Le parole di Claudio Ranieri hanno messo a nudo una realtà difficile da digerire per i tifosi giallorossi, che spesso preferiscono ignorare certe verità, anche quando vengono spiegate con chiarezza. Il tecnico non ha fatto giri di parole: la Roma ha speso male una montagna di soldi. Un “billion” – ovvero quasi un miliardo di euro – ha detto Ranieri, riferendosi agli investimenti dei Friedkin, prima per acquisire il club e poi per coprire le pesanti perdite generate da una gestione dai costi sproporzionati rispetto ai ricavi.
I vincoli del FFP
Non è una questione di volontà degli azionisti, ma di regole. Il Fair Play Finanziario impone due vincoli per ottenere le licenze internazionali: perdite inferiori a 60 milioni nel triennio (la Roma è nettamente fuori da questo parametro, avendo accumulato 183 milioni di perdite in due anni) e squad cost ratio sotto l’80% dei ricavi (su questo fronte il club è rientrato nei limiti ma non può permettersi sforamenti).
Il settlement agreement sottoscritto con la UEFA impone il rispetto di queste regole fino al 2026. Eventuali violazioni potrebbero portare a sanzioni gravissime, fino all’esclusione dalle competizioni europee.
Le vie d’uscita
La presenza di un azionista ricco, come i Friedkin, non basta per rilanciare la Roma, perché le regole vietano finanziamenti diretti massicci. L’unica strada è l’espansione dei ricavi, che consenta al club di sostenere costi più elevati per stipendi e acquisizioni. Lo stadio di proprietà rappresenta un tassello fondamentale di questa strategia. Per questo serve una proprietà solida, capace di sostenere investimenti importanti e avere una visione a lungo termine.
I tifosi hanno tutto il diritto di essere arrabbiati o di invocare un cambio di proprietà. Tuttavia, è fondamentale ricordare che i Friedkin hanno ereditato una situazione fuori controllo e stanno cercando di riportare il club su binari sostenibili. Come ha detto Ranieri: “Roma non è stata fatta in una notte“.