Un intervento bello e genuino quello di Gianluca Mancini a “Fontana di Trevi”, la trasmissione di Cronache di Spogliatoio, dove ha parlato di questa Roma a due facce tra prima parte di stagione e 2025. La prima regola? Non chiamarlo capitano: “Sono il vice-capitano, il capitano è Lorenzo! Da quel derby ad oggi ci credevamo poco. Noi sapevamo quello che stavamo facendo dall’inizio con Ranieri. Con il lavoro a la tranquillità che ha portato ci siamo resi conto che potevamo riprendere quel gruppone là davanti”.
In campionato però le cose non sono sempre andate bene, e sembrava che le coppe potessero essere l’unica carta salvastagione: ” Tenevamo alle coppe avendo fatto minimo semifinale negli ultimi 5 anni, peccato non sia andata bene. Faceva male vederci in basso in campionato. L’impegno negli allenamenti anche quando le cose andavano male c’era ed eravamo sicuri che tutto si sarebbe sistemato. Nello spogliatoio ragioniamo partita per partita, vedere la Roma in quelle posizioni faceva male. In coppa abbiamo dato il massimo ma una decisione arbitrale ha cambiato l’esito”.
Impossibile poi non concentrarsi su Ranieri, artefice dell’impresa fin qui: “Appena aperta la porta dello spogliatoio ha trasmesso un senso di rilassamento, vivevamo male la cosa dei risultati, poi ci ha spiegato come lavorava. A novembre ci ha detto che i cavalli buoni si vedono alla fine. Non ci conosceva ma aveva visto qualche partita e questo ci ha caricati. Credeva in noi”. E sul futuro del tecnico? “Tema particolare, ma il mister è sempre stato chiaro con noi e con i giornalisti. È una figura importante per noi e per la Roma, e lo sarà anche in un’altra veste. Saprà guidarci e darci consigli. La reputo una scelta importante anche per il futuro”.
I tifosi, Dovbyk e la Champions League
La chiacchierata prosegue, arrivando al tema tifosi giallorossi, che ormai lo vedono come leader della squadra: “L’amore dei tifosi l’ho sentito fin da subito, anche il primo anno quando giocavo a centrocampo per emergenza. Vado pazzo per questi tifosi, in campo a volte mi trasformo perché l’adrenalina va oltre, ma nell’ultimo periodo con De Rossi e Ranieri ci ho lavorato. Sono più tranquillo nelle reazioni. Il tifoso è orgoglioso di me, ma non sono solo io il beniamino. Ti fanno sentire quest’amore fin da subito”.
Chiosa poi su Dovbyk e frase provvidenziale in quel di Lecce per portare a casa la partita: “Artem è un ragazzo d’oro. Sappiamo quello che sta vivendo la sua famiglia e lo condiziona, poi in campo bisogna essere bravi a dimenticare. Lo sprono perché è un armadio a quattro ante, quando ci faccio i contrasti in allenamento ho paura. Sabato l’ho caricato a fine primo tempo e gli ho detto ‘O fai gol o prendi giallo per una spallata’, e il gol nasce così. Baschirotto è pure grosso. Ci ha messo la cattiveria agonistica”.
Ora tutti uniti con il buon Claudio per l’obiettivo Champions League: “Abbiamo fatto tre campionati diversi, anche se a De Rossi non è stato dato tempo. Anche con Ranieri non abbiamo iniziato benissimo, ma sentivamo che c’era un’aria diversa. Ora il calendario è brutto ma lo era anche prima, non è facile vincere in nessun campo. Vincere a Parma o a Lecce non è più semplice che battere una big. Ora affronteremo squadre che hanno gli stessi punti, inutile girarci attorno, siamo tutte lì. Pensiamo partita dopo partita. Sono gare belle che giochiamo con grande carica. Ti devi preparare al meglio e pensare prima alla Juventus e poi alla Lazio. Ogni domenica i punti fanno la differenza”.