Serie A, rotta su Perth: il futuro è già altrove

La proposta di giocare Milan-Como in Australia non è solo una novità. È un segnale. Ed è forte.

Emanuele De Scisciolo
Emanuele De Scisciolo - Direttore Responsabile
4 min di lettura

C’è una data sul calendario che rischia di cambiare per sempre il volto del calcio italiano: 7 febbraio 2025. E c’è una partita, Milan-Como, che potrebbe diventare la prima di sempre in Serie A a disputarsi fuori dai confini nazionali. Non una tournée, non un’amichevole, ma una giornata di campionato ufficiale, valida per la 24ª del prossimo campionato. La destinazione? Perth, Australia.

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Sì, davvero. Nessuna provocazione, nessuna boutade estiva. La Lega Serie A ci sta lavorando sul serio, e adesso il progetto è sul tavolo della FIFA. Serve solo l’ultimo via libera.

Il calcio globalizzato? No, il calcio esportato

Da anni sentiamo parlare di internazionalizzazione del brand, di espansione, di visibilità oltreconfine. Ma questa volta non si tratta di una trovata da marketing o di un simpatico esperimento. È una svolta sistemica. Portare una partita di Serie A dall’altra parte del mondo, a 14.000 chilometri da San Siro, significa ufficializzare un cambiamento: la Serie A non è più solo degli italiani.

È – o vuole diventare – una merce globale. E per certi versi è giusto così. Ma è anche il momento di fermarsi e riflettere: a chi parla oggi il calcio italiano? E a chi vuole parlare domani?

Il pretesto: Milano-Cortina

La giustificazione ufficiale è di quelle solide. Il 6 febbraio, il Meazza sarà sede della cerimonia d’apertura delle Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026. Nessuna possibilità logistica, dicono, per garantire a Milan-Como una collocazione degna. E allora ecco la soluzione: non spostarla in un altro stadio, ma in un altro continente. Un ragionamento da superlega spinta, più che da Serie A tradizionale. Ma non è più tempo di tradizioni.

La frase del presidente della Lega, Ezio Simonelli, è chiara: “Vogliamo essere i primi in Europa a farlo.” Ecco il vero motore della proposta. Non solo la necessità, ma l’ambizione. Per una volta, non rincorrere la Premier o la Liga, ma sorpassarle, almeno simbolicamente. Certo, serviranno autorizzazioni, accordi con la federazione australiana, controlli di fuso orario, trasmissioni, e – non ultimo – il consenso dei tifosi. Ma il messaggio è già partito, forte e chiaro: la Serie A vuole cambiare pelle. E identità.

C’è qualcosa di affascinante, sì. Un Milan-Como immerso nella luce australiana, giocato in pieno giorno mentre in Italia è notte fonda, racconta un calcio nuovo. Ma attenzione a non perdere per strada la sua anima. Perché se il calcio italiano rinuncia al suo territorio, ai suoi tifosi e ai suoi campi, cosa gli resta?

Un’operazione come questa ha senso solo se è l’inizio di qualcosa, non un episodio isolato. Serve una visione. Serve rispetto. E serve coraggio, sì, ma anche misura.

E la Roma?

La Roma non c’entra nulla, oggi. Ma domani? Potrebbe toccare anche a noi. Magari un Roma-Inter giocato a New York, o un Roma-Bologna trasportato in Arabia. E allora conviene cominciare a pensarci: quanto siamo disposti a perdere per guadagnare visibilità? Per ora, ci limitiamo a osservare. Con curiosità, ma anche con una punta di malinconia. Perché il calcio che cambia fa parte del gioco, ma il gioco non dovrebbe mai perdere la sua gente.

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Direttore Responsabile
Giornalista, fondatore e direttore responsabile di SoloLaRoma.it. Da sempre racconto la Roma con passione, rigore e uno sguardo critico ma costruttivo. Credo in un’informazione indipendente, fatta da chi vive la squadra giorno per giorno, e dedicata a chi della Roma ha fatto una fede.
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