Sono accuse decisamente pesanti quelle che Allan Saint-Maximin ha mosso nei confronti del Fenerbahce, con il quale ha militato nell’ultima stagione dopo il prestito dell’Al-Ahli, non vivendo una stagione positiva anche per il rapporto mai sbocciato anche con Mourinho. Il classe ’97 ha infatti rivelato di come il club turco avrebbe provato a doparlo, a cui ha fatto seguito la replica della società, che ha promesso azione legali.
L’attacco di Saint-Maximin
In un’intervista sul canale dello youtuber Zack Nani, Saint-Maximin ha così attaccato il Fenerbahce: “Il motivo per cui il Fenerbahce non è riuscito a diventare campione è che il club era circondato da fattori estranei al calcio. A un certo punto hanno persino cercato di doparmi. La gente non sa queste cose. Non puoi parlarne apertamente perché ti minacciano. Se lo fai, ti dicono ‘ti faremo questo e quello’. A volte ti ritrovi coinvolto in questioni che vanno oltre il calcio”.
Le accuse del giocatore francese non si sono però fermate qui e sono proseguite anche con un post pubblicato sul proprio profilo X: “Vedo che le cose stanno andando in tutte le direzioni su Twitter, quindi chiarirò quello che ho detto: stavo parlando di queste persone del club che sono pronte a tutto. Nel mio caso, quando ero malato, mi è stato praticamente somministrato un trattamento considerato doping, non so perché questo team di medici abbia fatto una cosa del genere”.
La replica del Fenerbahce
Non è tardata ad arrivare la risposta del Fenerbahce, che ha diramato questo comunicato ufficiale: “Abbiamo seguito con sgomento le recenti dichiarazioni rilasciata da Allan Saint-Maximin, che ha giocato per il nostro club durante la stagione 2024/25, su una piattaforma social. Distorcendo i fatti relativi alle cure mediche ricevute a seguito di un problema di salute, il giocatore ha tentato di fuorviare il pubblico e danneggiare la reputazione del nostro club. Come Fenerbahce Sports Club, informiamo il pubblico che eserciteremo tutti i nostri diritti legali contro queste dichiarazioni fuorvianti e qualsiasi tentativo di minare la nostra reputazione istituzionale”.