La Roma si prepara a un finale di stagione intenso, con molti scontri diretti in programma per la corsa Champions. Intanto, la dirigenza starebbe pensando a Gasperini come nuovo allenatore per la prossima stagione. Il Corriere dello Sport ha provato ad ipotizzare quali giocatori della rosa attuale sarebbe funzionali al gioco del tecnico piemontese.
Caso Dybala
L’idea di un matrimonio tra il calcio intenso di Gasperini e il talento fragile di Paulo Dybala fa sorgere dubbi legittimi, ma non necessariamente fondati. Gasperini ha dimostrato di saper valorizzare talenti puri, a patto che siano inseriti in un contesto collettivo ben organizzato. Se gestito con attenzione e protetto dai compagni, la Joya troverebbe spazio anche nel calcio ad alta intensità di Gasp.
Addio Pellegrini?
La situazione di Pellegrini è più complessa, non tanto per questioni tecniche quanto per quelle contrattuali: in scadenza nel 2026, potrebbe lasciare la Roma in estate indipendentemente da chi sarà in panchina. Tuttavia, Gasperini ama le mezzali con i piedi buoni, e il capitano, quando in forma, ha tutto per ritagliarsi un ruolo importante in quel contesto.
Gli interpreti per la difesa a tre
La difesa a tre, ormai un marchio di fabbrica della Roma da sei anni, sarebbe confermata, ma i principi cambierebbero radicalmente. Gasperini chiede aggressività , pressione alta e un approccio uomo su uomo che Juric aveva provato a reintrodurre a Trigoria. Un’idea che ha sperimentato con successo a Bergamo è quella del centrale difensivo d’assalto, che accompagna l’azione offensiva fino all’area avversaria: un ruolo che sembra cucito su misura per Mancini.
A centrocampo, profili giovani come Koné e Pisilli sembrano perfetti per assorbire le idee di Gasperini, mentre Paredes rischierebbe di trovarsi fuori contesto, anche perché il suo richiamo al Boca Juniors è sempre più forte.
Sugli esterni, Saelemaekers sarebbe un interprete ideale per il gioco del mister, mentre in attacco Gasperini potrebbe lavorare sul talento di Soulé, ancora un po’ troppo individualista ma con margini di crescita enormi. E poi c’è la questione Dovbyk: se c’è una cosa che il tecnico sa fare, è far segnare i suoi centravanti.