Il tema del futuro allenatore della Roma resta tra i più chiacchierati nella Capitale, con i giallorossi che dovranno trovare colui che sostituirà Ranieri al termine della stagione. A parlare di questa scelta così delicata è stato Ettore Viola, figlio dell’ex presidente giallorosso Dino Viola, intervenuto ai microfoni di Centro Suono Sport.
Queste le sue parole: “Ci vorrebbe un allenatore carismatico, tipo Liedholm. Uno capace di fare quel che vuole lui. E sinceramente, al momento, ne vedo pochi. Io vorrei comunque un tecnico di prima fascia, a cui lasciare spazio per creare un progetto. E vorrei che venisse sistemata l’organizzazione societaria, con dirigenti capaci di cercare giocatori seguendo la volontà dell’allenatore e di non buttare via soldi”.
Viola: “Ai tempi di mio padre la Roma aveva più fascino”
Viola ha poi parlato di suo padre: “Conosceva tutto il calcio, essendoci sempre stato dentro, ancor prima di diventare presidente. Era un uomo molto concreto e deciso. Niente chiacchiere o pettegolezzi, nessuna incertezza. E poi è sempre stato molto corretto. Tra gli allenatori di oggi avrebbe scelto Fabregas, per lo stile di gioco, la scelta dei giocatori più funzionali, il rapporto con i tifosi. Scelta alla Eriksson? ll paragone ci può stare. Fabregas è anche giovane, penso che abbiamo più o meno la stessa età che aveva Eriksson quando arrivò a Roma”.
Riguardo il fatto che prima fosse più semplice provare ad ingaggiare i grandi allenatori visto il maggior fascino che aveva la Roma: “Assolutamente si. Mio padre riuscì a costruire in pochi anni una bella squadra e vincente, scegliendo bravi allenatori e giocatori forti e funzionali al gioco che si voleva fare. Inoltre, era in grado di avere un rapporto leale e sincero con tutti”.
Viola ha così concluso: “Peso della volontà popolare sulle scelte? Molto poco. Per esempio, mio padre voleva Giordano e Manfredonia, riuscì a prendere solo Manfredonia, che ad un certo gruppo di tifosi non piaceva. A lui piaceva provare a vincere ed era consapevole del fatto che lasciarsi influenzare da giornalisti e tifosi poteva essere controproducente. Basti ricordare che tutti, a Roma, alla riapertura delle frontiere ai calciatori stranieri nel 1980, volevano Zico e Viola prese Falcao. Direi che, visti i risultati, ha avuto ragione”.