Il calcio in Italia non è solo uno sport, ma molto di più. È passione, sentimento, vita. Ed ecco dunque che chiunque vorrebbe sedersi al posto del Commissario Tecnico di turno per prendere le decisioni che riguardano il nostro calcio. Oggi il calcio italiano è diviso in due: da una parte c’è una nazionale maschile che continua la sua caduta libera, iniziata dopo la vittoria del Mondiale 2006. Da allora, tranne una breve parentesi nel biennio 2020-21 con la vittoria dell’Europeo, l’Italia ha vissuto solo delusioni.
Dall’altro lato troviamo un movimento in ascesa: quello della nazionale femminile che, passo dopo passo e vittoria dopo vittoria, si è conquistata la stima e il rispetto di gran parte dell’opinione pubblica italiana. Un gruppo di ragazze che non vuole smettere di sognare e che intende dimostrare alle giovani generazioni che si può giocare a calcio anche se si è donne. La semifinale dell’Europeo conquistata ieri è stata l’ennesima favola di questo gruppo magico, allenato dal CT Andrea Soncin.
La nazionale maschile e il lento declino: dal mondiale 2006 alle eliminazioni ai gironi e al rischio mancata qualificazione ai mondiali
Il Mondiale 2006 conquistato in Germania è stato il punto più alto della storia recente dell’Italia calcistica. Era impensabile che il calcio italiano, scosso dallo scandalo Calciopoli, potesse arrivare fino al tetto del mondo. Era un periodo diverso, con gli Azzurri che potevano schierare alcuni dei giocatori più forti in circolazione. Oggi l’Italia non può più vantare calciatori del calibro di Totti, Del Piero, Cannavaro, Gattuso e Pirlo. Il nostro calcio fatica a produrre nuovi talenti, e questo si riflette direttamente sul rendimento della nazionale. Le eliminazioni ai Mondiali in Sudafrica, dove ci presentavamo da campioni in carica, e in Brasile avevano già acceso qualche campanello d’allarme. Il punto più basso è stato toccato con le mancate qualificazioni ai Mondiali in Russia e Qatar del 2018 e del 2022.
Solo la vittoria dell’Europeo 2021 aveva riacceso la passione dei tifosi, convinti che il peggio fosse alle spalle. Ma oggi ci troviamo di nuovo in una situazione critica. Le qualificazioni al prossimo Mondiale stanno mostrando il reale valore della squadra. Il cambio di allenatore, da Spalletti a Gattuso, ha evidenziato ancora una volta la mancanza di una programmazione da parte dei vertici federali. Non si concede il tempo necessario a un tecnico per trasmettere la propria visione di gioco a un gruppo che ha bisogno di stabilità e continuità.
Il rischio di una terza mancata qualificazione è concreto. Il pericolo spareggi è più vivo che mai, e Gattuso dovrà fare di tutto per ricompattare un gruppo che, al momento, non è ancora una vera squadra. Il tempo è poco, ma sarà fondamentale fare il possibile per qualificarsi e permettere ai tifosi azzurri di tornare a sognare quelle notti magiche che hanno fatto grande il nostro calcio.
La nazionale femminile e la nascita di un movimento sempre più in ascesa
Dall’altro lato della FIGC c’è un movimento in forte crescita: quello della nazionale femminile. Il gruppo guidato prima dalla CT Milena Bertolini e ora da Andrea Soncin ha acquisito sempre più rilevanza nel panorama nazionale. Dal 2019, anno in cui le Azzurre raggiunsero i quarti di finale del Mondiale venendo eliminate dall’Olanda, l’attenzione verso questa squadra è andata aumentando.
Nel 2021 e nel 2023, le eliminazioni agli Europei e ai Mondiali nella fase a gironi avevano rallentato l’entusiasmo, ma ieri si è scritta una nuova pagina della storia del calcio femminile italiano. Le ragazze di Soncin, grazie alla vittoria per 2-1 contro la Norvegia e alla doppietta di Girelli, hanno raggiunto per la prima volta dopo 28 anni la semifinale dell’Europeo. È il culmine di un percorso costruito con pazienza, programmazione e attenzione ai valori, senza bruciare le tappe.
La differenza rispetto al calcio maschile è evidente nelle parole pronunciate ieri da Cristiana Girelli ai microfoni Rai: “È una felicità che vogliamo condividere perché sappiamo quanto sia importante portare a casa i risultati in Italia, soprattutto per le nuove generazioni. Lo facciamo sicuramente per la nostra gloria, ma c’è un significato molto più profondo: in Italia si può giocare a calcio, e possono farlo anche le donne.”
Oggi, nel calcio maschile, non si cerca più di far crescere tecnicamente un giocatore: si punta al talento pronto per vincere subito nei piccoli campionati. Eppure, dovremmo tornare a quando il calcio si viveva per strada, con gli amici. Non esistevano tattiche o schemi, solo il desiderio di giocare e divertirsi. Solo tornando come prima il calcio italiano potrà tornare a generare talenti e far rivivere le emozioni che i tifosi meritano.