Scorie di Bilbao, reazione col Cagliari: Roma con 10 finali per la Champions

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Lorenzo Zucchiatti
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Rensch e Cristante, Athletic-Roma

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Raramente si respirava attorno alla Roma una fiducia così marcata alla vigilia del match di ritorno di Europa League contro l’Athletic, di gran lunga superiore rispetto ad altre occasioni negli anni passati. Eppure l’avversario era di livello, il San Mames si è rivelato degno della nomea di stadio bollente, e forse qualcuno si è scordato che tipo di stagione è stata quella giallorossa fino a poco più di due mesetti fa. Perché si sa nel calcio, e forse nella capitale ancora di più, entusiasmo e sconforto si alternano in un ping pong frenetico e difficilmente gestibile, dai tifosi come dalla squadra.

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E proprio in questo dovrà essere bravo Ranieri: eliminare in fretta dalla testa dei giocatori le scorie di Bilbao, per un ko doloroso per modi e tempi con cui è maturato. Questo perché, al netto di un’eliminazione da quell’Europa League diventata primo obiettivo col tempo, la stagione della Roma non è finita qui, e questo grazie all’incredibile rimonta in campionato concretizzata da giocatori e allenatore. Il Cagliari la prima di 10 tappe per chiudere la stagione con la qualificazione alla prossima Champions League e dimenticare l’Athletic.

Follia Hummels, l’addio è scontato

Certo, superare la delusione del San Mames non è un qualcosa che si fa a cuor leggero, non solo come detto per l’eliminazione in se, ma soprattutto per non aver avuto la possibilità di giocare ad armi pari. Sulla decisione di Turpin e VAR di espellere Hummels saremo brevi, e ci dispiace contraddire il buon Ranieri circa la sua sicurezza che fosse rosso diretto, ma tra distanza dalla porta, possibilità di Mancini di recuperare e direzione del pallone data da Sannadi, i criteri per il DOGSO non erano rispettati.

Ciò che però ha fatto male ed ha lasciato basiti è stato vedere il calciatore più esperto e navigato dei 22 in campo commettere una doppia follia nel giro di pochi secondi, prima col passaggio orizzontale intercettato e poi con l’intervento falloso disperato ai danni di un giocatore non velocissimo, che poteva essere recuperato o fermato da Svilar e che, anche se avesse segnato, avrebbe portato il discorso qualificazione in parità con tutta una partita da giocare senza l’uomo in meno.

La gara invece è di fatto morta al minuti 11, e volendo ormai prenderla in modo ironico vo chiediamo: c’è qualcuno che avrebbe mai immaginato, qualche settimana fa, di rimpiangere Celik vedendo giocare Hummels? Se già i dubbi circa la sua permanenza a Roma erano tanti, tale episodio sa di punto di non ritorno per il tedesco, un giocatore che Ranieri aveva provato a rilanciare, anche con un iniziale successo, salvo poi cominciare ad escluderlo a ripetizione. In estate sarà addio.

Dovbyk irritante, quale futuro per lui?

Se per il centrale tedesco questo è lo scenario, incerto è anche il futuro di Artem Dovbyk. Se finora il giudizio sull’ucraino era in un certo senso sospeso o vicino ad un 6-, la partita di Bilbao ha messo in mostra un giocatore irritante e inutile per la squadra. Al netto delle difficoltà di rimanere in 10, da parte sua zero lotta, grinta, falli guadagnati, attacco alla profondità; il nulla più totale per cercare di dare respiro ai suoi insomma.

L’atteggiamento è stato ciò che ha dato più fastidio, ma anche l’apporto in zona gol preoccupa: sì le 14 reti in 37 gare, ma solo 2 nelle ultime 11 partite giocate dalla Roma, e il suo aiuto in Europa, con soli 2 gol di cui uno su rigore, è stato pressoché nullo. L’ombra di Lucca, giocatore che piace a Ranieri e Ghisolfi, aleggia sopra la sua testa, ma resta il fatto che Dovbyk è un capitale dei giallorossi, che meno di un anno fa hanno speso 36 milioni per prenderlo. Venderlo subito vorrebbe dire minusvalenza certa, in un periodo in cui il club deve anche fare i conti con le restrizioni del settlement aggreement.

Obiettivo Champions, il Cagliari primo ostacolo

E in effetti l’uscita prematura dall’Europa League risulta essere un notevole danno economico per il club, colmabile solo centrando la qualificazione alla prossima Champions League, chiaramente attraverso il campionato. La situazione è questa: dall’ultimo ko la Roma ha recuperato 13 punti alla Fiorentina, 10 alla Lazio, 7 a Milan e Juventus e 5 al Bologna, per una classifica che la vede a -4 dai felsinei, -5 dai biancocelesti e -6 dalla Vecchia Signora. Uno scenario che legittima a sognare, e se prendiamo come riferimento un’Atalanta arrivata 4ª con 69 punti lo scorso anno, ne basterebbero “solo” 23 sui 30 rimasti a disposizione.

Il calendario è tosto, visto che dopo il Lecce i giallorossi avranno quasi solo scontri al vertice, ma costituisce allo stesso tempo un’opportunità per fare punti e toglierne alle altre. 10 finali dunque, da vivere con entusiasmo e da preparare senza impegni infrasettimanali, a cominciare da un Cagliari più che mai credibile, una squadra dalla forte identità che fa cose semplici ma funzionali all’obiettivo salvezza, com’è nell’indole del suo condottiero Nicola. Roma che però non può permettersi passi falsi, a maggior ragione considerando lo scontro tra Bologna e Lazio ed una Juventus impegnata a Firenze, per quella Champions League passata da sogno ad obiettivo concreto.

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Diplomato al liceo classico e laureato in Giurisprudenza, con una tesi in Diritto Sportivo sui contratti di sponsorizzazione, ho messo in stand-by la "carriera" da giurista per fare della mia passione, lo sport in generale ed il calcio nello specifico, una professione. Scrivere e, ancor di più, parlare di pallone è per me il sale della vita, qualcosa che potrei fare per ore senza annoiarmi. Il mio obiettivo è informare ed ispirare, attraverso racconti ed analisi approfondite, coloro che ogni giorno si interessano alle dinamiche dello sport. Tra le mie esperienze figura anche un Master in gestione ed amministrazione delle aziende sportive.
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