La sosta per le nazionali lascia il tempo a prime riflessioni sulla nuova Roma targata Ivan Juric. Il tecnico croato è subentrato al posto dell’esonerato Daniele De Rossi dopo il pareggio di Marassi per 1-1 contro il Genoa. Al debutto è arrivata una convincente vittoria per 3-0 all’Olimpico contro l’Udinese, seguito da un buon pareggio all’esordio in Europa League contro l’Athletic Bilbao, in cui la squadra aveva lanciato segnali incoraggianti dal punto di vista del gioco e delle motivazioni. Poi è arrivata la vittoria in rimonta contro il Venezia, partita in cui la Roma ha faticato non poco a rendersi pericolosa ed è riuscita a ribaltarla solo nel finale con un tiro deviato e un calcio d’angolo. In seguito, la formazione giallorossa è stata sconfitta in Europa League contro il modesto Elfsborg, mentre domenica scorsa è arrivato un deludente pareggio contro il Monza ultimo in classifica, match segnato dal mancato rigore assegnato per il pestone di Kyriakopoulos su Baldanzi.
Ci sono diversi aspetti da valutare per poter tracciare un primo bilancio di Juric sulla panchina della Roma. L’ex allenatore del Torino è subentrato in fretta e furia in una situazione non semplice. Il passaggio di testimone con De Rossi è stato, senza dubbio, uno dei momenti più delicati della recente storia del club. L’esonero di De Rossi, amato da tifosi e giocatori per il suo legame profondo con la squadra e confermato con un contratto triennale pochi mesi fa, ha creato un clima di scetticismo e frustrazione. Juric, arrivato con la pesante etichetta di “intruso” agli occhi di molti, si è trovato a combattere contro un’atmosfera di malcontento che ha avvolto il suo operato fin dal primo giorno. Il problema principale non è tanto legato alle competenze tattiche di Juric, quanto al fatto che la squadra e l’ambiente non abbiano ancora completamente metabolizzato l’addio di De Rossi. In questo contesto, è emerso chiaramente come alcuni giocatori chiave non abbiano mostrato grande entusiasmo per l’arrivo di Juric. Tuttavia, Juric ha cercato di gestire la situazione con intelligenza, cercando di capire il delicato equilibrio emotivo del gruppo. Questo è un compito non facile, specialmente in un club con alte aspettative come la Roma, dove ogni mossa viene analizzata e giudicata con attenzione.
Sicuramente, l’aspetto ambientale non è l’unico dei problemi in questo avvio di stagione. Durante la sosta la Roma dovrà comunque lavorare dal punto di vista del gioco. Già prendere in mano una rosa costruita per giocare con la difesa a 4 e ripassare alla difesa a 3 rappresenta un primo ostacolo. Inoltre, Juric non è conosciuto per il suo calcio offensivo: il Torino è stato il quart’ultimo attacco della scorsa Serie A con 36 reti, davanti solo a Lecce, Salernitana ed Empoli e il problema non potrà essere risolto solamente a gennaio con l’arrivo di un vice Dovbyk. La Roma ha segnato solo 1 gol nelle due gare di Europa League e appena 8 nelle prime 7 gare di campionato, risultando il 13° attacco. Bisogna risalire addirittura alla stagione 2001/2002 per trovare un dato peggiore, quando furono 6 nello stesso numero di giornate. La Roma crea tanto ma segna poco, e questo emerge dai numeri. In sette gare di Serie A ha effettuato 118 tiri (più di tutti in campionato) centrando la porta 34 volte e segnando solo in 8 occasioni. In sostanza, la Roma impiega mediamente 14,75 tiri per segnare. Non il massimo. Juric dovrà migliorare questo fondamentale, indispensabile per gli obiettivi prefissati.
Questa sosta dovrà servire a Juric per sciogliere i nodi della sua squadra e cercare di risolvere i diversi problemi evidenziati in questi primi due mesi turbolenti di stagione. In primis, il tecnico croato dovrà lavorare sull’inserimento dei volti nuovi nell’undici titolare. Tra gli undici nuovi arrivi estivi, solo Dovbyk è riuscito a conquistare un posto fisso dal primo minuto. Manu Koné è stato tra i migliori in campo contro il Monza ed è destinato a diventare un elemento imprescindibile nella rosa, mentre una svolta deve arrivare sicuramente da Matias Soulé. Inoltre, Juric aspetta gli infortunati per poter sfruttare l’intera rosa tra le tre competizioni e avere energie fresche per il suo gioco aggressivo. Il ritorno di Le Fée, che è tornato regolarmente ad allenarsi dopo l’infortunio al ginocchio, può aiutarlo nelle scelte in mezzo al campo. Più giocatori, ma anche più qualità in campo, ciò che serve alla Roma per poter risolvere i problemi nell’ultimo quarto di campo.
Adesso, per la Roma è il momento di ripartire e guardare avanti, con sette partite in soli 20 giorni, una media di un match ogni tre giorni, prima della sosta di novembre. Al momento, il bilancio in Europa League è negativo con un solo punto in due partite e sarà vietato commettere passi falsi nella prossima partita contro la Dinamo Kiev. In campionato, nonostante i due punti persi contro l’ultima in classifica, i giallorossi distano appena 3 punti dalla zona Champions League, obiettivo prefissato dalla società all’inizio dell’annata. Roma-Inter alla ripresa del campionato sarà già un grande banco di prova, lo stesso che ebbe proprio De Rossi. Quella Roma uscì sconfitta, ma lascio l’impressione che la squadra potesse giocarsela a viso aperto contro le big. Un aiuto dovrà arrivare anche dagli arbitri: la Roma ha perso già cinque punti per strada a causa di tre potenziali rigori non concessi contro Empoli, Genoa e Monza, che avrebbero catapultato i giallorossi al secondo posto in solitaria. I prossimi 30 giorni saranno fondamentali per scoprire dove potrà arrivare la squadra di Juric.