Mentre la capitale impazza per il toto allenatore (novità su Gasperini), Leandro Paredes si è reso protagonista della nuova puntata “L’ingegno eterno di Roma” della serie “Champions made in Italy” prodotta dalla Lega Serie A: “Ho sempre sognato di giocare a calcio, diventare un professionista, competere in nuovi posti. La Serie A era il campionato che seguivo di più da bambino, a quel tempo c’erano giocatori incredibili. Per me era un sogno poterci giocare, e aver disputato così tante partite in questo campionato è un privilegio e un onore”.
Focus che si sposta poi sulla squadra giallorossa: “La Roma è qualcosa di incredibile, fin dal primo giorno in cui sono arrivato mi hanno trattato nel miglior modo possibile. Il giorno in cui me ne sono andato anche la mia famiglia ha sofferto tantissimo. Per un calciatore è la cosa più importante conoscere l’ambiente in cui si trova, per poter essere professionista sotto ogni aspetto. La Roma è molto speciale per me, è stato il mio primo club in Europa, la squadra che mi ha aperto le porte a questo paese. In questa città sono nati due dei miei figli, mi piacerebbe viverci terminata la carriera”.
Anche sulla città solo belle parole: “Ci sono posti incredibili che sicuramente visiterò, me ne mancano ancora molti da scoprire. Anche giocare allo stadio Olimpico è un sogno, sono consapevole di ciò che rappresenta per tutta l’Italia. Penso che la cosa più bella di Roma sia che non ha perso la sua struttura originale, è qualcosa che mi piace molto. Ovviamente in latri luoghi si è cresciuti e modernizzati molti, ma per me questo è incredibile. Per poter godere di tutto questo, di ciò che è Roma nella sua essenza, è spettacolare”.
Dalla numero 16 al post carriera
Tanti altri temi sparsi affrontati da Paredes in questa chiacchierata: “Indossare la maglia numero 16 per me è un onore, un privilegio e una responsabilità enorme. Non mi sarei mai permesso di prendere quel numero senza il permesso di Daniele De Rossi perché un numero importantissimo, non solo per lui per tutta la Roma. Il giorno in cui terminerò la mia carriera, il ricordo che voglio lasciare in ogni club non riguarda solo i titoli o ciò che ho ottenuto, ma quello che mi è sempre importato di più è essere ricordato come una brava persona, un bravo professionista. Lasciare una buona immagine e portare in alto il mio cognome in ogni club è sempre stata la mia priorità”.