Quasi un caso di stato questo Inter-Roma, con il rispetto per il cordoglio e le onoranze funebri a Papa Francesco a scontrarsi con il bisogno di giocare subito tale sfida, sia per tutelare la veridicità del campionato che per permettere ai nerazzurri di riposarsi, in vista della semifinale d’andata di Champions contro il Barcellona. Dopo ipotesi, istanze e cambi d’idea, il verdetto ha decretato il randez-vous alle 15:00 di domenica a San Siro, per un match che, neanche a dirlo, risulta fondamentale per entrambe le formazioni.
La Roma deve rompere gli indugi, uscire da quella comfort zone che le ha finora permesso di essere perfetta con le “piccole” grazie al minimo sforzo, non sufficiente però per ottenere il bottino pieno con le grandi del campionato. Pareggini opachi come quelli contro Juventus e Lazio non bastano più, per un obiettivo Champions League ancora possibile (3 punti dal Bologna 4°) ma profondamente legato ai necessari exploit contro le big, a cominciare dall’Inter a San Siro.
Anche perché quella che si presenta davanti ai giallorossi è una squadra sicuramente rodata, con meccanismi perfettamente oliati dai quasi 4 anni sotto la guida di Inzaghi, ma con delle difficoltà. I due ko consecutivi contro Bologna e Milan hanno permesso al Napoli l’aggancio in vetta in Serie A ed il tramonto del primo obiettivo stagionali, una Coppa Italia che spezza il sogno Triplete; un qualcosa che psicologicamente avrà un peso. Mercoledì inoltre la trasferta a Barcellona per la semifinale d’andata di Champions League, un pallino per la maggior parte dei giocator dell’Inter, che bramano la coppa dalle grandi orecchie. I punti di forza ci sono, ma la Roma deve sfruttare stanchezza e assenze dei nerazzurri.
All’andata Inter cinica contro Juric, ma la filosofia è la stessa
Qualcosina circa il match d’andata si può dire, più sull’avversario che sui giallorossi. Quella del 20 ottobre 2024 era infatti la Roma di Juric, una squadra reduce dalla sconfitta di Elfsborg e dal pareggio di Monza, che schierava ancora Angelino braccetto di sinistra e la Coppia Celik-Zalewski sugli esterni. L’Inter però, seppur non nella sua partita più brillante, mise in campo tutta la sua filosofia targata Inzaghi: centrocampo abile nel palleggio che mise molto in difficoltà Koné e Cristante, ampiezza sugli esterni marchio di fabbrica della squadra, e la profondità data da Thuram ad allungare la difesa giallorossa e a dare spazio tra le linee a Lautaro.
Nerazzurri che la risolvono all’inizio della ripresa proprio con il capitano argentino, sfruttando un doppio errore di Zalewski, ora nelle vesti di avversario dei capitolini, e di Celik (0-1 finale), ma alla vigilia del match di ritorno le cose stanno diversamente: Dumfries e Dimarco, tra le migliori coppie di esterni in Europa, sono il primo ancora ai box ed il secondo nel peggior stato di forma da inizio anno, due uomini chiave dell’andata come Bastoni e Mkhitaryan sono squalificati, e l’assenza di Thuram, recuperato solo per la panchina, pesa come un macigno per Inzaghi e condiziona anche le prestazioni di Lautaro.
Sommer regista aggiunto, l’Inter non butta via la palla
Certo non si può prescindere dalla caratura di una squadra che ha l’esperienza necessaria per uscire da questo momento difficile, oltre ad un sistema di gioco collaudato dopo anni di Inzaghi: in fase di costruzione dal basso, Sommer è di fatto un regista aggiunto, un portiere al quale si chiede di iniziare l’azione con coraggio e senza buttare via la palla, soprattutto in caso di pressing alto sui difensori nerazzurri. Emblematico in tal senso è il gol di Frattesi all’Allianz Arena contro il Bayer Monaco, con lo svizzero che, con clama glaciale, trova Barella e conseguente sviluppo veloce, fino alla porta dei bavaresi.
Fondamentale per l’Inter il lavoro di Calhanoglu, spesso basso, quasi accanto ad Acerbi, per iniziare la prima azione e permettere ai braccetti di allargarsi e supportare l’attacco, in una posizione che mette spesso in difficoltà gli avversari. La conseguenza è una maggior spinta anche dei quinti, proiettati in avanti a tenere sempre impegnati i terzini di turno, tanto per andare al cross quanto per chiudere in area sul secondo palo. Dimarco e Dumfries sono l’emblema di tale gioco, ma anche a Darmian e Zalewski viene chiesto da Inzaghi lo stesso tipo di lavoro.
Davanti è sicuramente un’Inter con e senza Thuram: l’attacco della profondità è una tassa con il francese, senza invece troviamo più staticità con Taremi, Arnautovic e Correa, cosa che potrebbe favorire una Roma molto brava a difendere ultimamente contro attacchi di peso (8 reti subite nelle ultime 15 di campionato). Chiaramente attenzionato capitan Lautaro, che senza il suo partner di fiducia però risulta più in difficoltà. In fase di non possesso Inter che cerca sempre un pressing abbastanza alto ma ragionato, con i giallorossi che avranno dunque bisogno di un Dovbyk in palla per scavalcare la linea di centrocampo e andare sulle sponde.
Lautaro e Calhanoglu i fari, meglio Shomurodov con Acerbi?
Dal sistema di gioco, fatto di dominio e verticalità, ai singoli, perché al netto delle assenze e di una rosa meno lunga di quanto si è sempre voluto far credere, l’Inter dispone di giocatori in grado di risolvere la singola partita quando e come vogliono. La spina dorsale nerazzurra è identificabile in Acerbi, Calhanoglu e Lautaro Martinez, e partiamo proprio da quest’ultimo: 6 assist e 21 gol in 45 gare stagionali (8 in 11 in Champions League), nonché giocatore che, nella doppia sfida contro il Bayern Monaco e non solo, si sta dimostrando leader tecnico e carismatico. Tra numeri personali e ancora due trofei in ballo, El Toro culla ancora il sogno Pallone d’Oro.
Che dire poi di Calhanoglu: non ce ne voglia Asllani, ma l’Inter senza di lui gira 3/4 marce più basso, e chi dovrà limitarlo della Roma nel match di domenica sarà un tema. Abbassandosi spesso quasi sulla linea di difesa, facile che debba essere compito di uno dei due trequartisti, lasciando Koné e Cristante ad occuparsi di Barella e Frattesi (sostituirà lo squalificato Mkhitaryan). Occhio ovviamente ai calci di rigore: 48 centri su 54 in carriera e un unico errore in maglia nerazzurra sui 23 calciati, proprio in questa stagione nel match d’andata a San Siro contro il Napoli.
Come detto poi, in difesa c’è un Francesco Acerbi meglio di un buon vino, sempre più affidabile man mano che l’età avanza. Una considerazione però viste le ultime uscite con l’Inter: il 37enne non è praticamente mai andato in difficoltà con centravanti fisici di ruolo, con neanche i vari Haaland e Kane in grado di liberarsi dalla sua morsa, mentre qualcosa scricchiola con attaccanti mobili e dinamici, come ovvio che sia carta d’identità alla mano: Che possa essere più congeniale Shomurodov rispetto a Dovbyk?
Stanchezza Inter nei numeri: il calo nei secondi tempi è evidente
Tanti altri i temi si intrecciano in questo Inter-Roma, dal dualismo tra i re dei clean sheet della Serie A Svilar e Sommer (13 a 12), ad un Dimarco primo nella classifica di big chance create (14), fino ai destini incrociati di Pellegrini e Frattesi, che potrebbero vestire la casacca opposta nella prossima stagione, e ad un Soulé chiamato a fare il Dybala a San Siro. Ancora prima delle questioni tattiche, Ranieri dovrà mettere in campo una squadra più coraggiosa di quella vista nella ultime partite, che giochi non per amministrare la situazione, in cerca di un colpo di fortuna, ma con il coraggio di osare per ottenere una vittoria fondamentale in chiave Champions.
Abbiamo parlato di una stanchezza dell’Inter che si evince anche dai numeri: dei 32 gol subiti (quarta miglior difesa proprio insieme ai giallorossi, dietro a Napoli, Atalanta e Juventus) ben 20 sono arrivati nei secondi tempi, di cui 2 nei minuti di recupero. Oltre ai dati, le ultime due uscite contro Bologna e Milan hanno mostrato una banda di Inzaghi col giusto piglio ad inizio gara, tant’è che le occasioni per segnare non sono mancate, ma calante alla distanza, soprattutto verso dei finali di partita che risentono di assenza di ricambio e spossatezza accumulata.
Un qualcosa che la Roma dovrà tenere a mente, visto che dal punto di vista fisico la squadra di Ranieri non ha dato l’impressione di stare male (da un mese prepara una sola partita a settimana). Proprio in quest’ottica si inserisce il tanto vituperato coraggio di cui parliamo, quella voglia, quando l’avversario sentirà il peso dei tanti impegni sostenuti, di non accontentarsi e di aggredirlo per andare a vincere, consapevoli si giocare contro il miglior attacco della Serie A (72 gol) e contro un’Inter mai doma.