La sconfitta della Roma contro il Verona al Bentegodi ha inflitto un duro colpo alle speranze di ripresa e consolidamento dei giallorossi in campionato, ribadendo la fragilità e l’inconsistenza che la squadra di Ivan Juric ha mostrato in questa stagione. Questo risultato riporta i capitolini all’undicesimo posto, a nove punti dal quarto posto e dalla tanto desiderata qualificazione in Champions League. Ad oggi, è difficile trovare note positive a cui aggrapparsi per il futuro.
Il dato sul possesso palla
La Roma, soprattutto lontana dallo stadio Olimpico, sta facendo un’enorme fatica e difensivamente soffre più del dovuto. I giallorossi hanno subito ben 8 gol nelle ultime due trasferte contro Fiorentina e Verona, nonostante abbia tenuto, in entrambe le partite, oltre il 60% del possesso palla. Questo significa che le avversarie sono state in grado di segnare 8 reti alla retroguardia di Juric pur avendo il pallone tra i piedi soltanto per il 35-40% del tempo.
Un dato impietoso, che testimonia le fragilità della Roma in fase di non possesso palla e anche delle difficoltà dei giocatori nell’assimilare i concetti calcistici di Juric. La squadra soffre tremendamente le ripartenze, una dinamica che le squadre avversarie sfruttano consapevolmente lasciando il possesso ai giallorossi per poi colpire in maniera letale.
Roma senza identità
Il risultato al Bentegodi ha portato alla luce la mancanza di carattere della squadra. Al momento, la Roma si trova più vicina alla zona retrocessione che alla zona Champions League, dopo aver incassato tre gol dalla peggior difesa del campionato, che era reduce da una striscia di tre sconfitte consecutive, e venendo ancora una volta penalizzata da una decisione arbitrale. Tra giocatori, allenatore e “dirigenza”, non c’è nessuno che si è battuto per il bene dei colori giallorossi.
Il gesto più eclatante è arrivato dal match analyst Salzarulo, che a fine primo tempo ha mostrato sul suo portatile, prima al quarto uomo Marchetti e poi all’arbitro Marcenaro, la gomitata di Magnani sul volto di N’Dicka. Questo atto, di chiara ispirazione “mourinhana,” gli è costato l’espulsione, ma rappresenta anche un simbolo della disperazione che permea l’ambiente giallorosso e l’identità persa nell’ultimo periodo.