Il 6 agosto 2020 segnava una svolta epocale nella storia della Roma. La famiglia Friedkin prendeva ufficialmente il controllo del club, con un obiettivo dichiarato fin da subito: riportare i giallorossi stabilmente in Champions League. Cinque anni dopo, la fotografia è a due volti. Da un lato, i risultati europei hanno regalato emozioni e trofei: una Conference League alzata al cielo e una finale di Europa League persa tra mille rimpianti. Dall’altro, però, la mancata qualificazione alla Champions continua a pesare, non solo sul piano sportivo, ma anche su quello finanziario.
Le scelte, gli errori e la voglia di rilancio
Nel mezzo, una gestione che ha alternato intuizioni brillanti e scelte tecniche discutibili, con due progetti triennali – prima con José Mourinho, poi con Daniele De Rossi – interrotti prima della scadenza. Oggi, però, la sensazione è che qualcosa sia cambiato.
La Roma riparte con una nuova triade tecnica e dirigenziale: Gian Piero Gasperini in panchina, Ricky Massara come direttore sportivo, e Claudio Ranieri nel ruolo di garante silenzioso. Tre figure esperte, credibili, che hanno l’obiettivo di riportare il club su una strada sostenibile e vincente. Un segnale chiaro, accompagnato dal progetto stadio, che prosegue a tappe forzate e rappresenta una delle chiavi per il futuro economico e identitario del club.
I numeri della gestione Friedkin: l’analisi
Nelle scorse ore, La Gazzetta dello Sport ha pubblicato un’analisi sul valore d’impresa dei venti club di Serie A, prendendo in considerazione l’investimento dei soci, i debiti, e la liquidità. Il dato più clamoroso riguarda proprio la Roma: nessun club ha speso più dei Friedkin in questi cinque anni.
Il totale investito sfiora i 958 milioni di euro, tra aumenti di capitale e coperture economiche. Ma l’enterprise value del club – cioè il valore complessivo dell’azienda al netto dei debiti – è fermo a 665 milioni. L’equity value, cioè ciò che realmente “vale” la Roma sul mercato, si aggira sui 530 milioni.
Tradotto: la proprietà americana ha investito quasi il doppio del valore attuale del club. Una perdita virtuale che pesa, e che potrà essere compensata solo in due modi: con l’accesso alla Champions League e con la realizzazione del nuovo stadio. Due obiettivi che si rincorrono da anni e che oggi non sono più rinviabili.
Un bilancio da riequilibrare, un’identità da ritrovare
L’analisi economica si intreccia inevitabilmente con quella sportiva. Perché i milioni spesi non hanno ancora generato il salto di qualità sperato. E se da una parte la Roma ha migliorato la sua reputazione europea, dall’altra la stabilità finanziaria resta un miraggio.
Il nuovo ciclo che si apre con Gasperini dovrà conciliare ambizione e sostenibilità, valorizzando ciò che c’è, scegliendo bene ciò che manca, e costruendo una squadra che possa garantire risultati e plusvalenze. Una Roma da Champions, insomma. Non solo per il campo, ma anche per il bilancio.