a far storcere il naso a molti.
Appare però altrettanto chiaro che lavorare in un ambiente così difficile non sia per nulla facile per il tecnico croato, che si è trovato già dalle prime partite a non poter contare sul pieno sostegno dell’Olimpico. La dimostrazione è stata proprio la prima partita sulla panchina giallorossa, conclusa con una bella vittoria per 3-0 sull’Udinese, ma con uno sciopero del tifo da parte della curva per i primi trenta minuti. Il non sostenere la squadra, il fischiare a ripetizione un giocatore o addirittura non entrare allo stadio per l’inizio delle partite, si è poi ripetuto anche in seguito, alimentando le difficoltà di una Roma che avrebbe bisogno della vicinanza del proprio tifo.
Oltre a cercare di dare una svolta a questa stagione, Juric si è così trovato a dover fare i conti anche con queste problematiche, che dovranno essere risolte per tornare ad essere competitivi. Riportare dalla propria parte i tifosi, tenendo a bada questa continua contestazione, sarà quindi necessario, ma l’obiettivo potrà essere raggiunto solamente con un cambio di passo a livello di prestazione e di risultati per risalire la china in campionato e centrare la qualificazione diretta in Europa League, dando seguito alla vittoria, con una Roma non di certo spettacolare, contro la Dinamo Kiev.
Risultati altalenanti
Proprio i risultati da qui alle prossime partite saranno una delle condizioni determinanti per capire se il lavoro di Juric potrà cominciare a dare i proprio frutti. A detta della società infatti, è stata la loro mancanza a portare all’esonero di De Rossi, anche se appare piuttosto scontato che questa non sia stata l’unica discriminante nella decisione dei Friedkin. Fino a questo momento il rendimento della Roma è stato decisamente altalenante anche con l’ex Torino, la cui squadra aveva pienamente convinto solamente nell’esordio contro l’Udinese.
Da quel match ci si poteva attendere una crescita continua, che a detta di Juric ci sarebbe sul piano tattico e tecnico, mentre a mancare sarebbe una mentalità vincente, che non porterebbe a concretizzare quei punti che i giallorossi meriterebbero. Per quanto anche questo fattore sia senza ombra di dubbio da tenere in considerazione, i risultati a lungo andare sono lo specchio di ciò che dice il campo, che in questo momento non da ragione al tecnico e alla Roma. Per una squadra che punta a piazzarsi nelle prime quattro, tre vittorie, due pareggi e due sconfitte – tenendo conto anche dell’Europa League – non possono infatti bastare.
Ancor di più se ci si ferma ad analizzare quelle che sono state le prestazioni dei capitolini che, Udinese a parte, non sono mai riusciti a convincere veramente. Buone impressioni ci sono state nel primo tempo con Athletic Bilbao ed Inter, con qualche spezzone interessante anche contro Monza e la stessa Dinamo Kiev. Venezia ed Elfsborg hanno messo in luce tutte le problematiche della formazione di Juric, spesso prevedibile e lenta nella manovra, con un possesso palla sterile e errori grossolani, senza riuscire a sfruttare la qualità offensiva a disposizione.
I problemi offensivi e la gestione di alcuni giocatori
I soli dieci gol realizzati fino a questo momento, di cui cinque firmati da Dovbyk, sono lo specchio di come la Roma non sia incisiva nell’ultimo terzo di campo. Così come accaduto già nella precedente esperienza al Torino, uno dei talloni d’Achille di Juric resta la fase offensiva e la creazione di occasioni. Con giocatori a disposizione come Dovbyk, Dybala, Pellegrini, Soulé, Baldanzi è infatti lecito attendersi ben altri numeri, con il tecnico che deve trovare al più presto una soluzione per mettere nelle condizioni i suoi uomini di maggior qualità di rendere al meglio delle loro possibilità.
Gli stessi giocatori non sono esenti da colpe, ma il Dybala visto contro l’Inter è uno spreco alle sue doti, che lo pongono come stella polare di questa Roma e di cui non si può fare a meno in fase offensiva, soprattutto visti i problemi fisici che già ne limitano spesso l’utilizzo. Permettere alla Joya di svariare sulla trequarti offensiva lasciandolo libero di cercarsi la posizione rappresenterebbe sicuramente un primo passo per aumentare la pericolosità della squadra, innescando un attaccante in grado di essere letale come Dovbyk.
Ciò che poi deve essere imputato a Juric è una gestione quantomeno particolare di alcuni giocatori. A saltare all’occhio è sicuramente il caso Hummels, rimasto in panchina anche contro la Dinamo Kiev, quando sembrava finalmente arrivato il momento dell’esordio. L’enorme esperienza del tedesco può diventare un fattore nelle difficoltà, ma non prima di avere il giusto ritmo partita, impossibile da trovare senza disputare nemmeno un minuto. Discorso simile vale per Hermoso, che ha trovato più spazio ma non si è imposto da titolare come si poteva pensare, ritrovandosi spesso in panchina in favore di Angelino, spostato da padrone della fascia a braccetto, in un ruolo non propriamente suo.
Uno sguardo al futuro
Questa Roma ha potenzialità, è una squadra che se ben messa in campo può provare a dire la sua per il raggiungimento dell’Europa che conta, magari anche sperando in qualche flop delle altre big. Urge però un repentino cambio di rotta che porti a recuperare il terreno perso, fino a quando la forbice non comincerà ad essere troppo aperta. I risultati e le dinamiche di questo primo mese da allenatore giallorosso dimostrano che Juric non ha ancora il pieno controllo della situazione e, nonostante ci dica di sentire la piena fiducia della società, se non vuole evitare che la più grande, fino a questo momento, chance della sua carriera vada in frantumi, ha bisogno di risultati, ed anche in fretta.